Un bambino di 10 anni muore cadendo in un pozzo di 15 metri. Salva un'educatrice: "Non ce l'ho fatta"
Il piccolo sarebbe caduto nel pozzo e la donna sarebbe scesa nello stesso pozzo per tentare di salvarlo. La morte del bambino ricorda la tragedia di Vermicino, 43 anni fa, quando morì il piccolo Alfredino Rampi

Doveva essere una giornata di festa e celebrazione dell’inclusione fra disabili e normodotati, e invece è finita in tragedia una escursione organizzata dalla fondazione Anffas di Palazzolo Acreide, piccolo centro in provincia di Siracusa. Un bimbo di 10 anni che partecipava insieme al fratello disabile alla gita, è salito sulla copertura di un pozzo artesiano che avrebbe ceduto sotto il suo peso facendo precipitare il piccolo in acqua. Un volo di almeno sette metri - il pozzo è profondo 15 ed era pieno per la metà - che non ha lasciato scampo al bambino, trovato morto dai vigili del fuoco chiamati dagli operatori della onlus.
Ricoverata l'educatrice
"Non ce l'ho fatta", lo ha detto ancora sotto choc l'educatrice 54enne di Palazzolo Acreide (Sr) che ha cercato di soccorrere il bimbo. La volontaria è stata ricoverata all'ospedale di Siracusa per le ferite riportate durante il tentativo di aiutare il piccolo. Secondo le prime ricostruzioni - ma la dinamica è ancora da verificare - accortasi di quanto era accaduto la donna ha provato a scendere lungo le pareti del pozzo, che nel primo tratto ha una serie di appoggi in mattoni. L'operatrice è poi scivolata ma non sarebbe precipitata in acqua. I vigili del fuoco sono riusciti a recuperarla e l'hanno affidata alle cure del 118. Vani, invece, i tentativi di aiutare il bambino che è finito in acqua e probabilmente è affogato.
In attesa dell’autopsia
Nei prossimi giorni verrà eseguita l'autopsia sul corpo del piccolo che chiarirà le cause della morte. L'incidente è avvenuto nelle campagne di Palazzolo, in contrada Falabia dove un gruppo di ragazzini partecipava a un campo estivo. Oggi la onlus aveva organizzato una gita, ieri i bambini avevano partecipato a un laboratorio. Le attività coinvolgono bambini con disabilità e bimbi normodotati, con l'obiettivo di creare la massima integrazione. Secondo quanto ricostruito al momento, ad un certo punto il bambino sarebbe salito sulla copertura del pozzo e avrebbe iniziato a saltare. Il chiavistello avrebbe ceduto e la copertura si sarebbe rotta.
I primi tentativi di soccorso
Alla scena avrebbe assistito l'operatrice che avrebbe cercato di scendere giù. Per recuperare il corpo del piccolo sono stati necessari i sommozzatori dei vigili del fuoco. Sulla tragedia la procura di Siracusa ha aperto un'indagine ancora a carico di ignoti, in cui viene ipotizzato il reato di omicidio colposo. I magistrati hanno disposto il sequestro dell'area e l'inchiesta è delegata ai carabinieri. "Siamo subito intervenuti quando ci è arrivata la chiamata di soccorso. Una volta arrivata sul posto la squadra, i vigili del fuoco si sono immediatamente calati nel pozzo e sono riusciti a recuperare la donna in vita, che è stata affidata ai sanitari. Purtroppo per il piccolo non c'è stato nulla da fare, abbiamo tentato il possibile ma quando lo abbiamo recuperato era già morto", ha raccontato il comandante dei vigili del fuoco di Siracusa, Ugo Macchiarella, che ha coordinato le operazioni di soccorso. La vittima aveva due fratelli, uno di 18 anni e il secondo di 4. Per il lutto sono state sospese le celebrazioni in onore del patrono del paese, San Paolo, festa molto sentita e nota.
Il ricordo di Alfredino Rampi
La tragedia di Alfredino inizia la sera del 10 giugno del 1981. I genitori del bambino, non vedendolo rientrare, lanciano l'allarme. Qualche ora più tardi un poliziotto avverte dei deboli lamenti provenire da un pozzo artesiano: è la voce del bambino. Da quel momento si susseguiranno diversi disperati tentativi di soccorso che però non avranno esito. Il 12 giugno arriva a Vermicino anche l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini per seguire di persona l'andamento delle operazioni, che però non riusciranno a salvare la vita del bambino. Da quella sconfitta della macchina dei soccorsi, incassata nonostante gli atti di eroismo di alcuni, sono nati successivamente il dipartimento della Protezione Civile e un Centro, che porta il nome di Rampi, che oggi si occupa di informare sui rischi e intervenire in situazioni di emergenza.