Durata Green Pass, il governo verso il taglio. In Sicilia torna la mascherina all'aperto. Il parere degli esperti

Si discute dell’ipotesi di riduzione della validità della carta verde per contrastare la nuova ondata di contagi. Da Cartabellotta a Viola, cosa ne pensano gli scienziati

Green pass (Foto Ansa)
Green pass (Foto Ansa)
TiscaliNews

'Sforbiciata' della durata del Green pass Italia da 12 a 9 mesi e obbligo a sottoporsi alla terza dose di vaccino anti-coronavirus per il personale sanitario. Per ora, l'unica certezza, è che il governo adotterà queste due misure per contrastare l'aumento dei contagi - accelerando sulle vaccinazioni - in un Consiglio dei ministri che si terrà la prossima settimana. Oggi il tema, assicurano fonti di governo, non è stato trattato nel Cdm che ha adottato il decreto attuativo sull'assegno unico per i figli, ma la prossima settimana il dossier arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Non è ancora deciso se accompagnato da altre misure anti-Covid, come chiesto dal fronte dei governatori, con alcune regioni in pressing per un 'doppio binario' sui no vax.

 Secondo diversi studi, infatti, la protezione dal virus con la doppia dose di vaccino dura intorno ai sei mesi, perciò bisogna rivedere la validità della certificazione verde. Una misura – si legge su AdnKronos - sulla quale quasi tutti gli esperti concordano. Intanto in Sicilia torna l'obbligo di mascherina all'aperto. E' quanto prevede una nuova ordinanza del presidente della Regione Nello Musumeci. I provvedimenti sono in vigore da oggi fino al 31 dicembre. Dovranno sottoporsi al tampone, nei porti e aeroporti siciliani, anche i viaggiatori che arrivano dalla Germania e dal Regno Unito. Attualmente il controllo è già previsto per chi proviene, o vi abbia transitato nei 14 giorni precedenti, dagli Usa, Malta, Portogallo, Spagna, Francia, Grecia e Olanda.

Rasi

"Una riduzione della validità del Green pass a 6 o al massimo 9 mesi, ritengo sarà ragionevolmente il nuovo limite", ha detto all'Adnkronos Salute Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco Ema e consulente del commissario straordinario all'emergenza Covid-19, Francesco Paolo Figliuolo. La riduzione del Green pass "a 9 mesi o a 6 mesi, come si deciderà in base ai numeri della pandemia, diventa un atto logico quando si conferma che il terzo livello di protezione del vaccino anti Covid, quello della trasmissione del virus, diminuisce progressivamente dopo i 6 mesi. E la protezione che si pensava di avere è effettivamente ridotta". In questo quadro "la misura diventa logica. E credo che si metterà mano a questo". "Personalmente sono favorevole alla riduzione a 6 o 9 mesi, ma, ribadisco, dobbiamo vedere i dati epidemiologici. Sono questi a guidare le scelte", ha detto Rasi, sottolineando che "qualche mese fa si è introdotto il concetto di rischio calcolato che sta funzionando molto bene. Il grosso problema è che va ricalcolato sempre in base all'evidenza della circolazione virale".

Cartabellotta

"Per ridurre il rischio di misure restrittive, è necessario ridurre la validità del Green pass a 6 mesi e introdurre l’obbligo vaccinale, almeno per tutte le categorie di lavoratori a contatto con il pubblico". E' l'indicazione di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. "Nello scenario attuale, caratterizzato dal progressivo aumento della circolazione virale e dalla riduzione dell’efficacia vaccinale che impone la dose di richiamo - afferma Cartabellotta - sono due le decisioni politiche che possono minimizzare il rischio di misure restrittive. La prima è ridurre a 6 mesi la validità del green pass rilasciato a seguito di vaccinazione, in linea con le evidenze scientifiche sulla durata della protezione vaccinale e con le indicazioni per la dose di richiamo. La seconda è introdurre l’obbligo vaccinale sia per il ciclo primario, sia per la dose booster, almeno per tutte le categorie di lavoratori a contatto con il pubblico".

Invece, commenta Cartabellotta, "non convince affatto il 'super green pass' sul modello austriaco, di fatto un 'surrogato' dell’obbligo vaccinale: escludere il tampone dalle modalità per il rilascio della certificazione verde, pur identificando le attività essenziali per le quali tale opzione rimarrebbe valida - avverte - rischia solo di aumentare le tensioni sociali senza alcuna garanzia di aumentare coperture vaccinali e adesione alla terza dose".

Viola

"Diciamolo subito: portare il green pass per i vaccinati a 6 mesi è assurdo e improponibile. Assurdo perché, a parte il monodose J&J, la protezione resta comunque alta anche se cala; improponibile perché molti green pass scadrebbero a giorni, prima che le persone possano avere accesso ai richiami. Pensiamo al personale scolastico o universitario, per esempio. Anche la scadenza a 9 mesi – si legge su AdnKronos - è un azzardo perché significa attivare immediatamente la macchina dei richiami per tutti. Si può fare, ma va studiata molto bene", spiega Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova, in un post su Facebook.

"Quello che, invece, si può fare da subito - propone la Viola - è incrementare le restrizioni per i non vaccinati. Per ristoranti, cinema, eventi vari dovrebbe valere solo il vaccino e non il tampone. Speriamo che ci si muova nella direzione giusta che è quella di facilitare la mobilità di chi si è scrupolosamente vaccinato ed è in attesa del richiamo e limitare quella di chi mette a rischio la propria salute e la collettività".

Cauda

"Credo che sia una decisione saggia, tenuto presente che facciamo le terze dosi anche in forza del fatto che c’è una diminuzione dell’immunità e quindi si cerca di ridurre la circolazione del virus”, ha detto l’infettivologo Roberto Cauda, direttore del dipartimento di malattie Infettive del Policlinico Agostino Gemelli di Roma. "E’ un ritorno all’antica perché - dice Cauda - ricordiamo che quando, anche al livello europeo, fu stabilito il Green pass era di 9 mesi per i vaccinati, 6 mesi per i malati e 48 ore per il tampone sia molecolare che antigienico".