L'Inail si smarca su Di Mare. Sergio: "Riceverà quanto chiede". Il legale del giornalista: "Spetta alla Rai risarcire il danno"
L'inviato Rai, colpito da un mesotelioma, aveva denunciato di essere stato abbandonato dalla Rai e di non aver mai ricevuto risposta per la sua richiesta di riconoscimento della malattia professionale

"Franco Di Mare riceverà a brevissimo quanto richiesto negli anni passati. Confermo che non ero informato fino ai resoconti stampa di lunedì mattina dello stato di salute del collega e delle Sue reiterate richieste. Gli sono vicino umanamente". Così l'amministratore delegato Rai, Roberto Sergio, su Facebook.
La risposta dell'Inail
La pratica di malattia professionale per Franco Di Mare, "non è "bloccata dall'Inail", come riferito in alcuni articoli: l'Istituto all'inizio di dicembre non ha potuto fare altro che prendere atto che si trattava di "persona non tutelata" ai sensi della normativa Inpgi". E' quanto scrive l'Inail in una nota spiegando che "le malattie dei professionisti dell'informazione titolari di un rapporto di lavoro subordinato sono tutelate solo dall'inizio del 2024, dopo la fine del periodo transitorio di passaggio dalla tutela dell'Inpgi a quella dell'Istituto". Ovvero dal momento dell'assorbimento dell'Istituto nazionale dei giornalisti nell'Inps.
"Per questo motivo - sostiene l'Istituto degli infortuni sul lavoro - l'Inail non è legittimato ad accertare il nesso causale tra la professione svolta dal giornalista e la patologia che ha contratto né a rilasciare una certificazione che attesti o meno questa correlazione", spiega ancora l'istituto.
Le accuse di Di Mare alla Rai
Franco Di Mare è stato colpito da un mesotelioma originato dall'inalazione di polvere di amianto che l'inviato della Rai sostiene di aver contratto durante il suo lavoro di inviato speciale all'estero, in particolare in zone di guerra come per esempio la Bosnia. Di Mare durante la trasmissione di Fazio sul Nove, Che tempo che fa, aveva detto di essere stato abbandonato dalla Rai che non rispondeva alla sua richiesta di elencare i luoghi dove era stato inviato per lavoro e che, in conseguenza di ciò, la sua pratica per il riconoscimento della malattia professionale era stata bloccata. La tv di Stato da parte sua, intervenuta sulla questione, ha detto di non essere al corrente della malattia del suo ex inviato e ex direttore del Tg3.
La nota dell'Inail
"L'Istituto è venuto a conoscenza del caso alla fine dello scorso mese di ottobre, durante il periodo transitorio di passaggio dalla tutela dell'Inpgi, l'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, a quella dell'Inail. Come stabilito dalla legge di bilancio 2022, fino al 31 dicembre 2023 l'assicurazione contro gli infortuni dei giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica ha continuato a essere gestita secondo le regole previste dalla normativa vigente presso l'Inpgi alla data del 30 giugno 2022, che non prevede la tutela dalle malattie professionali. Dal primo gennaio 2024, invece, i giornalisti dipendenti sono tutelati dall'assicurazione obbligatoria Inail sia contro gli infortuni sul lavoro sia contro le malattie professionali manifestatesi a partire dalla stessa data. Per quanto riguarda nello specifico Franco Di Mare l'Istituto all'inizio di dicembre non ha potuto fare altro che prendere atto che si trattava di "persona non tutelata" ai sensi della normativa Inpgi".
Una ricostruzione contestata dal legale di Di Mare
"All'Inail spetta fare gli accertamenti sull'esposizione all'amianto e li citerò in giudizio per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali relative alla malattia professionale e all'infortunio, ma è la Rai che deve risarcire il danno - spiega Bonanni -. Spetta all'azienda verificare quali sono i rischi per un proprio dipendente che viene inviato in zone di guerra, in presenza di fibre di amianto in grande quantità e di materiali radioattivi, e mettere in atto tutte le misure di protezione necessarie".
Poi sottolinea che la prima comunicazione sulla vicenda risale al 13 luglio 2021 e l'ultima al 19 marzo 2024. "Nessuno ha mai dato riscontro alle varie segnalazioni, formali e informali e alla richiesta di soluzione condivisa avanzate all'azienda - prosegue -. In Rai sapevano tutto e io confermo quello che ha detto Di Mare". "Se l'attuale dirigenza - conclude - ritiene di voler cambiare atteggiamento noi siamo disponibili all'interlocuzione purché questa, visto il lungo tempo ormai trascorsi dalla prima comunicazione, sia rapida, leale, trasparente e tempestiva".