[Esclusiva] Il mistero della morte di Doddore e il documento del tribunale: "Salute a rischio ma non può uscire"
La legale dell’indipendentista sardo, l’avvocata Cristina Puddu, aveva inutilmente sollecitato l'amministrazione giudiziaria e le autorità sanitarie nazionali e regionali a fare tutto il possibile per strapparlo da una condanna a morte quasi annunciata

La morte di "Doddore" Meloni, l'indipendentista sardo di 74 anni che ha cessato di vivere nell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari, dopo 67 giorni di sciopero della fame attuato per rivendicare il riconoscimento dello status di detenuto politico, poteva essere evitata. La legale dell’indipendentista sardo, l’avvocata Cristina Puddu, aveva inutilmente sollecitato l'amministrazione giudiziaria e le autorità sanitarie nazionali e regionali a fare tutto il possibile per strapparlo da una condanna a morte quasi annunciata.
Con una istanza la legale aveva infatti chiesto che il suo assistito potesse finire di estinguere le pene definitive per le quali era finito in carcere agli arresti domiciliari, adducendo gravi motivi di salute. La richiesta era stata però respinta dal magistrato di Sorveglianza del Tribunale di Cagliari il 19 giugno del 2017: perché aveva ritenuto, recependo le relazioni dei medici del Centro clinico della casa circondariale di Uta dove Meloni era detenuto prima del ricovero in ospedale, e dello stesso ospedale Santissima Trinità, le condizioni salute del sardista compatibili con la detenzione in carcere.
Il magistrato aveva rigettato l’istanza, sostenendo che “le condizioni generali di Meloni, come visto costantemente monitorate e adeguatamente fronteggiate, non determinano infatti una situazione di incompatibilità – neppure sotto il profilo della contrarietà al senso di umanità – con il regime carcerario: esse risentono della malnutrizione indotta dal comportamento alimentare dell’istante, sostenuto da atteggiamenti rivendicativi e oppositivi nei confronti della struttura carceraria”. Che nel caso di “Doddore” si concretizzava in un rifiuto di “adeguata alimentazione e idratazione”, finalizzato a ottenere che sia “disposta con urgenza l’esecuzione della condanna in regime di detenzione domiciliare”, come chiedeva l’avvocata Puddu.
Il magistrato di sorveglianza aveva preso la sua decisione tenendo conto degli accertamenti medici che “hanno escluso che Meloni versi in concreto pericolo di vita”. Salvo poi rimarcare che la distrazione e lo scarso introito alimentare (ridotto a qualche omogenizzato) “potrebbero condizionare” lo stato di salute fisica e mentale “alla luce della sua età e delle minori capacità di resistenza, adattamento e reattività del suo organismo” esponendolo a una seria “compromissione” del suo stato di salute. In sostanza all’indipendentista sardo non poteva essere concesso il beneficio dei domiciliari perché il suo stato di salute e di sofferenza era indotto da un comportamento deliberatamente “autoprodotto”.
Quindi, strumentale, si legge ancora nell’istanza di rigetto, per il “raggiungimento di una condizione di incompatibilità delle sue condizioni di salute con il regime detentivo”. Il digiuno cui si era sottoposto era, secondo i magistrati, era solo un escamotage studiato da Meloni per poter scontare il residuo pena ai domiciliari. Il magistrato di sorveglianza - ha spiegato l'avvocata - ha rigettato l'istanza presentata due settimane fa dopo aver preso atto che gli accertamenti medici eseguiti presso il carcere di Uta hanno escluso che Meloni versi in concreto pericolo di vita". "Sarebbe stato più rispettoso della persona e della sua dignità - aveva osservato - se nel provvedimento si fosse dichiarato espressamente che Doddore Meloni deve scontare la sua condanna e deve morite dentro il carcere di Uta".
L'avvocata Puddu, la moglie e le cinque figlie di "Doddore", Francesca, Tiziana, Annalisa, Marisa e Cristina, e numerosi amici, aspettano ora l'esito dell'autopsia, sollecitata dai familiari, che sarà eseguita dal medico legale Roberto Demontis alla presenza di un consulente di parte nominato dai parenti. La necessità di fare chiarezza sulla morte di Meloni è stata ribadita dall'avvocata che nelle ultime settimane aveva ripetutamente denunciato la incompatibilità della detenzione con le condizioni di salute del suo assistito.