Porto Canale Cagliari, dalla partnership Grendi-Barilla uno spiraglio di luce nel buio della crisi
Un progetto in fase di crescita, che vede la Sardegna al centro dello sviluppo della strategia commerciale dell'azienda e che potrebbe riservare nuove sorprese nei prossimi mesi.

C’è uno spiraglio di luce nella crisi nera del Porto Canale di Cagliari: il gruppo Grendi è pronto a raddoppiare i suoi spazi di logistica e le buste paga nel capoluogo sardo annunciando un progetto che prevede la realizzazione di un nuovo deposito, l’incremento della flotta navale e l’occupazione finale di altre 100 persone oltre a quelle già presenti in città, 250 in tutto nell’isola. Non è poco, se si pensa ai 700 lavoratori a rischio in questo momento nel settore, a causa del crollo verticale del traffico merci registrato negli ultimi due anni da quella che sarebbe dovuta essere, nelle intenzioni, la piattaforma logistica del Mediterraneo nell’ambito del transhipment.
L'arrivo di Barilla
Ed in effetti il Porto Canale di Cagliari è stato, fino al 2015, il terzo hub per il traffico merci in Italia, fino a quando le migliori condizioni commerciali e la concentrazione mondiale del traffico marittimo hanno mutato radicalmente lo scenario rendendo di colpo più competitivi gli scali della sponda sud del Mediterraneo rispetto a quello sardo. Ora, complice una partnership strategica col colosso alimentare Barilla, Grendi tenta il salto di qualità ed il porto torna a sperare. “Il volano del trasporto nave- terminal -magazzino nel porto di Cagliari si è rilevato vincente, connettendo tutti gli anelli della catena logistica mare-terra con tempistica, impatto ambientale e costi ottimali. E’ un modello che funziona e che va implementato” afferma l’Ad Costanza Musso “Per questo siamo pronti a raddoppiare”, ha annunciato durante l’inaugurazione del nuovo centro di distribuzione Barilla gestito dal partner logistico sardo-genovese all’interno dell’area-terminal che Grendi ha in concessione da oltre vent’anni e dove già esiste, dal 2013 un grande magazzino di diecimila metri quadri.
L’inaugurazione dell’HUB
Cagliari rappresenta uno dei sette centri di distribuzione di secondo livello nella rete Barilla, gestiti cioè da operatori terzi, ed assorbe da sola il 6% dello stock di produzione movimentato dalla rete “secondaria”, pari a circa diecimila tonnellate su 160 mila (la produzione Italia ammonta invece a ottocentomila tonnellate, quella mondiale circa due milioni di tonnellate). “E’ la prima volta che Barilla affida ad un partner alternativo al suo storico operatore logistico le proprie attività distributive di secondo livello”, spiega il responsabile Logistica e Supply chain Barilla, Riccardo Stabellini. “Questa diversificazione è pienamente coerente con la missione aziendale “Buono per te, Buono per il pianeta”, dato che consente la riduzione dell’impatto ambientale del processo distributivo rispetto al network precedente”.
Un progetto in fase di crescita, che vede la Sardegna al centro dello sviluppo della strategia commerciale Barilla e che potrebbe riservare nuove sorprese nei prossimi mesi. Ma la costruzione del secondo magazzino alle spalle del terminal è per ora tutta in salita a causa di una mancata autorizzazione paesaggistica che graverebbe sull’intera area del Porto Canale che è anche il motivo per cui fino ad oggi non si è riusciti a recintare il perimetro destinato alla zona franca doganale, per cui anche i sindacati premono al fine del rilancio del porto. Le Istituzioni stanno cercando una soluzione e nei prossimi giorni l’Autorità Portuale ha convocato una conferenza di servizi sul tema del rilancio della competitività dell’area marittima commerciale, in attesa dei passi del Ministero sulla vertenza Contship e delle decisioni che entro la fine di aprile dovranno essere prese sul destino dell’attuale concessionario del Porto Canale.