Drone russo sul Lago Maggiore, aperta un’inchiesta per spionaggio e terrorismo. Cosa si fa nel centro Jrc filmato
Il velivolo, secondo quanto emerso, avrebbe sorvolato più volte l’area durante il mese di marzo, violando una “no fly zone” attiva proprio per la sensibilità del sito.
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo d’indagine per spionaggio politico o militare, aggravato dalla finalità di terrorismo (art. 257 del Codice Penale), in seguito all’avvistamento di un drone di fabbricazione russa nei cieli sopra il Lago Maggiore, in particolare nei pressi della sede del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea a Ispra, in provincia di Varese. Il velivolo, secondo quanto emerso, avrebbe sorvolato più volte l’area durante il mese di marzo, violando una “no fly zone” attiva proprio per la sensibilità del sito.
Cosa è il JRC
Rappresenta uno dei poli scientifici più rilevanti d’Europa per la ricerca strategica e tecnologica. La sua vicinanza agli stabilimenti di Leonardo – colosso nazionale dell’aerospazio e della difesa – ha sollevato immediatamente preoccupazioni sulla sicurezza nazionale e sulla possibilità che si tratti di un’operazione di intelligence ostile.
L’allarme
E' scattato grazie al sistema sperimentale di rilevamento del Centro europeo, in grado di individuare velivoli non identificati. Sarebbero stati almeno cinque i passaggi del drone rilevati nelle scorse settimane. Il mezzo, presumibilmente dotato di telecamere ad alta definizione e sensori notturni per la mappatura tridimensionale, non ha più fatto ritorno e al momento non avrebbe lasciato tracce evidenti.
Le indagini
Il fascicolo è stato affidato al pool Antiterrorismo della Procura di Milano, guidato dal procuratore capo Marcello Viola, dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Alessandro Gobbis. Nel pomeriggio è prevista una riunione operativa con i carabinieri del ROS per analizzare le informazioni finora raccolte e pianificare gli accertamenti tecnici e investigativi.
L'intreccio con un'altra indagine
L’episodio ha immediatamente innescato l’attenzione anche della politica nazionale ed europea. Al vaglio degli inquirenti c’è anche l’ipotesi di un possibile collegamento con un’indagine avviata nel novembre scorso, che coinvolge due imprenditori brianzoli accusati di aver collaborato con l’intelligence russa per mappare i sistemi di videosorveglianza di Roma e Milano in cambio di pagamenti in criptovalute. Il contesto internazionale e la natura del bersaglio fanno temere un tentativo sofisticato di raccolta informazioni a fini strategici, in un momento in cui le infrastrutture critiche dell’Unione Europea sono costantemente sotto osservazione da parte di attori ostili.