Fine della corsa per Rocco Morabito: catturato il ricercato più pericoloso dopo Matteo Messina Denaro
L'operazione dei carabinieri del Ros, in collaborazione con i Comandi provinciali di Reggio Calabria e Torino, si è svolta in sinergia con la polizia brasiliana e il supporto di FBI e DEA statunitense
E’ considerato il ricercato più pericoloso dopo Matteo Messina Denaro. Anzi, era. Rocco Morabito è stato arrestato in Brasile con un operazione congiunta tra Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri e FBI. La notizia ha iniziato a rimbalzare nella tarda serata di ieri, ore italiane.
L'operazione dei carabinieri del Ros
Morabito è stato scovato a Joao Pessoa insieme a un altro latitante, Vincenzo Pasquino, ricercato almeno dal 2019. L'operazione dei carabinieri del Ros, in collaborazione con i Comandi provinciali di Reggio Calabria e Torino, si è svolta in sinergia con la polizia brasiliana e il supporto di FBI e DEA statunitense. Adesso bisognerà procedere all’estradizione di Morabito nel più breve tempo possibile.
“Tamunga", lo specialista in evasioni
“Tamunga” – questo il suo soprannome, dalla storpiatura dell'indistruttibile fuoristrada tedesco Dkw Munga – è infatti esperto in evasioni dalle carceri sudamericane. Già nel 2017, infatti, era stato arrestato in un hotel di Montevideo dopo 23 anni di latitanza. In quell’occasione, “Tamunga” si celava dietro la falsa identità di un imprenditore brasiliano di 49 anni, di nome Francisco Cappeletto. Poi, nel giugno 2019, la clamorosa evasione mentre era in attesa dell’estradizione.
Il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha sottolineato la sinergia tra forze dell’ordine diverse e di diversi Stati per arrivare al risultato di riportare dietro le sbarre il pericoloso latitante della ‘ndrangheta: “Continui sono stati i collegamenti della Dda di Reggio Calabria con la Fiscalia Nazionale dell'Uruguay, competente per le indagini sulla fuga e tra le polizie giudiziarie di vari Paesi anche grazie al progetto ICan di Interpol. Il Ros ed i carabinieri di Reggio Calabria e di Locri hanno collaborato strettamente con le polizie Giudiziarie dell'Uruguay e del Brasile con il supporto di FBI e DEA”. Un “lavoro certosino” viene considerata la collaborazione internazionale. Lo stesso Bombardieri ha definito “una sconfitta” la fuga di Morabito poco prima dell’estradizione.
Originario di Africo, in provincia di Reggio Calabria, feudo della cosca di Peppe, “u Tiradrittu”, Rocco Morabito in quanto a pericolosità era considerato secondo solo a Messina Denaro, la “primula rossa” di Cosa Nostra ricercata da decenni. Morabito, infatti, è un narcotrafficante di primissimo livello, capace di colonizzare pesantemente il mercato della droga milanese. La sua figura emerge con grande chiarezza nell’inchiesta “Magma”, condotta dalla Dda di Reggio Calabria contro le cosche Bellocco e Gallace, attive proprio nel traffico internazionale di stupefacenti con il Sud America.
Il traffico internazionale di droga
Le investigazioni avrebbero di dimostrato come i Bellocco, uno dei casati storici della 'ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, avessero ormai internazionalizzato le loro attività criminali grazie ad una forte capacità di relazione con altre cosche di 'Ndrangheta, come i Morabito e i Mollica di Africo, con cui avevano posto solide basi nell'area platense, tra Buenos Aires e Montevideo, da dove coordinavano l'acquisto e la spedizione di quintali di cocaina verso l'Italia e l'Europa. L'area platense, quella prospiciente al Rio della Plata su cui si affacciano quasi dirimpettaie Buenos Aires e Montevideo, capitale dell'Uruguay è diventata da tempo una zona su cui si sono installati vari gruppi di 'Ndrangheta che coordinano i rapporti con i narcos di Colombia, Bolivia e altri paesi Centroamericani. L'indagine prese avvio dopo il sequestro di 385 chili di cocaina rinvenuti in mare al largo di Gioia Tauro. Da quell'episodio la Guardia di finanza ha ricostruito la rete dei Bellocco che avevano da tempo ormai loro referenti in Sudamerica, tra cui proprio Rocco Morabito “Tamunga”.
Morabito, quindi, avrebbe potuto sfruttare la propria fitta rete relazionale in Sud America. Non solo per i propri affari, ma anche per evadere, circa due anni fa. Insieme a lui, nel blitz è stato catturato anche il 31enne Vincenzo Pasquino, nato a Torino. E’ considerato un elemento di vertice del locale di ‘ndrangheta di Volpiano, in Piemonte. Era ricercato già dalla fine del 2019, quando si era sottratto al blitz scaturito con l’operazione “Cerbero”.
Le reazioni
La cattura di Morabito è stata salutata da tutto il mondo politico come una grande vittoria dello Stato. Tra i primi a intervenire, già nella notte, il leader della Lega, Matteo Salvini. Ma si sono accodati sia Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, sia numerosi esponenti di Forza Italia. Soddisfazione è stata espressa anche dal centrosinistra, con gli interventi di Serracchiani, per il Partito Democratico, e Rosato e Magorno per Italia Viva. Dal Movimento 5 Stelle è stata l’europarlamentare Laura Ferrara a sottolineare l’importanza della cattura.
L'elogio del ministro della Difesa
Il plauso a forze dell’ordine e magistratura è arrivato inoltre dal Governo, per bocca dei ministri Luciana Lamorgese e Lorenzo Guerini. La responsabile del Ministero degli Interni ha parlato di “risultato straordinario che dimostra la capacità di magistratura e forze dell'ordine di contrastare in modo efficace la criminalita' organizzata e le sue ramificazioni internazionali grazie alla proficua e intensa collaborazione di polizia sviluppata nell'ambito del progetto "I can", promosso e finanziato dal ministero dell'Interno e condotto dall'Interpol per intensificare lo sforzo comune nella lotta alla 'ndrangheta e a tutti i suoi interessi illeciti transnazionali”. Il ministro della Difesa, invece, ha ringraziato le forze dell’ordine al servizio dei cittadini e ha sottolineato come l’arresto di Morabito rappresenti “un duro colpo alla ‘ndrangheta”.