Cari Fazio, Pif e Saviano che brutto il vostro spettacolo su Rai 1 per Falcone e Borsellino. Avete preso un cachet?
Alla fine non ce l'ho fatta e ho cambiato canale. Un profondo disagio, un malessere allo stomaco, la nausea di sentire le stesse cose, gli stessi dubbi. E la sensazione che fosse la rappresentazione di una moderna tragedia greca
Che delusione, lo spettacolo di Rai 1 dei Saviano, Pif e Fazio, su Falcone e Borsellino. Spettacolo sì, anche con musica, cantanti, dal balcone del palazzo Borsellino, in via D'Amelio, dall'albero di Casa Falcone. E gli attori, il commissario Montalbano alias Zingaretti che legge i brani dell'ultimo discorso, sembra quasi il testamento, di Paolo Borsellino da Casa Professa. E poi i presentatori, i divi del piccolo schermo e gli scrittori più famosi del pianeta.
Basta così
Alla fine non ce l'ho fatta e ho cambiato canale. Un profondo disagio, un malessere allo stomaco, la nausea di sentire le stesse cose, gli stessi dubbi. E la sensazione che fosse la rappresentazione di una moderna tragedia greca. Con gli attori - vedi lo splendido Michele Placido - che recitano, che si immedesimano in mafiosi che nel carcere dell'Ucciardone brindarono alla morte di Falcone. Forse sarà perché è una ferita ancora viva. Sì, dopo un quarto di secolo, 25 anni dopo che è cambiato il mondo quel cratere tra l'aeroporto di Punta Raisi e Palermo è come se avesse squassato per sempre le nostre vite. E ancora oggi è come se non fossero stati smaltiti, superati il lutto, il dolore, il vuoto, la mancanza fisica e intellettuale di Falcone e Borsellino, la privazione di affetti per le famiglie dei ragazzi della scorta. È la trasformazione di una drammatica storia dell'album della Prima Repubblica che lasciava gli ormeggi in una rappresentazione iconoclastica non mi è piaciuta.
I misteri di un golpe mai risolti
Confesso, i divi e i professionisti dell'Antimafia non mi sono mai piaciuti (mi riferisco a quelli che sulle disgrazie altrui hanno fatto fortune). Nello stesso tempo mi sento rassicurato dal lavoro dei magistrati e delle forze di polizia che sono i veri professionisti della legalità e dunque dell'Antimafia. Gli altri, giornalisti compresi, sono solo dei megafoni, dei divulgatori. Ecco il punto. Dopo venticinque anni i misteri del biennio nero, 92-93, quando i Corleonesi tentarono un golpe violento e sanguinario per chiudere i conti con la Prima Repubblica non sono stati risolti dal punto di vista processuale. È giusto continuare a indagare ma soprattutto sarebbe ancora più giusto che consegnassimo agli storici quella parentesi golpista. Brandire libretti rossi, parlare di pezzi dello Stato collusi, rivendicare la leadership dell'Antimafia mi ricorda il millennio passato. È forse venuto il tempo di guardare in avanti.
PS. Lo spettacolo è finito e lotto per nascondere una domanda che è diventata una ossessione: ma alla fine i partecipanti allo spettacolo hanno preso un cachet?