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Tragedia annunciata, concessione regalata dalla politica e finanziamento ai partiti: ecco la verità dei Benetton

Gilberto Benetton, l'azionista di Atlantia, parla di quanto accaduto nel capoluogo ligure e non si sottrae alle domande del Corriere della Sera. "Se ci son stati errori e verranno accertati arriveranno i provvedimenti. Un monito perenne. Finanziato i partiti? Mai pagato nessuno. Nel 2006 si approvò un finanziamento a tutti i partiti dell'arco costituzionale. Il fatto non si è mai più ripetuto. "

  
Gilberto Benetton
Gilberto Benetton

Il 14 agosto è stata la data terribile per l’impero Benetton. Il ponte Morandi crollato a Genova, con le sue vittime e i suoi danni, rappresenterà per sempre “un monito perenne”. A dichiararlo è Gilberto Benetton in una intervista a Daniele Manca per il Corriere della Sera. Quel giorno scattano accuse pesanti, sospetti. L'opinione pubblica si pone tante domande. Ed ora è la prima volta che l’azionista di Atlantia risponde a domande su quanto accaduto.

Benetton racconta che quando si è verificata la tragedia era in vacanza. Poi, “ad un tratto il dramma, e tutto è cambiato: anche per noi sono iniziati giorni di sofferenza e di cordoglio – dice - Siamo stati costantemente vicini, nel ruolo di azionisti, alle decisioni prese dai manager di Autostrade per l’Italia, e al lavoro che loro hanno svolto per iniziare a capire ciò che era successo e per mettere a punto i primi interventi e i primi aiuti alla città di Genova, interventi che continuano con grande determinazione e per affrontare le difficoltà che i cittadini della città continuano a vivere”.

Il ponte Morandi a Genova

L'iniziale silenzio

Certo, all’inizio c’è stato un periodo di silenzio. Ma “dalle nostre parti il silenzio è considerato segno di rispetto”, spiega Benetton. Inoltre “Edizione, la nostra holding, ha parlato meno di 48 ore dopo la tragedia, a voce bassa è vero, perché la discrezione fa parte della nostra cultura”. In ogni caso la società “ha però comunicato con parole chiare e inequivocabili un pensiero di cordoglio alle famiglie delle vittime e la propria vicinanza ai feriti e a tutti coloro che sono stati coinvolti in questo disastro. Con altrettanta fermezza abbiamo dichiarato che verrà fatto tutto ciò che è in nostro potere per favorire l’accertamento della verità e delle responsabilità dell’accaduto. Forse non siamo stati sentiti”.

La conferma dei vertici

La conferma del vertice con il triplo incarico del presidente non deve poi sorprendere. “Conosco il presidente Fabio Cerchiai da molti anni – afferma l’esponente della famiglia Benetton - e in lui ho la massima stima e fiducia, come sono sempre stato convinto della serietà, della competenza e dell’eccellenza del management di Autostrade e di Atlantia”.

Se poi gli accertamenti portassero a talune evidenze si adotterebbero le misure necessarie. “Siamo certi della totale volontà di collaborazione con le Istituzioni e le autorità preposte da parte della società operativa Autostrade per l’Italia, il che significa assoluta trasparenza e completa assunzione delle responsabilità che venissero accertate”.

“Se verranno accertati errori, quando si sarà accertato compiutamente l’accaduto, verranno prese le decisioni che sarà giusto prendere”.

"Il regalo del centrosinistra"

Quanto al fatto che molti pensano che l’acquisto di Autostrade sia stato un regalo dei governi di centrosinistra, Gilberto Benetton fa notare che “negli anni ’90 si decise di privatizzare a causa del debito pubblico per poter entrare nell’euro”. E in quel frangente “Autostrade fu messa sul mercato con un’asta pubblica, sottolineo pubblica, a cui chiunque poteva partecipare e infatti il gigante delle infrastrutture australiano Macquarie era fortemente interessata a rilevarla”.

Alla fine la spuntò il gruppo italiano ma le difficoltà per creare una cordata di imprenditori a guida italiana furono tante, ricorda l’imprenditore. “L’asta richiedeva di rilevare il 30% di Autostrade, noi di Edizione volevamo il 4% e finimmo per prenderne il 18 perché oltre ai soci che condivisero con noi quel progetto — Fondazione Crt, Generali, Unicredit, Abertis e Brisa — non si fece vivo nessun altro. Nessuno. Dopo aver dimostrato con Autogrill (privatizzata nel 1995) che Edizione era in grado, come azionista, di saper sviluppare anche business lontani da quello delle nostre origini, ci si è cimentati con questa sfida offrendo una cifra che allora fu giudicata spropositata, l’intera società con la nostra offerta veniva infatti valutata 8,4 miliardi di euro di allora, un “regalo” piuttosto caro direi, e questo oggi nessuno lo vuole ricordare”.

Le "concessioni favorevoli"

Davanti a chi gli fa notare che sono visti come imprenditori comunque aiutati dalla politica che “prima vi ha venduto Autostrade e poi vi ha avvantaggiato con concessioni particolarmente favorevoli” Benetton ribatte: “Siamo imprenditori e Edizione è una holding che conta oltre 100 mila addetti diretti e la maggior parte di essi lavorano in settori ad alta competitività internazionale come Autogrill, Cellnex o la stessa Benetton da cui tutto è partito. Riguardo alle condizioni economiche delle concessioni posso solo dire che quelle di Autostrade per l’Italia sono molto simili a quelle degli operatori del settore autostradale di tutto il resto del mondo”.

Dividendi e utili

Dividendi e utili molto alti? “Compito degli imprenditori è creare valore, fare utili che nel caso di Edizione abbiamo reinvestito sempre in nuove sfide industriali”.

Gilberto Benetton

"Finanziamenti ai partiti?"

E poi quelle accuse di amicizia col centrosinistra, di aver finanziato partiti… E la risposta: “Non abbiamo mai pagato nessuno: prenda i bilanci di Edizione e lo vedrà. Guardi anche i bilanci delle controllate, ricordo solo un caso in cui nel marzo 2006 il consiglio di Atlantia approvò la proposta del management affinché la società facesse un finanziamento pubblico a tutti, sottolineo tutti, i partiti dell’arco costituzionale, finanziamenti regolarmente iscritti nel bilancio secondo la legge. Dall’anno successivo, con un nuovo management e una nuova governance, il fatto non si è mai più ripetuto”, spiega Benetton nell'intervista al quotidiano milanese.

Salvini e la nazionalizzazione

Si dice dispiaciuto perché Salvini li avrebbe definiti "senza cuore". “Credo che Salvini conosca gli imprenditori e sappia quello che c’è nei loro cuori”, sostiene l’imprenditore.

Il tema della nazionalizzazione, di cui si parla ora, “sembra diventato un tema politico, dunque al di fuori di ciò di cui mi occupo. Come gruppo siamo sempre stati attenti e collaborativi con le Istituzioni e le autorità e continueremo ad esserlo”.

Il monito

Il disastro di Genova rappresenta un “monito perenne” per gli azionisti, afferma Benetton. Un monito “anche se terribile e per sempre angoscioso nei nostri cuori, a non abbassare mai la guardia e continuare a spingere il management, che ha la responsabilità della gestione, a fare sempre di più e di meglio, nell’interesse di tutti, e ripeto tutti”. Uscire dal settore? “No. Siamo investitori di lungo termine - risponde l'imprenditore sul Corriere - e le infrastrutture hanno bisogno di capitale paziente”.

 

 

  
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