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[La polemica] Di Maio bacia il sangue di San Gennaro e diventa uno scandalo. Ma lo hanno fatto tutti

Dov'è il problema, se lo hanno fatto tutti? Il facile bersaglio di un Paese incapace di guardarsi allo specchio

Antonio Mennadi Antonio Menna   
Di Maio e Bassolino
Di Maio e Bassolino baciano il sangue di San Gennaro

Maurizio Valenzi, il mitico sindaco comunista di Napoli degli anni Settanta, non baciò mai la teca del sangue di San Gennaro pur mantenendo un ottimo rapporto con la curia e partecipando sempre – in segno di rispetto e in rappresentanza della città – alla cerimonia nel Duomo. Antonio Bassolino, sindaco diessino degli anni Novanta, già ex comunista, il bacio lo diede e non mancò mai all’appuntamento. Anche De Magistris, primo cittadino “zapatista napoletano”, alfiere dei centri sociali e del movimentismo di sinistra, non ha mancato di appoggiare le sue labbra sulla reliquia. Ovviamente, poi, negli anni lo hanno fatto i sindaci democristiani, da Scotti a Iervolino, e lì davanti, in ginocchio e devoti, sono passati davvero tutti nella prima e nella seconda repubblica.

Atto di fede

Qual è lo scandalo, quindi, se oggi a baciare la teca e a genuflettersi arriva anche il giovane Di Maio, fresco di candidatura alla leadership del Movimento Cinque stelle? Lui, candidamente, ha dichiarato all’Ansa che "è un grande momento legato alla nostra religione e alla fede, sono un fedele e quindi mi faceva piacere esserci, l'ho vissuto prima di tutto come cittadino, poi come istituzione". Viene da chiedersi, quindi, ancora una volta: dov’è lo scandalo? Perché tutta questa indignazione? 

Luigi de Magistris

Il chierichetto

Gramellini, sul Corriere della Sera, oggi parla di chierichetto e di ex voto per grazia ricevuta. Altri hanno preso la foto a pretesto per dire che, in fondo, Di Maio è un giovane-vecchio, tutto interno ai riti della politica politicante. Altri lamentano la mancata rivoluzione, come se questa dovesse assumere toni fricchettoni da contestazione tout court. La sensazione è che il fuoco di fila su Di Maio, dalla teca di San Gennaro alle primarie un po’ farlocche, sia più una consacrazione che un problema, più una ossessione degli avversari che un disappunto dei sostenitori, con il rischio – per i contestatori - che proprio il fuoco di fila sul giovane lo faccia diventare simpatico.

Il problema italiano

E’ davvero Di Maio il problema italiano, oggi? Sono davvero le primarie un po’ buie e un po’ grottesche, dall’esito scontato, organizzate dal Movimento Cinque stelle, il vulnus della democrazia in questo Paese? Non c’è dubbio che le consultazioni grilline abbiano mille evidenti difetti: si vota solo on line, le chiavi del server sono ben protette, nessuno garantisce sulla trasparenza delle operazioni se non la società che è di fatto proprietaria del movimento politico, e così via. Non ci sono competitor e le primarie saranno una passerella anonima e preordinata per indicare il prescelto dalla stessa società.

Tutto quello che si è visto

Ma tutto questo avviene solo nel Movimento Cinque Stelle? Difficile sostenerlo, dopo tutto quello che si è visto nei partiti tradizionali, da destra e da sinistra, in questi anni. La finta democrazia, come la finta selezione della classe dirigente, non è un problema cinque stelle, è un problema italiano. Siamo circondati da gruppi di potere che usano le istituzioni come cosa propria, da padri che lasciano i seggi ai figli come fossero villini di famiglia, da padroni dei partiti che hanno fatto parlamentari i loro medici, i loro avvocati, i massaggiatori; signori nessuno che diventano dirigenti locali e nazionali di partito e delle istituzioniper asservita fedeltà

Non solo in politica

Accade in politica come nelle professioni, come nell’industria, come nell’economia, nelle università. Incarichi distribuiti come nel fantacalcio, ad aste private tra mammasantissima e capibastone; gente che non riesce a leggere e a scrivere e sale a cariche altisonanti, continuando a non saper né leggere né scrivere (tanto nessuno lo sa), concorsi pubblici fatti in modo risibile, selezioni truccate e pilotate, figli, e nipoti, e mogli, e cugini. Campionato mondiale di servilismo, nullisti che potrebbero al massimo insegnare teoria e tecnica del l’opportunismo trasformati in brillanti maitre a pénser (ma de che?).

Tessuto clientelare

L’Italia è un tessuto clientelare, familistica, amicale, dove la selezione oggettiva e la mancanza di trasparenza è il grande male, non solo della politica. Le abbiamo viste, in questi anni, tutte queste cose? O ci siamo distratti? E oggi, proprio quelli che nei partiti tradizionali e nei centri di potere, hanno retto il sacco a questa scena, parlano di Di Maio come fosse lui il male, il problema. Le primarie apparenti del Movimento Cinque Stelle sarebbero la questione democratica del Paese? No, non sono loro il problema della democrazia italiana. Semmai, oggi, ne sono il tristissimo risultato, la sconfortante conseguenza. Il punto di crisi di una società mai meritocratica, mai trasparente, che contamina di sé – per tragico paradosso - anche chi dice di volerla cambiare, facendosi infine impermeabile, immutabile, come i virus più resistenti.

Antonio Mennadi Antonio Menna   
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