Trust fittizi alle Bahamas e donazioni false di opere d'arte, il Gip: cosa facevano gli Agnelli per sfuggire al Fisco
Tutto escogitato diminuire la massa ereditaria della nonna Marella e che emerge dal decreto che ordinava il sequestro di 74 milioni di euro a carico di John, Lapo e Ginevra Elkann
Due trust "fittizi" alle Bahamas, "donazioni false" di opere d'arte e oggetti preziosi per un valore di 170 milioni. Sono queste le "novità" investigative sul patrimonio di Marella Caracciolo, vedova dell'avvocato Gianni Agnelli, morta nel 2019, indicate dal tribunale di Torino nel decreto con cui nei giorni scorsi è stato disposto il sequestro di denaro e titoli per 74 milioni di euro a carico dei nipoti della donna (John, Lapo e Ginevra Elkann) e altri due indagati. Secondo gli inquirenti si trattava di meccanismi per ridurre la "massa ereditaria" e pagare meno tasse.
Una vicenda paradossale nata intorno alla guerra tra i tre rampolli Elkann e la madre Margherita Agnelli che si contendono il cospicuo patrimonio di Marella, compresi i suoi redditi, detenuto all'estero, con l'intento - ipotizza la procura di Torino - di sottrarlo alle leggi successorie e fiscali italiane.
Il sequesto di 74,7 milioni di euro per frode fiscale
Il sequestro preventivo da parte della Procura di Torino di 74,8 milioni di euro per frode fiscale, ordinato nei giorni scorsi, ha destato molto scalpore. Coinvolti nell'inchiesta, oltre i fratelli e sorella Elkann, è anche il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen. Al centro della vicenda la presunta costruzione da parte dei nipoti di Caracciolo di una residenza fittizia in Svizzera della nonna. Secondo gli inquirenti la donna avrebbe però risieduto stabilmente in Italia almeno dal 2010 e, dal 2015 al 2019 (quando è deceduta). In relazione a questo, non sarebbero stati versati all’erario nazionale 42,8 milioni di Irpef e 32 milioni di tasse ereditarie su una massa di 800 milioni, tra immobili, quote di fondi di investimento, opere d’arte e gioielli.
La difesa dei fratelli e sorella Elkann ha commentato che il sequestro "è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità", e su Caracciolo ribatte che "era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta, ben prima che nascessero i fratelli Elkann. La volontà di risiedere in Svizzera non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita".