Il grande dolore grande di papa Francesco per la condizione dei migranti
Il pontefice chiede rispetto per la loro umanità e all’Angelus ripete l’appello per politiche umanitarie adeguate alla gravità del problema.
Alla vigilia del suo viaggio apostolico a Cipro e in Grecia (2-6 dicembre) papa Francesco lancia una vera e propria offensiva per passare dalle politiche dei muri e del respingimento, risultate inadatte, a politiche di accoglienza e ospitalità nei confronti dei migranti, divenuto nuovamente un’emergenza che assedia l’Europa dai confini di mare e di terra. L’unico appello dopo l’Angelus della prima domenica di Avvento che apre la preparazione al Natale, Francesco lo ha riservato allo scottante dossier emigrazione che finora non trova una soddisfacente soluzione nelle cancellerie e nei parlamenti occidentali.
Ma già ieri il papa aveva trattato con una certa ampiezza il tema in due occasioni. “Il mare, che molti popoli abbraccia, con i suoi porti aperti – aveva detto nel videomessaggio ai fratelli e sorelle di Cipro e Grecia - ricorda che le sorgenti del vivere insieme stanno nell’accoglienza reciproca. Già ora mi sento accolto dal vostro affetto e ringrazio quanti da tempo stanno preparando la mia visita. Ma penso anche a coloro che, in questi anni e oggi ancora, fuggono da guerre e povertà, approdano sulle coste del continente e altrove, e non trovano ospitalità, ma ostilità e vengono pure strumentalizzati. Sono sorelle e fratelli nostri. Quanti hanno perso la vita in mare! Oggi il “mare nostro”, il Mediterraneo, è un grande cimitero. Pellegrino alle sorgenti dell’umanità, mi recherò ancora a Lesvos, nella convinzione che le fonti del vivere comune torneranno a essere floride soltanto nella fraternità e nell’integrazione: insieme. Non c’è un’altra strada”.
E incontrando gli organizzatori del Festival interculturale di Giàvera del Montello aveva incoraggiato ad aprire una nuova pagina rispetto al dossier immigrati. “Vi ringrazio di avermi fatto conoscere l’esperienza del vostro Festiva. Mi ha colpito leggere l’elenco delle associazioni e dei gruppi di migranti che partecipano a questa iniziativa e la portano avanti” e così il Festival è diventato “un crocevia, un luogo di incontro, di dialogo, di conoscenza reciproca”. È bello e molto significativo che il vostro Festival sia nato e sempre rinasca da un’esperienza di convivenza. Non nasce a tavolino, sulla base di un progetto ideologico, ma da giornate, mesi, anni di condivisione con i migranti. Con le loro storie, coi loro problemi, e soprattutto con il loro bagaglio di umanità, di tradizioni, di cultura, di fede…E poi – questo sì – la vostra iniziativa nasce dalla volontà di far conoscere l’esperienza vissuta, di farla circolare nel tessuto sociale, per contribuire a diffondere una cultura di accoglienza. Cultura dell’accoglienza contro la cultura dello scarto. C’è n’è tanto bisogno!
Perché la realtà delle migrazioni nel nostro tempo ha assunto caratteristiche che a volte possono spaventare. Oggettivamente il fenomeno è molto complesso, e purtroppo ci sono gruppi criminali che ne approfittano; i migranti rischiano di essere strumentalizzati anche all’interno dei conflitti geopolitici. Allora cessano di essere persone e diventano numeri. Pertanto c’è più che mai bisogno di luoghi in cui si mettono al centro i volti, le storie, i canti, le preghiere, l’arte dei migranti”. Francesco che ieri ha ricevuto il primo ministro albanese ha elogiato la disponibilità di Albania all’accoglienza perché - gli ha confidato il primo ministro - “a chi ti bussa alla porta devi aprire, perché è Dio”. Questo modo di vedere la realtà delle migrazioni – ha detto il papa ai promotori del Festival – non vuol dire nascondere o ignorare le difficoltà e i problemi. Chi meglio di voi li conosce e può testimoniarli? E dunque è importante che le vostre esperienze siano anche messe a disposizione della buona politica, per aiutare chi ha responsabilità di governo a livello locale, nazionale e internazionale a fare scelte che sappiano sempre unire il sano realismo con il rispetto della dignità delle persone. Ho visto uno dei quadri che avete portato, sulle torture che subiscono i migranti quando quei trafficanti li prendono. E questo succede oggi. Non possiamo chiudere gli occhi!”.
E’ noto che fin dall’inizio del suo pontificato Francesco ha elaborato una piattaforma complessiva per avviare a soluzione la questione immigrazione che tocca l’intero pianeta. Spunti di attualità scottante sono stati richiamati di nuovo oggi quasi come proposta concreta a mettere in atto la vigilanza dei cristiani per superare le difficoltà della vita senza contentarsi di addormentarsi impigriti sul divano. “Ma quanti migranti – pensiamo questo – quanti migranti sono esposti, anche in questi giorni, a pericoli gravissimi, e quanti perdono la vita alle nostre frontiere! Sento dolore per le notizie sulla situazione in cui si trovano tanti di loro: di quelli che sono morti nel Canale della Manica; di quelli ai confini della Bielorussia, molti dei quali sono bambini; di quelli che annegano nel Mediterraneo. Tanto dolore pensando a loro. Di quelli che sono rimpatriati, a Nord dell’Africa, sono catturati dai trafficanti, che li trasformano in schiavi: vendono le donne, torturano gli uomini… Di quelli che, anche in questa settimana, hanno tentato di attraversare il Mediterraneo cercando una terra di benessere e trovandovi, invece, una tomba; e tanti altri”.
Francesco ha ringraziato le istituzioni, della Chiesa cattolica e non solo, a partire dalle Caritas nazionali, e tutti coloro impegnati “nell’alleviare le sofferenze” dei migranti. E ha concluso rinnovando “l’appello accorato a coloro che possono contribuire alla risoluzione di questi problemi, in particolare alle Autorità civili e militari, affinché la comprensione e il dialogo prevalgano finalmente su ogni tipo di strumentalizzazione e orientino le volontà e gli sforzi verso soluzioni che rispettino l’umanità di queste persone”.