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I genitori di Yara Gambirasio denunciano Netflix: "Un'incursione nella nostra vita senza autorizzazione"

Fulvio Gambirasio e Maura Panarese, genitori della 13enne scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra e ritrovata morta tre mesi dopo a Chignolo d’Isola, hanno deciso di rivolgersi al Garante della Privacy

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Foto Ansa
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I genitori di Yara Gambirasio, la giovane vittima dell'omicidio che scosse l'Italia nel 2010, hanno presentato un esposto contro Netflix in seguito alla pubblicazione della docuserie "Il caso Yara - Oltre ogni ragionevole dubbio". L'opera, disponibile sulla piattaforma dal luglio 2024, ha sollevato non solo interesse ma anche profonde polemiche, soprattutto per l'utilizzo di materiali privati della famiglia Gambirasio senza consenso. Secondo quanto riportato dal settimanale Giallo, Fulvio Gambirasio e Maura Panarese, genitori della 13enne scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra e ritrovata morta tre mesi dopo a Chignolo d’Isola, hanno deciso di rivolgersi al Garante della Privacy. Attraverso i loro legali, Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo, hanno espresso tutta la loro indignazione per quello che definiscono un attacco alla loro sfera privata. "C'è stata un'incursione nella vita di questi genitori senza alcuna necessità e senza autorizzazione" hanno dichiarato gli avvocati, come riportato da Il Giorno.

Ecco perché hanno presentato un esposto

L'elemento che ha scatenato l'azione legale riguarda l'inserimento nella docuserie di intercettazioni telefoniche tra i familiari, registrate durante i giorni di angoscia in cui la giovane Yara risultava scomparsa. In quei giorni, i genitori avevano lasciato messaggi disperati alla figlia sul suo cellulare, ignari del fatto che la ragazza fosse già stata aggredita e lasciata morire al freddo in un campo. Quei messaggi, compresi pianti e appelli strazianti, sono stati intercettati dagli inquirenti ma mai inclusi negli atti ufficiali del processo, in quanto considerati non rilevanti ai fini delle indagini. Tuttavia, sono stati riproposti nella docuserie senza alcuna richiesta di consenso da parte della famiglia.

La docuserie, composta da cinque episodi, è stata diretta da Gianluca Neri e scritta da Carlo G. Gabardini, Neri ed Elena Grillone. Fin dalla sua uscita, "Il caso Yara" ha generato grande attenzione, soprattutto per la partecipazione di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva per l'omicidio della ragazza dopo una lunga e complessa indagine, culminata nel 2014 con l'identificazione del cosiddetto "Ignoto 1" tramite analisi del DNA. Il documentario ha attirato critiche non solo per l’approfondimento delle tesi difensive di Bossetti, ma anche per la presenza di contenuti sensibili che hanno scosso l’opinione pubblica, portando a confronti con il precedente film Netflix "Yara", più focalizzato sulla versione dell'accusa. La famiglia Gambirasio, sempre riservata durante le fasi processuali e in tutto il lungo percorso giudiziario, ora chiede che sia fatta chiarezza su questo presunto abuso della loro privacy. Il Garante della Privacy è chiamato a valutare se l'uso di questi materiali nella docuserie abbia violato il diritto alla riservatezza dei genitori, già profondamente segnati dalla tragica perdita della loro figlia.

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