[Le carte dell'inchiesta] Abusi, omissioni e ritardi: ecco le cause della tragedia dell'Hotel Rigopiano
La Procura di Pescara ha emesso un'ordinanza con 14 capi d'imputazione e 23 avvisi a comparire. Dentro ci sono tutti: dai sindaci al prefetto, dai funzionari della Regione Abruzzo a quelli della Provincia
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La tragedia dell'hotel Rigopiano, spazzato via da una valanga il 18 gennaio 2017 , poteva essere evitata. Le responsabilità e le ommissioni sono gravi e diffuse, e riguardano, insieme ai proprietari dell'albergo ai piedi del Gran Sasso, dirigenti regionali e provinciali, responsabili della Protezione Civile, sindaci, tecnici ed esponenti della prefettura. Sarebbe bastato, ad esempio, che i funzionari regionali preposti all'attuazione della delibera della Giunta Regionale 170/2014, istitutiva del "catasto delle valanghe" nella Regione Abruzzo , che dava mandato alla Protezione Civile per la realizzazione della "Carta di localizzazione del pericolo di valanga" (CLPV), si fossero effettivamente attivati per la realizzazione della suddetta Carta. Invece "Non si attivavano in alcun modo, nemmeno predisponendo apposite, doverose, richieste dei necessari fondi da stanziare nel bilancio regionale". Tant'è che nel preventivo finanziario relativo all'intero Dipartimento della Protezione Civile negli anni che vanno dal 2014 al 2017 venivano allocate risorse pari a un milione e 400.000 euro per ciascuna annualità, (eccezion fatta per il 2014 in cui vennero addirittura stanziati 100 mila euro in meno, ndr), quando solo la cifra necessaria alla redazione della Carta era quasi di pari importo. "Dopo i fatti, il nuovo dirigente dell'Ufficio Prevenzione Rischi Belmaggio individuava la somma di 1.300.000 euro per completare la CLPV su tutto il territorio regionale, poi stanziata il 6 febbraio 2017". La Carta di Localizzazione del rischio valanghe avrebbe potuto evitare la tragedia? Secondo la Procura di Pescara si. Ma è tutta una catena di lacune e violazioni ad aver portato, un anno fa, alla morte di 29 persone ed al grave ferimento di altre 9. Per questo il Procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto procuratore Andrea Papalia hanno firmato il 22 novermbre un'ordinanza contenente 23 avvisi di garanzia e ben 14 capi d'accusa, in cui sono elencate dettagliatamente tutte le imputazioni a carico degli indagati. Si va dalla negligenza ed imperizia nell'esercizio del ruolo ai comportamenti ommissivi che sfociano nel concorso in omicidio colposo, fino ad arrivare al falso ideologico in atto pubblico e all'abuso d'ufficio continuato.
C'è per esempio l'atteggiamento "inerte e omissivo" dei sindaci succedutisi al comune di Farindola negli anni che vanno dal 2004 al 2017: Gian Caterino Massimiliano, Antonio de Vico e l'ultimo, Ilario Lacchetta, primo cittadino dal maggio 2014 all'epoca dei fatti. Nessuno di loro ha dato seguito all'adozione del nuovo Piano regolatore Comunale, che "Laddove emanato avrebbe di necessità individuato nella località di Rigopiano in Comune di Farindola un sito esposto a forte pericolo di valanghe", come testimoniavano diversi documenti ufficiali fra cui la relazione del geologo Angelo Iezzi risalente al lontano 2001 e acquisita dal consulente, Marcello Romanelli incaricato sin dal 96 della stesura del PRG mai approvato. Scriveva Iezzi di aver rilevato, sul versante montuoso prospiciente l 'Hotel Rigopiano una situazione che necessitava "definizione della pericolosità da valanghe, attraverso studi di ampio raggio che consentano, per le infrastrutture previste in special modo nel caso di vie di comunicazione, la scelta di un certo tipo di tracciato e/o eventuali presidi a difese delle stesse o, addirittura, la rinuncia al tracciato stesso .. " . Gli faceva eco, due anni più tardi, lo studio di due guide alpine acquisito dalla Commissione valanghe del Comune a seguito di un sopraluogo sul Monte San Vito adiacente al Monte Siella, nel quale si riferisce di "una condizione di pericolo forte in quanto il manto nevoso è debolmente consolidato e che il distacco di valanghe è probabile già con debole sovraccarico".
Vi è poi il verbale dell'ultima riunione della Commissione valanghe in data 24.02.2005 ove si decideva di mantenere lo sgombero della neve della strada provinciale sino alla località Rigopiano Zona Campeggio, disponendo per una adeguata segnaletica per la chiusura del tratto successivo, "a causa della segnalazione eli pericolo 4 forte del Corpo Forestale dello Stato".
Nonostante tutto questo però, l'ufficio tecnico Comunale diretto da Enrico Colangeli emetteva, nel 2008, un "Piano d'emergenza comunale", nel quale era del tutto assente la trattazione e valutazione del rischio valanghe e del rischio neve/ghiaccio sull'intero territorio di Farindola. "Così si determinavano le condizioni per cui conseguiva il rilascio dei permessi di costruire del Comune di Farindola nr. 19\2006, 13\2007,25\2007, 15/2008 e 8/2016 (nell'arco temporale dal 13.4.2006 al 9.8.2016) con conseguente edificazione dell'Hotel Rigopiano nelle sue nuove articolazioni rispetto a quello edificato nel 1970; permessi che in presenza di un corretto nuovo PRG e di un parimenti corretto Piano di Emergenza comunale non sarebbe stato possibile rilasciare con conseguente impossibilità edificatoria". Ancora, una volta edificato il nuovo Hotel Rigopiano, se si fosse proceduto successivamente a redigere il nuovo PRG e ad aggiornare il Piano di Emergenza Comunale, la situazione pericolosa sarebbe stata segnalata al Sindaco e -ai sensi dell'articolo 1l comma 2 della legge regionale 47\1992- al Comitato Tecnico Regionale per lo studio della neve c valanghe (CO.RE.NE.VA.) . Di conseguenza, gli organi preposti avrebbero potuto predisporre "l'immediata sospensione di ogni utilizzo, in stagione invernale, del suddetto albergo, almeno fino alla realizzazione di idonei interventi di difesa anti valanghiva (es. ponti, reti ed ombrelli da neve in zona distacco, deflettori da vento in zona distacco, dighe di deviazione in zona di scon·imento, dighe di contenimento a monte dei fabbricati e della strada), nonché - in altemativa o in aggiunta alle opere difensive - un valido piano di bonifica preventiva degli accumuli nevosi mediante procedure di distacco controllato, ovvero il divieto di utilizzo nella stagione invemale della struttura alberghiera o quantomeno, in caso di allerta meteo per eccesso di neve, la sospensione dell'attività alberghiera con ordine di evacuazione dei presenti dalla struttura".
Ma non basta: Enrico Colangeli è imputato, insieme all'imprenditore Marco del Rosso e al responsabile della Direzione Parchi, Territorio e Ambiente della Regione Abruzzo Antonio Sorgi, di falso ideologico in atto pubblico e abuso d'ufficio continuato, per aver rilasciato il permesso a costruire relativa al Centro Benessere e alle relative pertinenze in legno, "omettendo che si trattava di zona a conservazione integrale". Il Sindaco attivava così la Conferenza di Servizi e Sorgi rilasciava il nulla osta per la realizzazione del progetto attestandone-contrariamente al vero "la compatibilità col Piano paesistico Regionale". In questo modo i due perpetravano, insieme, la violazione delle principali leggi di tutela ambientale e procuravano un indebito vantaggio patrimoniale ai proprietari dell'albergo. Il falso ideologico è ravvisabile in quanto le autorizzazioni venivano rilasciate in assenza di idonei titoli abilitativi poichè i permessi a costruire, così come il nulla osta paesaggistico, erano inesistenti in quanto "frutto di collusione criminosa".
L'Ordinanza della Procura di Pescara arriva a coinvolgere anche il presidente della Provincia Antonio di Marco,insieme ai dirigenti alla viabilità Paolo d'Incecco, l'omologo referente per la Protezione civile Mauro Di Blasio, ed il comandante della polizia provinciale Giulio Honorati: "nessuno dei suddetti amministratori e funzionari adottava le condotte dovute, operando affinchè si divulgasse l'allarme, si attivasse la Sala Operativa di protezione civile comune di Provincia e Prefettura, si operasse la doverosa ricognizione dei mezzi spazza-sgombra in dotazione alla provincia e -constatando l'ìnoperatività dell'autocarro sgombra neve Unimog tg CK 236- si provvedesse per tempo alla sua sostituzione con analogo di pari o superiore capacità" ed ancora "si provvedesse per la chiusura al traffico veicolare del tratto stradale della provinciale nr 8 dal bivio Mirri e Rigopiano non potendosi assicurare la percorribilità per carenza di mezzi a disposizione e soprattutto per il pericolo valanghe".
L'ultimo invito a comparire è per il Prefetto di Pescara Francesco Provolo, in quanto "soltanto all'esito della riunione in Prefettura del Comitato per l 'Ordine Pubblico c Sicurezza allargato ai componenti di Protezione Civile, avente per oggetto Emergenza maltempo che si svolgeva il giorno 18 gennaio 2017 dalle ore 10,00 il Prefetto Francesco PROVOLO invitava gli operatori della Prefettura a scendere nella sala della protezione civile determinando non prima delle ore 12 di detto giorno la reale opcratività del Centro Coordinamento Soccorsi in forza della effettiva apertura della sala Operativa Provinciale prima non funzionante".
"Attivandosi ormai troppo tardi, solo alle ore 18:28 del giorno 18 gennaio 2017 nel chiedere l'intervento di personale e attrezzature dell'Esercito Italiano per lo sgombero della neve nei paesi montani della provincia di Pescara e poi alle 18.28 di quello stesso giorno nel far richiedere, tramite mail del funzionario Giancarlo Verzella, su sollecitazione della Dirigente De Cesaris, nr 3 turbine spazzaneve alla sala operativa della Regione Abruzzo"...."determinavano le condizioni per cui la strada provinciale dall'Hotel di Rigopiano al bivio Mirri, lunga km 9,300 Km fosse impercorribile per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti in detto albergo (ospiti e personale) e di allontanarsi dallo stesso, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto della giornata del 18.01.2017."