L’analisi] La strage senza limiti degli innocenti e i cantori della catastrofe che sognano Gomorra
Dietro queste gang c’è una sorta di indicazione della camorra «di agire senza limiti».Questi giovani violenti che hanno rubato le vie e le piazze della città, dalle periferie al centro storico, dal Vomero a via Cavour, da Chiaiano a Pomigliano d’Arco, saranno le nuove leve di una camorra che si propone senza regole
Sono ferite mortali. Randellate e pugnalate che provocano il sonno della ragione di una città che pure è stata capitale del Mezzogiorno. Napoli assiste tramortita alla strage di innocenti, alla guerra dove vittime e carnefici sono sempre loro, le nuove generazioni.
Gomorra diventa realtà
Come si fa ad avere un barlume di ottimismo? Al di là di slogan e di dichiarazioni di fede verso un sindaco che sta cambiando la città? O dei proclami dei cantori della catastrofe che vedono Gomorra sempre di più diventare una realtà soffocante?
Giovani vittime e carnefici. La cronaca ormai è un bollettino di guerra. Sei episodi di violenze contro minori da parte di bande di minori in due mesi. L’ultimo l’altra notte a Pomigliano d’Arco: due ragazzi di 14 e 15 anni aggrediti da una banda di ragazzi armati di catene.
Minorenni criminali
Anche negli anni Ottanta e Novanta trovavi nel Napoletano e Casertano minorenni spietati killer impegnati nella guerra di camorra che faceva centinaia di morti. E poi minorenni spacciatori o vedette, pali. Insomma, ben inseriti dentro il circuito criminale. Ma oggi la situazione è diversa. Ancora più grave, se ha un senso riconoscerlo.
Non ci siamo se il quotidiano cittadino, Il Mattino, parla ancora di «emergenza», come se le randellate, gli accoltellamenti, le aggressioni fossero una “emergenza” e non purtroppo una crudele realtà con cui dobbiamo abituarci a fare i conti.
I suggerimenti della camorra
Sottovaluteremmo tutti la gravità della situazione se ci soffermassimo a un aspetto di aggressività violenta di bande di minorenni fuori controllo. Non è così, e cioè non è solo così perché dietro queste gang c’è una sorta di indicazione della camorra «di agire senza limiti» (per dirla con il procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli). Questi giovani violenti che hanno rubato le vie e le piazze della città, dalle periferie al centro storico, dal Vomero a via Cavour, da Chiaiano a Pomigliano d’Arco, saranno le nuove leve di una camorra che si propone aideologizzata, senza regole e codici, senza morale.Attenzione, perché è vero che neppure i guappi o la camorra che fu avevano regole e codici d’onore accettabili, ma oggi il non avere neppure quelle regole e codici è il segno di un imbarbarimento pauroso.
Senza limiti né confini
Oggi poi la situazione sembra sempre di più senza controllo perché non ci sono più limiti e confini territoriali. Prima la violenza era relegate nelle periferie di Napoli, dalla zona Orientsle a Scampia. Oggi invece la violenza arriva in via a Chiaia, alla Villa acomunale, in via Carducci, al Vomero, in via Merliani o piazza Vanvitelli fino alle periferie. Nessuno ha più alibi per far finta di non sapere. E sembra senza senso anche una ricetta che ragionevole, e cioè una offensiva culturale a Napoli per riportare le nuove generazioni a formarsi una cultura di cittadini moderni che devono rispettare le leggi e le regole della convivenza collettiva e sono portatori di diritti.
C’è bisogno di repressione
Senza senso perché questo proposta illuminista non fa i conti con la violenza quotidiana. Insomma, c’è bisogno di risposte immediate di repressione e prevenzione e nello stesso tempo di un lavoro sotto traccia di cambiamento culturale della città. Fa ridere questa polemica politica sul film “Napoli Velata” di Fernando Ozpetek. Che ha offeso la sensibilità dei cantori della Napoli del sindaco Luigi De Magistris, perché rappresenta una città del passato senza saper vedere le novità.
Ci saranno pure queste novità. Ma Siria o ballando sull’orlo di un precipizio e c’è ancora chi guarda a una Napoli dell’imbonitore De Magistris come una perla nel Mediterraneo. Purtroppo, Napoli è l’inferno e non riconoscerlo è solo condannare la città a un dolore infinito.