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[Esclusiva] Il docente universitario italiano delle Ong amico del boss dei trafficanti di migranti

Sul suo profilo Facebook, si qualifica come interprete e docente di lingua araba presso una università italiana e dice di aver partecipato come traduttore a missioni di Mare Nostrum a bordo della San Giorgio e San Giusto

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   
[Esclusiva] Il docente universitario italiano delle Ong amico del boss dei trafficanti di migranti

Si chiama Mohamed, è un cittadino siriano di origine curda. Ha perso moglie e figli in un naufragio e in un centro di accoglienza ha raccontato di aver riconosciuto tra i migranti il capo dei trafficanti di uomini di Sabratha.

«Dopo aver rimandato più volte la decisione, nel mese di luglio scorso io e mia moglie abbiamo deciso di lasciare la Libia e raggiungere l'Europa con la speranza di poter dare un futuro migliore ai nostri figli. In Libia, soprattutto a Tripoli e Sabratha, è facile trovare persone in grado di organizzare viaggi per l'Italia, ma vivendo a Beni Walid non sapevo chi contattare. Così ho chiamato un amico siriano che vive a Tripoli che mi ha messo in contatto con un libico di origini siriane, persona che è considerata molto affidabile, l'ho contattato telefonicamente. Mi ha detto di chiamarsi Abdul e mi ha rassicurato dicendomi che mi avrebbe fatto partire con una grande barca da pesca con al massimo 25 compagni di viaggio. Che per l'equivalente di 6.600 euro avrei avuto anche da mangiare, acqua, giubbotti salvagente, una bussola e un satellitare. Mi disse che il viaggio sarebbe durato poco perché le navi italiane ci avrebbero soccorso subito».

Dunque la partenza, il viaggio. «La sera del 18 agosto, intorno alla mezzanotte, Abdul è venuto a prenderci. Prima di portarci via a bordo della sua BMW, ha preteso il pagamento per contanti della somma concordata. Dopo 15 minuti di viaggio abbiamo raggiunto una spiaggia dove c'erano due piccole barche di legno e circa 60/65 persone in attesa di imbarcarsi. I migranti erano controllati da 5/6 libici armati».

A Mohamed vengono mostrate nei giorni seguenti fotografie di sospetti scafisti e alcune pagine Facebook collegate al nome di Abdul. Il profugo ha riconosciuto in lui l'organizzatore del suo viaggio.

Ora l'attività investigativa si è concentrata su alcuni aspetti inquietanti. Come i rapporti di Abdul con un insospettabile, un professore universitario, un traduttore.

Sul suo profilo Facebook, si qualifica come interprete e docente di lingua araba presso una università italiana e dice di aver partecipato come traduttore a missioni di Mare Nostrum a bordo della San Giorgio e San Giusto, per contro dell'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Una millanteria o c'è qualcosa di vero su quanto afferma?

Ma dalla lettura di rapporti di funzionari delle forze di polizia emerge un altro inquietante spaccato: quando i migranti scendono a terra dalle navi Ong è come se abbiamo subito un lavaggio del cervello. Nei loro rapporti, gli ufficiali di Eunavform Med (l'operazione militare europea per contrastare i trafficanti di migranti) riferiscono che i migranti «manifestano riluttanza nel cooperare».

Anche la Procura di Trapani indaga sulle Ong. Di certo una delle navi che ha recuperato migranti a 7 miglia dalle coste libiche, nelle acque territoriali libiche, la Dignity One, riconducibile alla Ong Medici senza frontiere, che batte bandiera panamense. Rilevano gli ispettori di polizia: «I migranti non sono stati molto collaborativi nel fornire informazioni dettagliate circa il viaggio, attribuendo la colpa alla stanchezza e alle ore di viaggio estenuanti». Troppe cose non quadrano.

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   
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