[Il punto] Disastro Xylella: milioni gli ulivi da abbattere. La Ue: pronti a intervenire ma solo a una condizione
Secondo uno studio dell’Efsa ora il parassita minaccia l’Europa. L’intervento della Coldiretti. Ancora non esistono rimedi all’epidemia e non restano che gli interventi radicali. La produzione dell’olio d’oliva in Puglia ridotta di quasi il 10 per cento.
Per gli ulivi della Puglia è stato un disastro: almeno 4 milioni di alberi sono già stati abbattuti e altri 30 milioni potrebbero essere eradicati per cercare di fermare la xylella fastidiosa. Il batterio che provoca l’essicazione degli ulivi ed è stato oggetto di varie polemiche, rischia di estendersi e diventare una vera piaga biblica. Addirittura, stando a uno studio dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), tutta l’Europa potrebbe essere a rischio. Contro l’epidemia scoppiata in Puglia, infatti, non si intravede un rimedio sicuro e pare che il contagio si stia spostando verso Nord a velocità preoccupante.
Nella regione del Sud Italia il disastro per il settore dell’olivicoltura, con più di 21 milioni di alberi contagiati, è una realtà, ed ora la Coldiretti, nel commentare le conclusioni dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), parla di “strage”, lamentando “perdite di tempo, annunci, promesse e inutili rimpalli di responsabilità”.
Danni enormi ed Europa a rischio
Gli agricoltori del settore - come viene ribadito sul Sole 24 Ore – sono in ginocchio. La produzione dell’olio d’oliva si è ridotta di quasi il 9,5 per cento con un danno di 390 milioni di euro, e le prospettive non sono per nulla entusiasmanti. Per l’Efsa “non esiste ancora un modo conosciuto per eliminare la xylella da una pianta malata e le preoccupazioni crescono: non solo i Paesi mediterranei sarebbero a rischio ma anche la maggior parte del territorio europeo”.
"Dal 2013 – ricorda la Coldiretti - l’epidemia ha viaggiato indisturbata dal Leccese a Brindisi e a Taranto, arrivando nel Barese e seminando effetti disastrosi per l’ambiente, l’economia e l’occupazione". In effetti ci si riferisce a numeri e cifre che fanno paura. Basti pensare che riguardo a tutta l’Italia - secondo l’organizzazione agricola - si parlerebbe di circa 1,2 miliardi di euro di danni. E’ indispensabile dunque intervenire con forza per combattere il dilagare della malattia e attuare interventi con “innesti e sovrainnesti con varietà resistenti”. Serve un cambio di passo per portare sollievo agli olivicoltori colpiti per poter “espiantare, reimpiantare e non morire di Xylella e burocrazia”.
Dito puntato sui sistemi di controllo Ue
Nel mirino della Coldiretti anche i sistemi di controllo della Ue che - sempre a leggere gli studi della Efsa - avrebbero lasciato entrare nel nostro Paese “materiale vegetale infetto, poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi” potrebbe essere stato “introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam”. Ci sarebbe insomma da riflettere su “una politica europea troppo permissiva che – secondo la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana - consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nella Ue senza l'applicazione delle cautele e delle quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati”.
Ma perché adesso aumenta la preoccupazione di un contagio europeo? Come si diceva, secondo gli studi Efsa, per il batterio della Xylella fastidiosa non esisterebbe al momento una soluzione definitiva che porti all’eliminazione dei batteri negli uliveti, per cui l'unico intervento possibile resterebbe quello drastico dell'abbattimento degli alberi.
Necessaria l'eradicazione
Anche se ci sono delle esperienze che fanno ben sperare, come la scoperta di alcune varietà di ulivo resistenti alla malattia. Basti pensare -come spiega il Sole - alla Leccino e alla cultivar FS-17 di derivazione dalla varietà Frantoio, nota come Favolosa, messa a punto dal ricercatore Giuseppe Fontanazza il cui brevetto è del Cnr. Ma un antidoto contro quello che è considerato uno dei batteri più pericolosi per gli alberi di tutto il mondo ancora, purtroppo, non c’è. Ed allora – stando all’Efsa – è indispensabile provvedere alla “eradicazione degli ulivi infetti e di ogni altro albero posto nel raggio di 100 metri da quello contagiato (non tutti sanno infatti che la xylella può colpire, oltre agli ulivi, anche altri alberi come i mandorli e gli agrumi)". Una misura che tuttavia ha sollevato in passato non poche obiezioni e barricate. Favorita dalle titubanze l'epidemia potrebbe dunque espandersi. Per questo l'Europa sarebbe preoccupata e starebbe aumentando le pressioni sull'Italia affinché segua le indicazioni Ue del 2015.
La xylella fastidiosa è presente nelle regioni del Sud dell’Europa ma - nota l’Agenzia - il pericoloso parassita potrebbe trovare le condizioni per diffondersi in tutte le zone del Vecchio Continente, ad eccezione di quelle d’alta quota. Ovviamente le zone a maggior rischio sono quelle del Mediterraneo, e non per nulla, oltre ai casi del nostro Paese, focolai si sono sviluppati in Francia (in particolare in Corsica e Provenza), Spagna e ultimamente anche in Portogallo.
Europa pronta a intervenire ma c'è una condizione
Dal punto di vista politico qualcosa si è mosso dentro i nostri confini, visto che il Decreto Emergenze, appena convertito in legge dal Senato e predisposto dal ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, mette a disposizione interventi concreti. Dai 150 milioni di fondi Cipe per la rigenerazione del settore, a provvidenze per gli olivicoltori danneggiati e a interventi per 8 milioni a beneficio dei frantoi del Salento impossibilitati a lavorare. Potrebbero inoltre esserci misure importanti in arrivo anche dalla Unione Europea. Esisterebbe un orientamento della Commissione competente a valutare interventi a favore delle aree colpite per aiutare le imprese e ristrutturare le aree. Pare però ci sia una condizione: che il nostro Paese dimostri preliminarmente di aver adottato le misure di controllo dell’epidemia che l’Europa chiede da anni. E da qui la possibilità che la polemica, con molta probabilità, riprenda vigore.