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Verso le elezioni Europee. Enrico Letta: "L’Europa serve ancora e i sovranisti sbagliano”

Serve ancora l’Europa? E se si, a cosa? A poco più di un mese dall’appuntamento con le elezioni europee di maggio, le prime senza il Regno Unito, la domanda è di stringente attualità

Paola Pintusdi Paola Pintus   
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Serve ancora l’Europa? E se si, a cosa? A poco più di un mese dall’appuntamento con le elezioni europee di maggio, le prime senza il Regno Unito, la domanda è di stringente attualità, tanto più in uno scenario di transizione che a partire dalla Brexit ha visto l’ascesa impetuosa del nazional-populismo nel Vecchio Continente, Italia compresa. E che rischia, per la prima volta dopo la fine della Grande guerra, di compromettere il processo di convergenza iniziato nel lontano 1957. “La direzione che ha preso l’Italia in questa fase storica non mi piace. Siamo uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea, fa parte della nostra storia ed è in quella direzione che si trova l’unico futuro possibile. Volgersi verso i paesi dell’Est europeo è una pericolosissima deriva, ed è un’illusione. In un mondo polarizzato in due grandi sfere di influenza, da soli possiamo scegliere se aderire all’egemonia americana oppure a quella cinese, senza possibilità di negoziazione. Oppure possiamo restare uniti, e costruire insieme l’alternativa europea”.

Enrico Letta

A parlare è l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, oggi direttore della Scuola di Affari Internazionali dell’Università Sciences Po a Parigi ed autore del libro “Ho imparato”, un’analisi impietosa della politica italiana degli ultimi anni in cui spiega come per affrontare le sfide più pressanti del presente sia impossibile prescindere dall’ unità europea. “Davanti a noi abbiamo due grandi emergenze a cui le ricette sovraniste non sono in grado di dare risposte efficaci” spiega Letta. “Partiamo dalla sfida ambientale. Nel 1966 al mondo c’erano tre miliardi di persone e il modello consumistico era circoscritto a poche aree del pianeta. Nel 2050 saremo dieci miliardi, tutti vorremo l’aria condizionata, gireremo in macchina e vorremo viaggiare in aereo. Sono cambiati radicalmente i paradigmi del consumo, ormai massificati. Piaccia o non piaccia ha ragione Greta: il climate change è la grande questione del futuro”

Il sovranismo

“Il sovranismo in questo nuovo scenario è perdente, perché guarda ad un passato che non ritorna ed è incapace di decifrare l’evoluzione della realtà. Dicendo “voglio essere padrone a casa mia”, il sovranista si illude di poter chiudere fuori dalla porta il mondo là fuori, ma non tiene in considerazione che come viviamo a casa nostra oggi dipende da scelte globali a cui o partecipiamo o da cui saremo esclusi. L’ambiente è l’esempio classico di questa situazione”, prosegue Letta. “Sui temi ambientali o c’è un’Europa forte in grado di imporre a Cina e Usa comportamenti virtuosi o non saremo in grado di incidere sulle politiche a livello globale sul tema”.

L’altra grande questione, speculare a quella dell’ambiente è la gestione dei big data. “Oggi tutta la nostra identità è racchiusa dentro un telefonino. Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione: il futuro sarà orientato alla lotta per il controllo dei dati sensibili, attraverso cui è possibile profilare le persone, orientare il consenso, vincere le elezioni, e persino influenzare le politiche dei governi. Non è solo un problema di privacy, ma di protezione dei dati personali. Quale modello di gestione vogliamo costruire? Abbiamo già perso la partita sull’evoluzione tecnologica, non possiamo però permetterci di perdere la partita sulle regole. Ma dobbiamo farlo da una prospettiva europea, o saremo condannati alla marginalità”. Ecco perché è importante non fermare il processo di integrazione, ma occorre semmai rafforzarlo. “L’Europa deve cambiare, certo, prosegue Letta. Ma oggi dobbiamo decidere se vogliamo essere americani, cinesi, oppure se vogliamo continuare a perseguire l’unica alternativa possibile: essere europei”

 

Paola Pintusdi Paola Pintus   

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