La difesa dell'Europa, il generale: "Senza Esercito non c'è sovranità"

Intervista con l'ex numero 1 dell'Aeronautica, il generale Pasquale Preziosa: "La creazione di un pilastro europeo all’interno della Nato servirebbe a identificare meglio l’UE, ma anche a sgravare gli Usa da un impegno che considerano pesante"

“L’Europa non ha un esercito: la storia ci ha insegnato che questo può diventare un problema”, ha detto a Tiscali Notizie l'ex numero 1 dell'Aeronautica, il generale Pasquale Preziosa. In effetti, dopo la seconda guerra mondiale si era capito che per evitare la terza sarebbe stato opportuno plasmare una Europa unita: nel “900 il Continente aveva partorito due guerre mondiali e la conseguente scomparsa di intere nazioni. Gli Usa - stanchi di combattere in Europa - chiesero ai nostri governi di studiare una nuova strutturazione (‘siete fonte di problemi per l’umanità, organizzatevi’). Per dare gambe all’idea, gli statunitensi si affidarono a Jean Monnet (membro del Comitato francese di Liberazione), Charles de Gaulle e Altiero Spinelli (padre dell'UE). Il primo passo fu la creazione nel 1951 della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA): il prologo del Trattato di Roma e quindi della Comunità economica europea, diventata Unione europea nel 1992.

La Nuova Europa e l'Esercito

Passi importanti, ma per dare forza alla Nuova Europa occorre un esercito. “Fin dalle prime battute si sente la necessità di una Comunità europea di difesa (CED), ispirata dalle idee di Spinelli (favorevole agli Stati Uniti d’Europa). Parlare di esercito europeo negli anni “50, quando il piano Marshall era stato attivato per far risorgere il Continente, era una scommessa da vincere: perché a oriente lo stalinismo si era consolidato e minacciava di aprire varchi; soprattutto, c’era stata la guerra di Corea, con l’appoggio dell’Urss a una parte di quella nazione. L’Europa, che non aveva una forza armata, in quel conflitto fu del tutto assente”, ha spiegato il generale. Per parlare un esercito europeo è stato necessario sdoganare la Germania. “Per ripartire l’Europa aveva bisogno di una difesa, per questo aveva accettato l’ombrello Nato. Crollato il muro di Berlino, però, gli Usa ci hanno chiesto di assumerci le nostre responsabilità (‘spendete di più per voi stessi’)”, ha spiegato Preziosa, che a Bari ha presentato con Dario Velo il libro: “La difesa dell'Europa”.

Il ruolo del Parlamento Europeo

L’Europa è andata avanti costituendosi come UE, si è data una moneta (la BCE è un’idea di Monnet), si è data uno statuto forte e indipendente. La sua indipendenza è tale che adesso riferisce solo al suo Parlamento.  “Il principe (l’Ue, in questo caso), di che cosa ha bisogno? Come sempre, della moneta (che c’è) e della spada (che non c’è)”, commenta ancora Preziosa, “anche se la difesa della Europa sinora è stata garantita dalla Nato, non c’è un esercito europeo messo in condizione di programmare la difesa dei nostri valori”. La sicurezza delle nostre nazioni, Adam Smith insegna, serve a creare fiducia fra i cittadini: “La maggiore ricchezza si è sempre avuta quando è stato possibile garantire la sicurezza. Sicurezza non solo militare, ma anche sicurezza del lavoro, sicurezza dello sviluppo economico e industriale. L’UE nasce prima come mercato. Che fonda il suo esistere con tre principi fondamentali: solidarietà, libertà e sussidiarietà”, ha sostenuto il generale.   

L'ombrello della Nato

L’UE è sussidiaria per quelle nazioni europee non possono fare da sole. “Se le regole non funzionano vanno cambiate. Sinora gli interventi militari sono stati concordati fra gli stati membri della Nato: con tutte le difficoltà di accordo che si sono viste. Esempio pratico: l’11 settembre cadono le torri gemelle, la Nato esprime la solidarietà agli Usa solo dopo un mese. Quale minaccia può aspettare un mese prima che si possa agire? La Nato è potente ma ha un difetto: per avere il consenso ci vuole tempo, un difetto che può vanificare la qualità dell’intervento”, ha sostenuto l’ex militare, che dopo essere andato in pensione ha accettato l’incarico di docente di Geopolitica all’UNI Cusano.  L’U. Europea, per diventare una potenza autonoma ha bisogno di 4 pilastri: economia, relazioni diplomatiche, intelligence e Difesa. Se non c’è difesa, manca uno degli elementi fondanti della sovranità.

Quanti soldati occorrono?

Quanti soldati occorrono per mettere al riparo l’Europa? Tutti sono gelosi delle loro forze armate, perché esprimono sovranità. Gli eserciti per poter svolgere al meglio le loro funzioni devono avere un numero di uomini congruo per il ruolo che svolgono. “La legge italiana, per esempio, sostiene che entro il 2024 le nostre truppe devono essere ridotte sino a 150 mila unità. Pensiamo veramente che 150 mila uomini possano rappresentare un nucleo duro contro le minacce che possono essere espresse da altri contendenti? Assolutamente no. E questo vale per tutte le nazioni europee, compresa l’Inghilterra della Brexit, e la Germania, che ha nella Costituzione post secondo conflitto mondiale una norma che le impedisce materialmente qualsiasi azione al di fuori del suo territorio”, commenta Preziosa.

Il pilastro europeo

La creazione di un pilastro europeo all’interno della Nato servirebbe quindi a identificare meglio l’UE, ma anche a sgravare gli americani da un impegno che ormai considerano pesante. “Da quando è caduto il muro di Berlino, gli Usa ci chiedono: perché non pagate per la difesa? Non potete sempre ricorrere alle nostre risorse, tagliando le vostre. Siamo arrivati al punto che un presidente americano ci ha imposto l’impegno nel bilancio di ciascuno stato del 2% del prodotto interno lordo (Pil). Qualche nazione l’ha fatto, altri invece, compreso il nostro Paese, non lo raggiungeranno, per ragioni economiche, mai. Quindi, quando non si riesce ad avere forze sufficienti per portare avanti il discorso difesa, l’alleanza diventa importante. Ecco perché un esercito dell’Europa unito che svolge le sue funzioni all’interno della Nato può diventare una risposta saggia alle esigenze del momento storico che stiamo attraversando”.

L'industria della Difesa

Altro punto dolente, l’industria della Difesa: in Europa ci sono 134 piattaforme militari per fare le stesse cose che gli Stati Uniti fanno con 34.  “Questo vuol dire che nell’UE alcuni paesi replicano tecnologie già esistenti: diseconomie che indeboliscono l’industria militare Europea, perché se non si agisce in squadra non si va da nessuna parte: oggi nessuno Stato può finanziare da solo una buona difesa; l’Europa ha molti debiti economici, quindi, solo l’economia di scala può permetterci di avere equipaggiamenti che abbiano un costo giusto con la più alta tecnologia possibile, ecco perché dobbiamo metterci assieme”, ha sostenuto il docente universitario.  

L'industria per la Difesa

Esiste una industria per la Difesa per ogni Stato, deve diventare l’industria della difesa dell’Unione Europea. “Del resto, gli Eurofighter (aerei da combattimento) sono stati costruiti da un consorzio che comprende, oltre all’Italia, l’Inghilterra … l’industria della Difesa, già dopo la prima rivoluzione industriale (e ora ancora di più con la globalizzazione) è diventata internazionale, ovviamente non per le tecnologie di punta, come gli aerei stealth (invisibili al radar), che per chiare ragioni di opportunità non vengono cedute a cuor leggero”. Il vantaggio di una industria europea per la difesa, qual è? Ha spiegato ancora Preziosa: “E’ già dal 2015, la commissione europea ha messo a disposizione degli Stati un fondo europeo di 13 miliardi per la ricerca e gli investimenti per le nuove piattaforme che debbano andare a coprire il gap capacitivo di alcuni stati europei. E questi sono i primi soldi, per mettersi alla pari l’Europa dovrà metterne a disposizione altri. Dobbiamo tenere conto che la Commissione oggi gestisce 100 miliardi di budget, ma si deve anche tenere conto che l’autority indipendente della Bce ha messo a disposizione 1000 miliardi per coprire le richieste di copertura dei redditi di cinque paesi, compresa l’Italia. Quindi oggi la commissione è nelle condizioni di stabilire una politica che fa comodo ai singoli stati europei in termini di difesa, che possa agire all’interno della Nato. Per esempio già le marine e le aereonautiche possono già far parte di questo pilastro europeo. Basta cominciare con un piccolo nucleo, con il tempo di vedranno poi quali sono le effettive esigenze, che sono le esigenze di sovranità dei piccoli Stati”. Basta guardare cosa è successo nel corso della Storia negli Usa, per capire che la strada che l’Europa deve abbandonare il confederalismo per il federalismo. Ed è poi il terreno che detta quel che devi essere e devi diventare: è necessario cominciare ad agire. “E’ su questi elementi che si gioca la partita: perché, o costruiamo il pilastro europeo all’interno della Nato, oppure, se malauguratamente, gli Usa dovessero abbandonare la Nato, l’Europa si troverebbe senza una difesa … la mancata presenza degli Usa in Europa dopo la prima guerra mondiale (isolazionismo Usa) ha determinato la seconda guerra mondiale”.

Le premesse per una nuova guerra mondiale

Supponiamo che questa storia si ripeta, nel nostro Continente si creerebbero subito le premesse per un nuovo scontro mondiale. “L’Europa deve essere pronta: mi rendo conto che il problema di Trump è il dollaro, perché fra la prima e seconda guerra mondiale la sterlina decade e la moneta di riferimento diventa il dollaro.  Mitterrand diceva: chi ha la moneta di riferimento ha un grande vantaggio, può stampare tutta la moneta che vuole. L’euro così com’è ha solamente il 10% in meno rispetto al dollaro in termini di contratti e altro, quindi gli Usa vedono la nostra moneta come una minaccia. Secondo però me la vera minaccia viene dalla Cina e Taiwan, perché presto potrebbero rivendicare la moneta di riferimento. Ecco che la cooperazione trans atlantica in questo caso potrebbe rivelarsi vincente anche sulla moneta, ma solo se l’Europa prende coscienza che è tempo di difendersi e che deve camminare sulle proprie gambe”.