Francesco irrompe sul caso di Emanuela Orlandi: "Su Wojtyla illazioni offensive e infondate"
Nella domenica della Misericordia gli auguri del papa per la Pasqua ai cristiani ortodossi di Russia e Ucraina. Appello per fare pace in Ucraina e nel Sudan
Papa Francesco irrompe nel caso Orlandi in difesa di Giovanni Paolo II. Emanuela è divenuta negli anni una sorta di icona delle migliaia di ragazze rapite e inghiottite nel nulla. La sua storia è rimasta finora, come le altre, nel vuoto di fatti concreti e soluzioni che ne spieghino la sorte, ma il suo essere figlia di un lavoratore in Vaticano, unito alla tenacia del fratello Pietro l’hanno esposta alle cronache insistenti dei media sebbene la sua sparizione resti avvolta nel buio totale. Anche la magistratura italiana annaspa fin dagli inizi del caso senza essere mai giunta a un esito chiarificatore.
Forse proprio perché il caso Orlandi si è svolto come i tanti altri casi di cui purtroppo si perdono da subito le tracce e diventa problematico se non impossibile ritrovare le giovani vittime. Pietro Orlandi che ha più volte apprezzato la disponibilità di Francesco nei confronti del caso di Emanuela, chissà se continuerà ad apprezzarlo dopo l’odierno intervento di Bergoglio in difesa di papa Wojtyla e quindi sconfessando la conduzione dell’intera vicenda: fare del Vaticano l’unico e quindi facile capro espiatorio del mancato ritrovamento della scomparsa Emanuela.
Così è parso dalle dichiarazioni di Pietro Orlandi e della sua avvocata, di fronte al promotore di giustizia vaticano che li ha ascoltati lungamente. Richiesto tramite organi di stampa più volte un incontro con responsabili delle indagini in Vaticano, si sperava che finalmente concesso, l’incontro sarebbe stato dirimente, facendo progredire le indagini. In realtà dopo le dichiarazioni del fratello Pietro, il “caso Orlandi” pare diventato il “caso Wojtyla”, con l’accusa terribile – non dimostrata – che il papa polacco con la sua condotta morale non irreprensibile sia all’origine del mistero che dura da 40 anni.
"Woijtyla oggetto di illazioni offensive e infondate"
Il silenzio sarebbe stato mantenuto per coprire i vizi di Giovanni Paolo II che – secondo l’audace scenario tra il fantasioso e il provocatorio - di notte si aggirasse per Roma in cerca di ragazze con cui divertirsi. Accusa gravissima e ancor più bisognosa di prove. Queste finora non ci sono state e quindi i media vaticani hanno reagito con straordinaria durezza e vigore. Non poteva essere altrimenti davanti a un tentativo di far entrare un mostro (e che mostro!) nel caso ingarbugliato. Prima l’ex segretario di Wojtyla, poi lo stesso magistrato e il prefetto del dicastero per la comunicazione hanno rilasciato puntuali dichiarazioni. Ma tanto enorme è parsa l’audacia dell’accusa senza prove che oggi è intervenuto Francesco in persona.
“Saluto tutti voi, romani e pellegrini – ha detto a conclusione dei saluti dopo la recita del Regina Coeli -. In particolare i gruppi di preghiera che coltivano la spiritualità della Divina Misericordia, convenuti oggi al Santuario di Santo Spirito in Sassia. E, certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”. Due righe pacate con dentro un fuoco impetuoso che sarà difficile spegnere.
Ma al di là dell’irruzione nel caso Orlandi, la recita della preghiera mariana è servita a papa Francesco per spiegare il Vangelo della domenica e rinfrescare l’appello per le popolazioni nel turbine della guerra in Ucraina e in Sudan. “E purtroppo – ha detto in proposito il papa - in stridente contrasto con il messaggio pasquale, le guerre continuano, e continuano a seminare morte in forme raccapriccianti. Addoloriamoci per queste atrocità e preghiamo per le loro vittime, chiedendo a Dio che il mondo non debba più vivere lo sgomento della morte violenta per mano dell’uomo, ma lo stupore della vita che Lui dà e che rinnova con la sua grazia!".
Si depongano le armi in Sudan
"Seguo con preoccupazione – ha aggiunto - gli avvenimenti che si stanno verificando in Sudan. Sono vicino al popolo sudanese, già tanto provato, e invito a pregare affinché si depongano le armi e prevalga il dialogo, per riprendere insieme il cammino della pace e della concordia. E penso anche ai nostri fratelli e sorelle che in Russia e in Ucraina oggi celebrano la Pasqua. Che il Signore sia loro vicino e li aiuti a fare la pace!”. Spiegando il Vangelo odierno che racconta due apparizioni di Gesù risorto ai discepoli e in particolare a Tommaso, l’“Apostolo incredulo”, Francesco ha osservato che “Tommaso, in realtà, non è l’unico che fa fatica a credere, anzi rappresenta un po’ tutti noi. Infatti non è sempre facile credere, specialmente quando, come nel suo caso, si ha patito una grande delusione. Dopo una grande delusione è difficile credere”.
Quale conclusione? “Cari fratelli e sorelle, l’invito fatto a Tommaso – rammenta il papa - è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? Oppure nella comunità, nella Chiesa, accettando la sfida di restarci, anche se non è perfetta? Nonostante tutti i suoi limiti e le sue cadute, che sono i nostri limiti e le nostre cadute, la nostra Madre Chiesa è il Corpo di Cristo; ed è lì, nel Corpo di Cristo, che si trovano impressi, ancora e per sempre, i segni più grandi del suo amore. Chiediamoci però se, in nome di questo amore, in nome delle piaghe di Gesù, siamo disposti ad aprire le braccia a chi è ferito dalla vita, senza escludere nessuno dalla misericordia di Dio, ma accogliendo tutti; ciascuno come un fratello, come una sorella. Dio accoglie tutti, Dio accoglie tutti”.