[L’inchiesta] Il governo Gentiloni e il flop della guerra ai genitori No Vax: in un anno solo due multe

Nel 2017 scesero in piazza in migliaia per protestare contro il decreto che rendeva obbligatori i vaccini e fioccarono le proteste contro le multe ai genitori che non facevano la profilassi ai figli. La Regione Veneto ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale, perdendolo. Ma quanti erano veramente in no Vax, corteggiati da M5S e Lega? Il ministro della Sanità Giulia Grillo lo rivela in audizione: “Di sanzioni abbiamo raccolto solo 170 euro”. Quindi una o al massimo due. Ma piano piano il governo sta smontando il decreto Lorenzin e lo cambierà a settembre con una legge meno stringente. Ma la senatrice Fattori-mamma si dissocia

[L’inchiesta] Il governo Gentiloni e il flop della guerra ai genitori No Vax: in un anno solo due multe

Un anno fa i “No vax” erano arrivati fino in piazza Montecitorio e gli antivaccinisti sembravano addirittura sul punto di diventare un problema di ordine pubblico. E certamente un problema politico lo sono stati. A condurre la (difficile) battaglia per rendere obbligatori con forza di legge dieci diversi vaccini per i bambini era stata Beatrice Lorenzin, ministro della Salute del governo di Paolo Gentiloni. Per fare “prima e meglio”, la fondatrice del partito dei “Civici e popolari”, eletta nelle liste del Pd alle ultime elezioni, aveva pensato di intervenire per mezzo di un decreto. Le opposizioni di allora, Movimento 5 stelle e Lega soprattutto, si erano schierate contro il dispositivo contestandone il merito e il metodo e guadagnandosi anch’esse l’appellativo di “No vax”.

L’introduzione dell’obbligo vaccinale era stato applaudito dalle autorità sanitarie nazionali e internazionali e prevedeva un sistema sanzionatorio. “Ai genitori che entro il prossimo 10 marzo non consegneranno il certificato di vaccinazione dei propri figli iscritti alla scuola primaria sarà comminata una sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 500 euro, non prima di una convocazione da parte della Asl per un colloquio informativo finalizzato a sollecitare l’adempimento”, prevedeva la legge.

I Cinquestelle in Parlamento avevano presentato diverse proposte e presentato interrogazioni per discutere della “correlazione tra vaccini e autismo” già all’inizio della scorsa legislatura e si erano poi opposti all’obbligo vaccinale in molte Regioni. Anche Matteo Salvini si era detto contrario all’obbligo ed entrambi del decreto contestavano in particolare l’“apparato sanzionatorio” . La Regione Veneto, per difendere la sua autonomia a per non vedersi costretta ad applicare le sanzioni, obbligatorie per legge, aveva addirittura sollevato la questione davanti alla Corte costituzionale. Ma i giudici della suprema Corte avevano dato ragione al governo (Gentiloni): “Non viola i principi costituzionali il decreto sull’obbligatorietà dei vaccini”, scrissero. Per dimostrarlo, i togati avevano citato “l’efficacia delle vaccinazioni, attestata anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, dall'Istituto superiore di sanità e da una lunga serie di piani nazionali vaccinali”.

Tanto rumore e tante carte bollate per nulla. A confermarlo è stata la ministra della Salute, Giulia Grillo, che a suo tempo era stata tra coloro che avevano osteggiato - nel suo caso, con garbo - il decreto Lorenzin che - va detto - ha aumentato sensibilmente il numero delle vaccinazioni sul territorio nazionale. Lo ha ammesso anche l’attuale responsabile del dicastero durante la sua audizione di due giorni fa davanti alle commissioni Affari Sociali della Camera e Sanità del Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero, segnalando che i dati registrano “un miglioramento delle coperture vaccinali soprattutto a 24 e 36 mesi”. Soprattutto, però, davanti ai parlamentari increduli, ha rivelato un dato clamoroso: “Non sono state riscosse sanzioni economiche, tranne 170 euro”.

In tutto il Paese, dunque, dopo una diatriba tanto accesa, sono state comminate una o al massimo due sanzioni. “Questo significa che ci sono state leve psicologiche, che poi sia stata paura o consapevolezza andrebbe analizzato”, è stata la sua spiegazione. In ogni caso, secondo il ministro, il governo si appresta a modificare la legge, a partire dallo strumento allora utilizzato dal governo Gentiloni. “Non utilizzeremo lo strumento del decreto legge perché è stata una grande forzatura che non ha consentito un dibattito approfondito e ha creato una grande contrapposizione che poi si è riflessa nel dibattito pubblico con lo schieramento di tifoserie; l’idea della maggioranza è di portare la proposta di legge in Parlamento”, ha annunciato, aggiungendo: “Questo Governo non ama la leva della paura ma preferisce la leva dell'alleanza terapeutica tra medico e paziente ed è questo che ha spinto la maggioranza a pensare di modificare il decreto Lorenzin”.

Nell’attesa di intervenire con una legge, che richiede tempi molto più lunghi di un decreto, i gialloverdi hanno preso tempo aggiungendo un comma al “Milleproroghe”, che è pur sempre un decreto. “L’emendamento approvato al Milleproroghe permetterà a tutti i bambini di accedere, a settembre, alle scuole dell’infanzia. Si tratta di una deroga messa a punto in attesa della presentazione del ddl sui vaccini che depositeremo a breve. A un mese e mezzo della ripresa dell’attività scolastica facciamo in modo che i bimbi vi possano accedere”, hanno spiegato in una nota i senatori del Movimento 5 Stelle Paola Taverna e Pierpaolo Sileri.

Non tutti i pentastellati, però, sono d’accordo. La senatrice Elena Fattori ha votato in dissenso dal suo gruppo sull'emendamento che fa slittare di un anno l'obbligo vaccinale per l'iscrizione alla scuola dell'infanzia e ai nidi. Fattori, in Aula a Palazzo Madama, dopo aver ricordato i bambini immunodepressi che oggi Iss ha definito “a rischio di esclusione scolastica”, ha spiegato: “Rispetto la scelta del mio gruppo ma per storia personale, professionale e dolorosamente di madre non posso fare altro che dissociarmi dal mio gruppo e esprimere un indignato voto contrario”.