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Trovati i corpi di Bianca e Patrizia nel fiume Natisone, si cerca ancora Cristian. L'ultimo selfi, prima della piena

Uno scatto in mezzo alla natura che sembrava in pace e rassicurante, per poi stare con i familiari e fra amici. Quindi la disperazione e il primo ritrovamento

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Nelle foto (diffuse dal Tg Rai): Cristian Molnar, Patrizia Cormos e Bianca Doroș
Nelle foto (diffuse dal Tg Rai): Cristian Molnar, Patrizia Cormos e Bianca Doroș

Patrizia, Bianca e Cristian. Dopo più di 36 ore dalla scomparsa, ecco il primo ritrovamento che getta nella disperazione i familiari dei tre giovani inghiottiti dalla piena del fiume Natisone a Pramaricco, in provincia di Udine, e che dà un senso tragico al lavoro senza sosta dei soccorritori. I volontari della Protezione Civile hanno trovato i corpi delle due ragazze, uno a 700 metri dal greto e l'altro a circa un chilometro. Sono in corso le operazioni per il recupero mentre si cerca ancora Cristian. 

I soccorritori hanno individuato due corpi dei tre ragazzi dispersi da venerdì nelle acque del Natisone. A trovarli sarebbero stati i volontari della Protezione civile. Si tratterebbe dei corpi delle due ragazze, a centinaia di metri dal greto dove si erano fermati. E' stato confermato che i due corpi sono quelli delle ragazze. Sono stati trovati lungo le sponde del Natisone, uno a 700 metri dal greto e l'altro poco più lontano, a circa un chilometro.
Sono in corso le operazioni per il recupero. A individuarli sono state le squadre dei vigili del fuoco e della Protezione civile impegnate per il terzo giorno di seguito nelle attività di ricerca.

Dalla più giovane al più grande, dai 20 ai 25 anni. E' una strage di ragazzi quella che ormai sembra sia avvenuta a Premariacco (Udine), a causa della piena improvvisa del fiume Natisone. Dopo quasi 36 ore dalla scomparsa, i soccorritori hanno speranze al lumincino di ritrovare i giovani ancora in vita, ma ovviamente proseguiranno nelle ricerche fino a quando non avranno restituito i loro corpi alle famiglie. I parenti sono giunti stamattina sul posto e da allora assistono, muti, alle continue verifiche da parte dei vigili del fuoco e dei tecnici della Protezione civile.

Il fondo del fiume pieno di "trappole"

Un precedente di annegamento nel torrente friulano desta, però, inquietudine: un esperto sommozzatore, che morì in zona, fu ritrovato, casualmente, soltanto due anni più tardi. Perché il corso d'acqua presenta numerose forre nelle quali si può restare inesorabilmente impigliati. Il piccolo esercito di soccorritori spera, invece, che il bizzoso Natisone confermi la propria natura: così come si ingrossa in maniera repentina, altrettanto velocemente si sgonfia. Tornando ad avere portate esigue, come quegli scarsi 4 metri cubi al secondo che garantiva venerdì mattina, divenuti 250 solo poche ore più tardi, quando i ragazzi si erano avventurati, imprudentemente, all'interno del suo alveo, per scattare qualche foto ricordo.

Il test superato e la voglia di festeggiare in mezzo alla natura

C'erano tante cose da celebrare: il test appena superato da Patrizia, iscritta al secondo anno dell'Accademia di Belle arti; un esame terminato poco prima delle 12, giusto in tempo per salire in auto con gli amici e raggiungere "Premariacco beach", approfittando anche di un'improvvisa - e inattesa - schiarita del cielo. C'era da festeggiare la riunione familiare di Bianca, da soli tre giorni in Italia per fare visita ai genitori, che non vedeva da molto tempo; per non parlare del ricongiungimento con il fidanzato Cristian, che dopo una sosta in Austria dal fratello si era precipitato in Friuli per poter stare con lei.

L'ultimo selfie

Un momento di gioia da condividere e immortalare con il telefonino. Ma niente selfie spericolati: avevano scelto come sfondo i colori primaverili del Natisone. Senza fare i conti con il suo terribile lato oscuro. In pochi minuti il torrente, ingrossato a monte da precipitazioni eccezionali, ha iniziato a salire. Niente che sembrasse così tragico. I ragazzi avevano percorso un sentiero che conduce al centro del greto. Da quella posizione si sono visti sbarrare la strada del ritorno a riva da una prima lingua d'acqua. In quell'istante c'è stata la loro ultima chance di salvezza. "Erano all'asciutto - ricorda l'autista dello scuolabus comunale che transitava sul ponte soprastante - ma già nel panico. Si vedeva che non sapevano cosa fare. Li separava dall'argine soltanto un tratto di un paio di metri d'acqua, fondo al massimo fino all'altezza del loro busto. Non se la sono sentiti di guadare, sono arretrati fino al centro del letto del fiume". Lì hanno atteso i soccorsi, nell'abbraccio tristemente famoso.

Il dolore dei familiari

Il resto sono lacrime di disperazione dei parenti, assistiti da una psicologa, e l'attesa che una quarantina di tecnici specializzati, tra sommozzatori e fluviali, finisca di recuperare i corpi. Il ritrovamento mette genitori, fratelli e sorelle di fronte a qualcosa di molto più tragico del reperimento della borsetta e del telefono di Patrizia, cavati fuori dall'acqua e dalle forre del fiume. Il telefono che lei aveva usato per lanciare l'Sos mentre l'acqua saliva attorno ai tre giovani. 

 

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