Il Circo Barnum dei migranti a Milano: in gabbia per denunciare la diffidenza
Al Museo della Scienza e della Tecnologia fino al 22 ottobre va in scena la mostra Resonance II, ispirata al tema dell'uguaglianza e della diseguaglianza.
Immigrati dietro le sbarre. Chiusi come animali dentro un carrozzone da Circo Barnum ed esposti allo sguardo dei visitatori, di volta in volta stupito, disturbato, incuriosito, solidale. Succede a Milano, al Museo della Scienza e della Tecnologia, dove fino al 22 ottobre va in scena la mostra Resonance II, voluta e organizzata dal CCR, il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, la mostra è ispirata al tema dell'uguaglianza e della diseguaglianza, sotto le parole chiave "adattare, migliorare, avvicinare".
Ispirare la sezione centrale della mostra, "The Grand Scientific and Social Exibition" alle atmosfere del circo Barnum è una scelta precisa, che rimanda all'orrore grottesco dello zoo umano che raggruppava individui considerati pericolosi o fuori dalla norma. L'idea oggi è quella di rimuovere le gabbie mentali dell'incomprensione e del pregiudizio, mettendo a contatto le persone con il "diverso" e l' "altro da se". C'è Moussa, proveniente dalla Nuova Guinea, c'è Blessy, filippina, e c'è Cristina Abdel, egiziana copta. Tutti si lasciano osservare dalle persone al di là delle sbarre. La gente viene, guarda e si sente in imbarazzo. Poi, un po’ a fatica, comincia a parlare, a interloquire. I più spontanei sono i bambini, che rivolgono domande semplici e non si spiegano perchè altri esseri umani stiano rinchiusi come animali esotici dentro una gabbia. Ma c'è anche chi trascende e chiede "che siete venuti a fare"? Loro rispondono a tutte le domande, raccontano le loro storie, spiegano come vivono la loro identità di nuovi italiani. E mano a mano, le sbarre della diffidenza si sciolgono.
Intervistata dal Secolo d'Italia, Daniela Ghio, la demografa specializzata in migrazioni che ha ideato l'installazione insieme al regista Lorenzo Montanini, confessa che, all’inizio, leggendo la proposta non le era piaciuta "Non è stato facile veder ridotto l’argomento dei miei studi a un carrozzone con le sbarre. Poi ci siamo incontrati, e allora abbiamo cominciato a condividere il linguaggio e a scambiarci i ruoli". Alla fine, il progetto ha preso avvio, ed a giudicare dai riscontri, l'obbiettivo è stato centrato.