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Ha la sclerosi multipla, docente rimossa dopo 24 anni di insegnamento

Decisione inspiegabile visto che Maria Carmela Gioffrè, professoressa di italiano, storia e geografia, non ha accusato nessun ulteriore problema di salute oltre a quelli con cui convive dal 1990

Claudio Cordovadi Claudio Cordova   
Aula
Aula (Foto Ansa)

Ha insegnato per 24 anni, anche durante il lockdown. La sua malattia – la sclerosi multipla – non le ha impedito di svolgere la professione che ha sempre amato. E di essere apprezzata dai suoi alunni. Per 24 anni, fino allo scorso 23 marzo, quando Maria Carmela Gioffrè è stata sollevata dall’incarico per “inidoneità psico-fisica” a causa della sua malattia: la sclerosi multipla.

L’impegno di Maria Carmela Gioffrè

Accade a Bagnara Calabra, località balneare di nemmeno 10mila anime sul litorale tirrenico della provincia di Reggio Calabria. Si tratta di uno dei centri più importanti per la pesca del pescespada. Ma anche uno snodo cruciale per le dinamiche ‘ndranghetistiche. Proprio negli scorsi anni, il Consiglio Comunale è stato sciolto per infiltrazioni della criminalità organizzata. Maria Carmela Gioffrè è una professoressa di italiano, storia, geografia ed educazione civica dell'istituto comprensivo "U. Foscolo" di Bagnara Calabra. Ma anche un’attivista antimafia, impegnata nel sociale soprattutto con Libera. Impegno, culturale, professionale, di vita, che la sclerosi multipla non ha impedito di portare avanti con successo. Nonostante la malattia le sia stata diagnosticata nel lontano 1990, Maria Carmela Gioffrè ha studiato, si è laureata e si è sposata. E ha lavorato per 24 anni. Anche durante i due anni di pandemia da Covid-19 non ha mai abbandonato i suoi studenti. Né in lockdown, né quando, come previsto dalla legge per i lavoratori fragili, li ha seguiti tramite la Dad. Il suo, del resto, è un lavoro concettuale e intellettuale, di rapporto, anche emotivo, con gli studenti. Non di certo un lavoro che richiede prestanza fisica.

Inidonea a lavorare… dopo 24 anni

Ma adesso, secondo quanto rilevato dal dirigente scolastico del plesso esisterebbe "l'impossibilità di trasferire temporaneamente il lavoratore fragile a mansioni, equivalenti o anche inferiori, compatibili con il suo stato di salute". Lo scorso 23 marzo è stata sollevata dal suo incarico, dopo alcuni mesi in cui ha aderito alla malattia d’ufficio. Ancor prima del 23 marzo, il 2 marzo, una Commissione Medica a Catanzaro ha stabilito la non idoneità al servizio. Cosa è cambiato in questi ultimi mesi? Nulla. La docente non ha accusato nessun ulteriore problema oltre a quelli con cui convive dal 1990. La docente, infatti, si muove su una sedia a rotelle a causa della sua malattia. Ma tutto ciò ha portato alla risoluzione del rapporto di lavoro per inidoneità psico-fisica assoluta al servizio. E questo nonostante sia stato inoltrato un ricorso alla Superiore Commissione Medica Interforze di Roma. Una decisione che la stessa docente considera incomprensibile, dato che, stando agli accertamenti medici, le sue condizioni sono sostanzialmente stazionarie dal 2004, anno in cui ha iniziato il suo percorso di insegnamento nell’istituto di Bagnara Calabra. Il dirigente scolastico si dice "rammaricato ma impotente", evidenziando che "il rapporto di lavoro della docente è stato sottoposto a risoluzione per inidoneità psico-fisica assoluta al servizio", dal momento che è stata accertata la "permanente inidoneità psicofisica assoluta al servizio del dipendente". Sostanzialmente, il dirigente scolastico ha affermato di aver avuto le mani legate dal referto della Commissione medica di Catanzaro.

“Non ho paura di lavorare”

In un intervento pubblico, il legale di Maria Carmela Gioffrè parla di “discriminazione mascherata da pseudo-inabilità”. Per l’avvocato Giuseppe Romano tutto ciò sarebbe in contrasto con i principi costituzionali, dato che l’ostacolo a lavorare non può essere rappresentato dalla paresi degli arti inferiori, che può essere superata grazie alla tecnologia. Maria Carmela Gioffrè, infatti, si muove a bordo di una carrozzina motorizzata. Il legale definisce “barriere” non solo le scale o i marciapiedi, ma anche “quelle persone che, per ignoranza o sottovalutazione dei reali bisogni dei soggetti con disabilità, vengono meno ai propri doveri istituzionali”. “Non ho paura di lavorare il mio lavoro e il rapporto con i ragazzi non hanno mai risentito della mia disabilità” ha detto in una lettera pubblicata su Facebook la docente, che ha ricevuto centinaia di attestati di solidarietà. Anche da parte dell’assessore alle Politiche Sociali della Regione Calabria, Tilde Minasi. Ma, di fatto, nel 2022, la disabilità viene ancora vista come un ostacolo e non come un’opportunità.

Claudio Cordovadi Claudio Cordova   
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