L'influenza cresce e batte il Covid, ma la ricetta è sempre quella: vaccinazione
Bassetti: "Prima il Covid era predominante, ora registriamo ospedalizzazioni legate anche all’influenza. Ma chi ha più di settant’anni deve farsi vaccinare contro il Covid e fare i richiami""

Sono passate le 19 ed è l’ora in cui l’ospedale, tutti gli ospedali, iniziano un’altra vita. Il carrello con minestrine, verdure bollite e formaggini è passato, si spengono le luci grandi dei corridoi per lasciare spazio a quelle più soffuse delle stanze, il lamento dal letto di qualche paziente si sente e rimbomba nel silenzio. Ma, se possibile, il Policlinico San Martino di Genova, dopo le 19, è tutto questo elevato a potenza: è l’ospedale più grande d’Europa, all’interno del suo perimetro c’è una città nella città, con un “sindaco” autonomo, il direttore generale Marco Damonte Prioli, l’enorme Monoblocco, le centinaia di palazzine che ospitano le varie specialità e persino un’autonoma linea di bus della municipalizzata Amt che gira attraverso i viali, aiutando i cittadini a raggiungere sedi spesso distanti chilometri una dall’altra. Addirittura, da un lato il confine è quello con Santa Tecla, uno degli storici forti a difesa di Genova, dai cui boschi in passato sono scese intere famiglie di cinghiali, spezzando le reti. I viali interni, contrappuntati da statue storiche e addirittura dal Castello Simon Boccanegra, il primo Doge di Genova, ora sono illuminati in modo soffuso, rendendo più umano il contesto di dolore. Ogni tanto la sirena di un’ambulanza e i suoi lampeggianti squarciano il silenzio e le luci soft.
Insomma, salendo fino in fondo alle stradine, alle scalette e ai percorsi pedonali dell’Ospedale si arriva alla Clinica Universitaria di Malattie Infettive, diretta da Matteo Bassetti. E salta subito agli occhi la tipologia dei ricoverati: “In questa ultima settimana abbiamo visto un’inversione di tendenza – spiega Bassetti, Direttore della Clinica Malattie infettive del Policlinico San Martino -. Prima il Covid era predominante, ora registriamo ospedalizzazioni legate anche all’influenza: nella clinica che dirigo abbiamo quattro pazienti ricoverati con H1N1, che rimane il più diffuso virus influenzale. Per quanto riguarda il Covid, è un virus che non ci ha mai abbandonati: l’80 per cento dei ricoverati positivi ha anche un’altra patologia, solo il 20 per cento viene ricoverato specificamente per il Covid”. Insomma, la storia è la solita: nella maggior parte dei casi si tratta di ricoverati per infortuni stradali, fratture o malattie di ogni tipo, dall’infarto ai tumori, a cui viene fatto anche il tampone “di default” che segnala anche la positività al Covid, mentre il “vero Covid”, quello che abbiamo iniziato a conoscere drammaticamente nel 2020, è solo residuale.
“Il profilo delle persone ospedalizzate – continua Bassetti - si può definire “classico”: soggetti con più di 80 anni che non hanno mai più fatto nessun richiamo fin dal 2021. Per questo è fondamentale informare in modo corretto, rivolgendo un appello ai cittadini e ai colleghi medici a consigliare e somministrare i richiami: chi ha più di settant’anni deve farsi vaccinare contro il Covid e fare i richiami, altrimenti è come andare in moto con il casco slacciato, e lo stesso vale per chi è vaccinato solo contro l’influenza stagionale”.
La metafora del casco slacciato è chiarissima, così come il consiglio di Bassetti, indispensabile soprattutto in questi giorni di sovraffollamento dei Pronto soccorso: “Una raccomandazione a tutti i cittadini, dato che negli ultimi due weekend si sono registrati molti accessi impropri: se avete la febbre, ma senza problemi respiratori, non andate in pronto soccorso e curatevi a casa, perché si rischia di intasare gli ospedali e di diffondere l’infezione”.
Qualche padiglione più in là, sempre al San Martino, lavora Giancarlo Icardi, direttore del Dipartimento di Igiene dell’Università di Genova e direttore dell’Unità operativa Igiene dell’ospedale più grande d’Europa e anche lui legge i dati con gli occhi della scienza e non con quelli dell’allarmismo o della sottovalutazione, ai due estremi del pendolo, fra influenza e Covid. Dando i numeri, nel senso più letterale del termine: “In questo momento in Liguria – spiega Icardi - stiamo osservando la diffusione di sindromi simil influenzali con prevalenza del virus respiratorio sinciziale per il 40 per cento dei casi, del Covid per un altro 40 per cento e infine per il restante 20 per cento del virus influenzale vero e proprio H1N1”.
La formula di Icardi, quasi uno schema calcistico, 40-40-20, si abbina a quella di Bassetti, peraltro grande intenditore di calcio e sfegatato genoano: “A fronte questi dati, se li guardiamo nella loro evoluzione, abbiamo notato una certa stabilità per il Sars-Cov-2, mentre per i virus influenzali nelle ultime tre settimane abbiamo notato un deciso incremento: ci aspettiamo che tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo si raggiunga il picco. Sia l’H1N1 che sta circolando adesso in Liguria sia l’H3N2 che sta circolando nel resto del Paese sono quelli che ci attendevamo e sono presenti nel vaccino: per questo è importante e utile vaccinarsi, anche in questi giorni non avendo ancora raggiunto la fase di picco”.
Un altro medico che viene da San Martino, dove ha diretto il pronto soccorso per anni e poi è stato a capo del dipartimento regionale di emergenza-urgenza, tutti i pronto soccorso e le terapie intensive degli ospedali liguri, è Angelo Gratarola, oggi assessore regionale alla Sanità che insieme al presidente della Regione Giovanni Toti ha predisposto un piano d’emergenza per tamponare l’aumento dell’afflusso al Pronto soccorso, che si somma alla chiusura degli studi dei medici di famiglia.
Ed è proprio uno di loro, Andrea Stimamiglio, che guida i medici di medicina generale in Liguria ed è stato consigliere regionale pure lui, nella coalizione opposta a quella attuale, in una sorta di legge bipartisan della sanità e della prevenzione, che spiega: “Ritengo giusti gli appelli alla vaccinazione, perché c’è ancora tempo sia per fare l’antinfluenzale che l’anti Covid. Mi è capitato di sentire pazienti che dicevano “Mi sono vaccinato gli scorsi anni, ora faccio una pausa”: è un discorso che non ha senso, soprattutto nel caso degli anziani”.
E a tirare le somme è Filippo Ansaldi, direttore generale di Alisa, una specie di SuperAsl ligure, che è una sorta di figura mitologica, metà medico e metà statistico, un ircocervo della Sanità che spiega: “Abbiamo assistito nelle ultime settimane ad una crescita della diffusione di tutti i virus respiratori, con un conseguente impatto sugli ospedali e sui pronto soccorso. Anche se siamo lontani dai numeri dei momenti più difficili del Covid, la pressione ospedaliera è cresciuta e le misure adottate per le festività sono la risposta a quanto sta accadendo. Dalle ultime rilevazioni dei sistemi di monitoraggio nazionale e regionale, assistiamo da alcuni giorni ad un rallentamento della crescita dei casi sia per il Covid che per l’influenza, ma dobbiamo attendere le prossime settimane per capire quale sarà l’evoluzione del quadro epidemiologico. È inoltre bene rilanciare l’appello alle vaccinazioni: le adesioni nelle prime settimane sono state piuttosto scarse, specie per il Covid. Nell’ultimo mese la domanda è cresciuta, ma rilanciamo ancora l’invito, rivolto soprattutto ad anziani e fragili, di mettersi in sicurezza dalle forme più gravi dei virus, vaccinandosi”.
Insomma, la ricetta è sempre quella: vaccini, vaccini e ancora vaccini. Tanto è vero che Asl3, quella del territorio di Genova e entroterra, ha promosso per giovedì 28 dicembre 2023 un Open Day vaccinale in accesso diretto nel più grande ipermercato della città, gratuito per tutte le persone over 60 o che rientrano nelle categorie per cui il Ministero della Salute. Per chi lo desidera, la vaccinazione anti-Covid è offerta anche in abbinata all’antinfluenzale, senza bisogno di prenotazione. Due per uno, insomma. Del resto, non saremmo al supermercato, altrimenti.