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[Le carte dell'inchiesta] Abusi, omissioni e ritardi: ecco le cause della tragedia dell'Hotel Rigopiano

La Procura di Pescara ha emesso un'ordinanza con 14 capi d'imputazione e 23 avvisi a comparire. Dentro ci sono tutti: dai sindaci al prefetto, dai funzionari della Regione Abruzzo a quelli della Provincia

Paola Pintusdi Paola Pintus   
[Le carte dell'inchiesta] Abusi, omissioni e ritardi: ecco le cause della tragedia dell'Hotel Rigopiano

La tragedia dell'hotel Rigopiano, spazzato via da una valanga il 18 gennaio 2017 , poteva essere evitata. Le responsabilità e le ommissioni sono gravi e diffuse, e riguardano, insieme ai proprietari dell'albergo ai piedi del Gran Sasso, dirigenti regionali e provinciali, responsabili della Protezione Civile, sindaci, tecnici ed esponenti della prefettura. Sarebbe bastato, ad esempio, che i funzionari regionali preposti all'attuazione della delibera della Giunta Regionale  170/2014, istitutiva del "catasto delle valanghe" nella Regione Abruzzo , che dava mandato alla Protezione Civile per la realizzazione della "Carta di localizzazione del pericolo di valanga" (CLPV), si fossero effettivamente attivati per la realizzazione della suddetta Carta. Invece "Non si attivavano in alcun modo, nemmeno predisponendo apposite, doverose, richieste dei necessari fondi da stanziare nel bilancio regionale". Tant'è che nel preventivo finanziario  relativo all'intero Dipartimento della Protezione Civile negli anni che vanno dal 2014 al 2017 venivano allocate risorse pari a un milione e 400.000 euro per ciascuna annualità, (eccezion fatta per il 2014 in cui vennero addirittura stanziati 100 mila euro in meno, ndr), quando solo la cifra necessaria alla redazione della Carta era quasi di pari importo. "Dopo i fatti, il nuovo dirigente dell'Ufficio Prevenzione Rischi Belmaggio individuava la somma di 1.300.000 euro per completare la CLPV su tutto il territorio regionale, poi stanziata il 6 febbraio 2017". La Carta di Localizzazione del rischio valanghe avrebbe potuto evitare la tragedia? Secondo la Procura di Pescara si. Ma è tutta una catena di lacune e violazioni ad aver portato, un anno fa, alla morte di 29 persone ed al grave ferimento di altre 9. Per questo il Procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto procuratore Andrea Papalia hanno firmato il 22 novermbre un'ordinanza contenente 23 avvisi di garanzia e ben 14 capi d'accusa, in cui sono elencate dettagliatamente tutte le imputazioni a carico degli indagati. Si va dalla negligenza ed imperizia nell'esercizio del ruolo ai comportamenti  ommissivi che sfociano nel concorso in omicidio colposo, fino ad arrivare al falso ideologico in atto pubblico e all'abuso d'ufficio continuato. 

C'è per esempio l'atteggiamento "inerte e omissivo" dei sindaci succedutisi al comune di Farindola negli anni che vanno dal 2004 al 2017: Gian Caterino Massimiliano, Antonio de Vico e l'ultimo, Ilario Lacchetta, primo cittadino dal maggio 2014 all'epoca dei fatti. Nessuno di loro ha dato seguito all'adozione del nuovo Piano regolatore Comunale, che "Laddove emanato avrebbe di necessità individuato nella località di Rigopiano in Comune di Farindola un sito esposto a forte pericolo di valanghe", come testimoniavano diversi documenti ufficiali fra cui la relazione del geologo Angelo Iezzi risalente al lontano 2001 e acquisita dal consulente, Marcello Romanelli incaricato sin dal 96 della stesura del PRG mai approvato. Scriveva Iezzi di aver rilevato, sul versante montuoso  prospiciente  l 'Hotel  Rigopiano  una situazione che necessitava "definizione della  pericolosità  da valanghe,  attraverso  studi di ampio  raggio  che consentano,  per le infrastrutture previste in special modo nel caso  di vie di comunicazione,  la scelta di un certo tipo di tracciato   e/o eventuali  presidi a difese delle stesse o, addirittura,  la rinuncia al tracciato  stesso .. " . Gli faceva eco, due anni più tardi, lo studio di due guide alpine acquisito dalla Commissione valanghe del Comune a seguito di un sopraluogo sul Monte San Vito adiacente al Monte Siella, nel quale si riferisce di "una condizione di pericolo forte in quanto il manto nevoso è debolmente consolidato e che il distacco di valanghe è probabile già con debole sovraccarico".

Vi è poi il verbale dell'ultima riunione della Commissione valanghe in data 24.02.2005 ove si decideva di mantenere lo sgombero della neve della strada provinciale sino alla località Rigopiano Zona Campeggio, disponendo per una adeguata segnaletica per la chiusura del tratto successivo, "a causa della segnalazione eli pericolo 4 forte del Corpo Forestale dello Stato".

Nonostante tutto questo però, l'ufficio tecnico Comunale diretto da Enrico Colangeli emetteva, nel 2008,  un "Piano d'emergenza comunale", nel quale era del tutto assente la trattazione e valutazione del rischio valanghe e del rischio neve/ghiaccio sull'intero  territorio di  Farindola. "Così  si determinavano  le condizioni   per cui  conseguiva il rilascio dei permessi di costruire del Comune di Farindola   nr. 19\2006,  13\2007,25\2007, 15/2008  e 8/2016 (nell'arco temporale  dal 13.4.2006 al 9.8.2016) con conseguente  edificazione dell'Hotel Rigopiano nelle sue nuove  articolazioni   rispetto a quello edificato   nel 1970; permessi   che in presenza  di un corretto nuovo PRG e di un parimenti corretto Piano di Emergenza comunale non sarebbe stato possibile rilasciare   con conseguente impossibilità  edificatoria". Ancora, una volta edificato il nuovo Hotel Rigopiano, se si fosse proceduto successivamente a redigere il nuovo PRG e ad aggiornare il Piano di Emergenza Comunale, la situazione pericolosa sarebbe stata segnalata al Sindaco e -ai sensi dell'articolo 1l comma 2 della legge regionale 47\1992- al Comitato Tecnico Regionale per lo studio della neve c valanghe (CO.RE.NE.VA.) . Di conseguenza, gli organi preposti avrebbero potuto predisporre "l'immediata sospensione di ogni  utilizzo,  in stagione  invernale, del suddetto  albergo,  almeno fino alla realizzazione  di idonei interventi di difesa anti valanghiva (es. ponti, reti ed ombrelli da neve in zona distacco,  deflettori  da vento  in  zona  distacco,  dighe  di deviazione  in zona  di scon·imento, dighe di contenimento a monte dei fabbricati  e della strada),  nonché   - in altemativa  o in aggiunta  alle  opere  difensive  -  un  valido  piano  di  bonifica  preventiva  degli  accumuli   nevosi mediante  procedure di distacco  controllato, ovvero  il divieto di utilizzo  nella stagione  invemale  della  struttura  alberghiera  o quantomeno,  in caso di  allerta  meteo  per eccesso di neve, la sospensione  dell'attività alberghiera con ordine di evacuazione dei presenti dalla struttura". 

Ma non basta: Enrico Colangeli è imputato, insieme all'imprenditore Marco del Rosso e al responsabile della Direzione Parchi, Territorio e Ambiente della Regione Abruzzo Antonio Sorgi, di falso ideologico in atto pubblico e abuso d'ufficio continuato, per aver rilasciato il permesso a costruire relativa al Centro Benessere e alle relative pertinenze in legno, "omettendo che si trattava di zona a conservazione integrale". Il Sindaco attivava così la Conferenza di Servizi e Sorgi rilasciava il nulla osta per la realizzazione del progetto attestandone-contrariamente al vero "la compatibilità col Piano paesistico Regionale". In questo modo i due perpetravano, insieme, la violazione delle principali leggi di tutela ambientale e procuravano un indebito vantaggio patrimoniale ai proprietari dell'albergo. Il falso ideologico è ravvisabile in quanto le autorizzazioni venivano rilasciate in assenza di idonei titoli abilitativi poichè i permessi a costruire, così come il nulla osta paesaggistico, erano inesistenti in quanto "frutto di collusione criminosa".

L'Ordinanza della Procura di Pescara arriva a coinvolgere anche il presidente della Provincia Antonio di Marco,insieme ai dirigenti alla viabilità Paolo d'Incecco, l'omologo referente per la Protezione civile Mauro Di Blasio, ed il comandante della polizia provinciale Giulio Honorati: "nessuno dei suddetti amministratori e funzionari adottava le condotte dovute, operando affinchè si divulgasse l'allarme, si attivasse la Sala Operativa di protezione civile comune di Provincia e Prefettura, si  operasse  la  doverosa  ricognizione  dei  mezzi  spazza-sgombra in dotazione  alla  provincia  e -constatando l'ìnoperatività dell'autocarro sgombra neve  Unimog tg CK 236- si provvedesse per tempo alla sua sostituzione  con analogo di  pari  o superiore capacità" ed ancora "si provvedesse  per la chiusura  al traffico  veicolare  del  tratto stradale  della  provinciale  nr 8 dal bivio Mirri e Rigopiano non potendosi assicurare la percorribilità per carenza di mezzi a disposizione  e   soprattutto  per il pericolo  valanghe".

L'ultimo invito a comparire è per il Prefetto di Pescara Francesco Provolo, in quanto "soltanto  all'esito  della  riunione  in  Prefettura  del  Comitato   per  l 'Ordine   Pubblico  c  Sicurezza allargato  ai  componenti   di  Protezione  Civile,  avente  per  oggetto  Emergenza  maltempo    che  si svolgeva  il giorno  18 gennaio 2017 dalle ore 10,00 il Prefetto  Francesco PROVOLO invitava gli operatori della Prefettura   a scendere nella sala della protezione civile determinando  non prima delle ore  12 di  detto  giorno  la reale  opcratività  del  Centro  Coordinamento  Soccorsi    in forza  della effettiva apertura della sala Operativa Provinciale prima non funzionante".

"Attivandosi  ormai  troppo  tardi,  solo  alle  ore  18:28 del giorno  18 gennaio  2017  nel chiedere  l'intervento di personale  e attrezzature  dell'Esercito Italiano   per lo sgombero  della neve nei paesi  montani  della  provincia  di  Pescara    e  poi  alle  18.28 di  quello  stesso  giorno    nel  far richiedere, tramite  mail del funzionario  Giancarlo  Verzella, su sollecitazione  della Dirigente De Cesaris, nr 3 turbine spazzaneve  alla sala operativa della Regione Abruzzo"...."determinavano  le condizioni  per cui la strada  provinciale  dall'Hotel  di  Rigopiano  al bivio  Mirri, lunga km  9,300 Km  fosse impercorribile  per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile  a tutti i presenti  in  detto  albergo  (ospiti  e  personale)  e di   allontanarsi  dallo  stesso,  tanto  più  in  quanto allarmati dalle scosse di terremoto della giornata del 18.01.2017."

 

 

Paola Pintusdi Paola Pintus   

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