"Giulia uccisa in pochi istanti, Filippo disumano", la ferocia dell'omicidio nelle carte del gip
Turetta è rinchiuso ad Halle, il capo di imputazione contro di lui è stato riformulato e questo allunga i tempi. Dall'autopsia nuovi dettagli del femminicidio

Da tentato omicidio a omicidio volontario. Il capo d'accusa contro Filippo Turetta è stato riformulato e dopo la sua cattura, domenica scorsa in un'area di servizio nella zona di Lipsia in Germania, si lavora all'estradizione. Turetta passa le sue giornate chiuso nel carcere tedesco di Halle per il femminicidio di Giulia Cecchettin. In queste ore va completandosi la ricostruzione della relazione fra i due giovani e di com'è precipitata nella violenza e nel delitto. La riformulazione dell'accusa comporta che Turetta dovrà esprimere nuovo consenso all'estradizione per essere processato in Italia, il suo rientro potrebbe quindi avvenire entro dieci giorni o massimo quindici giorni.
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Giulia ferita già davanti a casa
Giulia Cecchettin è stata accoltellata la prima volta da Filippo Turetta mentre si trovava alle 23.15 di sabato 11 novembre nel parcheggio davanti alla sua casa. Poi, dopo averla immobilizzata probabilmente con del nastro adesivo, ha spinto l'ex fidanzata in auto, ha raggiunto in pochi minuti la zona industriale di Fossò, e qui l'ha aggredita nuovamente, mentre lei tentava una fuga, uccidendola. Così - riportano i quotidiani - sono condensate nelle carte del gip che ha firmato la prima ordinaza per tentato omicidio - il corpo della 22enne non era ancora stato trovato - le fasi dell'omicidio di Giulia Cecchettin.
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Giulia Cecchettin, uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta
Il super-testimone, ho chiamato il 112 quella notte
"Sì, sono stato io a chiamare il 112 quella notte, certo. Che ore erano? Circa le 23 e un quarto, su per giù. Se ho sentito chiamare aiuto? Non posso rilasciare altre dichiarazioni. Ho già detto tutto ai Carabinieri e ai familiari della ragazza". Così, parlando al citofono della sua abitazione, ha risposto il super-testimone dell'omicidio di Giulia, Marco Musumeci, l'uomo che ha dato l'allarme udendo le grida della ragazza, aggredita da Filippo, nel parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin.
Giulia ha lottato 25 minuti prima di arrendersi
Giulia Cecchettin ha lottato per quasi 25 minuti prima di arrendersi al suo carnefice, che l’ha aggredita due volte: tra le 23.18 e le 23.40 di sabato 11 novembre. Lo si legge nell’ordinanza di custodia del Gip di Venezia, che ripercorre gli orari della doppia aggressione, di cui è accusato l’ex fidanzato Filippo Turetta, ora in carcere in Germania.
Le grida: "Aiuto. Mi fai male"
Le grida d’aiuto di Giulia, e l’invocazione “così mi fai male” vengono udite – si legge nelle carte – da un vicino di casa alle 23.15, nel parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin. Quando l’azione omicida si è già spostata invece nella zona industriale di Fossò, e si vede Turetta che carica il corpo in auto, l’orario è quello delle 23.40 La prima aggressione viene ricostruita sulla base del racconto di un testimone, la seconda con le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona dell’azienda Dior di Fossò, a pochi chilometri da Vigonovo.
Il video dell'aggressione
Le immagini mostrano i due ragazzi lottare: Giulia viene ferita e perde sangue. A questo punto si scatena la furia di Filippo. Tutto dura meno di un minuto: Giulia è a terra e lui la riempie di calci. Lei gli grida: "Mi fai male". A lui non importa. Filippo la costringe a salire sull’auto, la Fiat Grande Punto nera, ma lei dopo qualche metro riesce a fuggire. Il 22enne la rincorre e l’aggredisce violentemente alle spalle. Giulia cade e, secondo quanto riportato dalle carte della Procura, inizia a sanguinare vistosamente. Ormai è a terra priva di sensi. Lui la raccoglie, la carica sull’auto e fugge.
Lo scotch sulla bocca. Il giudice: "Manifesta disumanità"
Giulia zittita con lo scotch per non far sentire le sue grida d'aiuto. Così ha scritto la giudice per le indagini preliminari di Venezia, Benedetta Vitolo, nell'ordinanza di custodia cautelare. Nel provvedimento, Vitolo marca con forza la “pericolosità” di Turetta, in relazione alla “inaudita gravità e alla manifesta disumanità del delitto commesso ai danni della giovane donna con cui aveva vissuto una relazione sentimentale”. La giudice definisce l'indagato per omicidio a “un soggetto totalmente imprevedibile poiché, dopo aver condotta una vita all'insegna di un'apparente normalità, ha improvvisamente posto in essere questo gesto folle e sconsiderato”. Filippo Turetta, sempre secondo la gip Vitolo, manifesta una “palese volontà” di uccidere Giulia, anche considerando il fatto che si è trattato di “un'aggressione a più riprese”.
"Filippo Turetta potrebbe uccidere ancora"
Filippo Turetta, accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, deve stare in carcere perché potrebbe uccidere altre donne. E’ uno dei passaggi dell’ordinanza con cui il gip di Venezia Benedetta Vitolo ha disposto l’arresto, poi diventato mandato europeo di cattura eseguito in Germania. “Turetta con questa aggressione a più riprese e di inaudita ferocia ai danni della giovane fidanzata, prossima alla laurea, ha dimostrato una totale incapacità di autocontrollo”, si legge. Elementi idonei “a fondare un giudizio di estrema pericolosità e desta allarme” dato che “i femminicidi sono all’ordine del giorno”. Il giovane appare “imprevedibile, perché dopo aver condotto una vita all’insegna di un’apparente normalità, ha improvvisamente posto in essere questo gesto folle e sconsiderato”, si evidenzia nel provvedimento.
Il nastro adesivo per impedire di gridare
Il nastro adesivo, sequestrato dai carabinieri accanto alla vistosa traccia di sangue trovata nella zona industriale di Fossò, è stato "applicato" da Filippo Turetta "probabilmente per impedire di gridare" a Giulia Cecchettin. E' uno degli elementi presenti nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Venezia nei confronti del 22enne. Per gli inquirenti Giulia accoltellata nel parcheggio a 150 metri da casa è stata poi costretta - "Giulia è stata privata della libertà di movimento" tanto che un testimone la sente urlare più volte - a restare accanto a Filippo nell'auto che si è diretta verso la zona industriale d Fossò dove la giovane studentessa è stata uccisa.
La morte crudele di Giulia
Proseguono anche gli esami sul corpo di Giulia Cecchettin. Il medico legale ha appurato che era morta quando è stata portata da Filippo nella scarpata vicino a Barcis. L'autopsia ha cominciato a chiarire che la studentessa che era a un passo dalla sua festa di laurea è "morta dissanguata" per i numerosi colpi di arma da taglio, aggravati dai calci ricevuti. Dopo il completamento di questi esami la salma sarà restituita alla famiglia per l'ultimo saluto a Giulia. A Vigonovo, paese in cui vive la famiglia della Cecchettin, si è svolta intanto una fiaccolata silenziosa nel nome di Giulia, con la partecipazione di tremila persone. Erano presenti anche i genitori di Filippo, Nicola Turetta e Elisabetta Martini, che hanno sentito fosse loro dovere esserci come segno di vicinanza alla famiglia Cecchettin, che non hanno incontrato". Il padre di Filippo ha voluto precisare alcune dichiarazioni che a suo avviso erano state distorte: "Non ho mai detto - ha spiegato - che avrei preferito che Filippo fosse morto. Temevo facesse un gesto disperato. Mai io avrei solo voluto andare a riprenderli tutti e due vivi".
Turetta in isolamento nel carcere di Halle
Filippo Turetta è in una cella da solo non per motivi particolari ma in quanto è una modalità di detenzione "consueta" per i detenuti in custodia cautelare in Germania. E' quanto si desume da dichiarazioni fatte dal portavoce del Tribunale di prima istanza di Halle parlando del carcere della città della Sassonia Anhalt detto il "Bue rosso" (Roter ochse) e noto per il suo famigerato passato, soprattutto nazista ma anche comunista, al quale è stato dedicato un memoriale con esposizione permanente e progetti pedagogici e di ricerca sulle vittime della violenza di regime. Turetta "si trova attualmente nell'istituto per la custodia cautelare qui, nel centro della città di Halle, nel cosiddetto Roter Ochse", ha detto a giornalisti il viceportavoce dell'Amtsgericht, Thomas Puls. "Non sono il portavoce dello Jva (carcere, ndr) ma presumo che abbia una cella singola, come di consueto", si è limitato ad aggiungere Puls rispondendo a domande su quali siano le condizioni del giovane.
Il coltello spezzato e le tracce di sangue
A Fossò sono state trovate tracce di sangue e un coltello da cucina di 21 centimetri, senza manico, assieme un'impronta di calzatura, sporca probabilmente di sangue. Sul marciapiede sono stati poi trovati sangue con capelli sullo spigolo stradale e un pezzo di nastro telato argentato intriso di sangue e capelli "probabilmente applicato alla vittima per impedirle di parlar"», scrive il giudice. Anche qui è stata poi trovata un'impronta sporca di sangue di una calzatura, risultata compatibile con quella del parcheggio di Vigonovo
I buchi temporali da risolvere
Le indagini in corso mirano a mettere assieme le ultime tessere mancanti nella ricostruzione delle ultime ore di Giulia Cecchettin, caricata sulla Grande Punto nera di Filippo Turetta. Il video dello stabilimento Dior a Fossò coglie la scena della lite fatale fra i due, con l'agitarsi dei corpi all'interno dell'auto, il tentativo di fuga di lei, lui che la rincorre e la colpisce da dietro. C'è da capire cosa sia successo nel tragitto tra Fossò e Zero Bianco, in provincia di Treviso, fino al passaggio a Piancavallo in provincia di Pordenone, dove Filippo si ferma per trascinare una Giulia più volte accoltellata per gettarla nel dirupo dove è stata trovata.
Sette giorni di caccia all'uomo
I magistrati intanto hanno messo un primo punto riepilogativo sulle ricerche e la cattura di Filippo Turetta. Il procuratore capo Bruno Chierchi ha precisato che "Turetta non si è costituito, è stato prontamente individuato" e quindi catturato. Una fuga durata sette giorni che non poteva durare a lungo, perché come ha spiegato Chierchi "si tratta di un soggetto non inserito in ambito di criminalità organizzata" il quale non poteva contare su importanti appoggi esterni. Ora si attendono gli esiti dell'esame autoptico sulle macchie di sangue all'interno dell'auto e il coltello spezzato, raccolti dai Carabinieri. Poi sarà molto importante cosa dirà Turetta durante l'interrogatorio, quando arriverà in Italia.