Omicidio Desirée, uno degli indagati: “È stata lei a chiedermi di fare sesso”. La "stanza del crack" dove è morta la 16enne: le foto
Yusif Salia, il 32enne ghanese fermato a Foggia, ha detto di essere scoppiato a piangere quando ha saputo della morte della ragazzina
“Ho avuto con Desirée un rapporto consensuale, che mi ha chiesto lei. Nel carcere di Foggia è stato ascoltato, su rogatoria dei pm capitolini, Yusif Salia il ghanese di 32 anni catturato il 26 ottobre scorso in una baracca abusiva che si trova nel ghetto di Borgo Mezzanone. Salia avrebbe riferito di aver avuto con la 16enne che sapeva essere 20enne, un rapporto sessuale consensuale, la sera del 18 ottobre, il giorno prima del delitto. Inoltre, secondo quanto riferiscono i suoi legali, l'uomo sarebbe scoppiato a piangere quando ha saputo della morte della ragazzina. Salia ha raccontato di aver conosciuto la ragazzina per il tramite di una ragazza congolese che frequentava lo stabile abbandonato e avrebbe invitato Desirée ad andare via, a seguirlo perché doveva partire per Frosinone dove avrebbe incontrato un amico ma lei avrebbe rifiutato.
La procura
Ma per la procura le cose non sono andate in questo modo. Ha deciso “lucidamente” di “sacrificare la sua giovane vita”, scrive il gip Maria Paola Tomaselli nell'ordinanza a carico del quarto componente del branco che, per l'accusa, ha stuprato e ucciso Desirée Mariottini, dopo averla imbottita di droghe e psicofarmaci. La somministrazione del cocktail di psicofarmaci e droghe aveva uno scopo: “Indurre una condizione di minorata difesa”, scrive il giudice nell'ordinanza a carico di Salia. In questa prima fase, gli indagati hanno «accettato l'eventualità di un possibile decesso della minore». Una consapevolezza che, “con l'evolversi degli eventi”, si sarebbe trasformata in una volontà precisa: “Dolo diretto”, dice il gip, “nel momento in cui Paco e Yusif omettono di prestare qualsivoglia soccorso, allontanandosi il primo dal luogo nonostante l'evidente stordimento della vittima, o, addirittura, ostacolando o l'intervento di altri”. Yusif “invece di allarmarsi e provvedere a scongiurarne il decesso, ha impedito di chiamare aiuto, assumendo lucidamente la decisione di sacrificarne la giovane vita per garantirsi l'impunità”. Una ricostruzione su cui la Procura non è disposta a cedere, nonostante il Tribunale del Riesame, due giorni fa, abbia fatto cadere la contestazione di omicidio e violenza di gruppo a carico di due indagati per la morte della sedicenne a San Lorenzo.
Riesame, resta accusa omicidio per senegalese
Intanto un nuovo colpo di scena arriva dal tribunale del Riesame che ribadisce l'accusa di omicidio per Mamadou Gara, 27enne senegalese arrestato a Roma. Due giorni prima, invece, i giudici avevano fatto cadere la stessa fattispecie penale per altri due indagati: Chima Alinno, 46 anni nigeriano e Brian Minthe, 43 anni senegalese. La decisione di oggi, di fatto, aggrava la posizione di "Paco", così come era conosciuto Gara dai frequentatori dello stabile occupato del quartiere San Lorenzo. I giudici del tribunale della Libertà hanno, invece, annullato nei suoi confronti due aggravanti: quella dei futili motivi nella violenza sessuale e della cessione di sostanza stupefacente da tre o più persone. Al momento, comunque, restano in carcere tutte e cinque le persone arrestate dalla Squadra mobile su disposizione della Procura capitolina. L'attenzione si sposta ora sulle motivazioni che hanno portato i giudici del Riesame ha cristalizzare in modo differente le varie posizioni. Per Alinno e Minthe il reato di violenza sessuale di gruppo è stato riformulato in abuso sessuale aggravato dalla minore età della vittima.
Pm nomina consulente
Venerdì in Procura, a Roma, sarà affidato l'incarico ad un consulente per svolgere un serie di accertamenti tecnici irripetibili. In particolare verranno effettuate analisi sui reperti biologici per individuare le tracce di Dna presenti. Obiettivo di chi indaga è isolare il codice genetico di chi ha abusato della giovane trovata priva di vita in uno stabile occupato nel quartiere San Lorenzo a Roma.
L’ra di Salvini
"Accuse che cadono, posizioni che si alleggeriscono, indagati che propongono ricostruzioni fantasiose... #Desirée merita GIUSTIZIA, i criminali che l'hanno uccisa devono pagare TUTTO, noi non la dimentichiamo! Un abbraccio alla mamma." Così il ministro dell'interno Matteo Salvini commenta la caduta dell'accusa di omicidio per due degli indagati.
La posizione del pusher romano
Dopo l'interrogatorio di garanzia a Regina Coeli, anche la posizione di Marco Mancini per i pm è il pusher che ha ceduto alla ragazzina psicofarmaci si è alleggerita: il carcere è stato confermato, ma per il giudice non c'è l'aggravante contestata dalla Procura di avere dato stupefacenti direttamente alla minore. Non ho dato droga a Desirée e non ero lì quella notte” ha detto Marco M. nel corso dell'interrogatorio di garanzia, durato quasi due ore. L’uomo, 36 anni, ha negato ogni addebito respingendo le accuse e affermando che la notte in cui la ragazza è morta, tra il 18 e il 19 ottobre, non si trovava nello stabile abbandonato in via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo a Roma.
Le foto dello stabile a San Lorenzo
Intanto, tra gli atti depositati al Riesame, ci sono anche le fotografie del luogo dell'orrore fatte dalla Scientifica durante un sopralluogo nello stabile abbandonato di via dei Lucani, a san Lorenzo. Accanto al capannone dove Desirée è morta, c'è "il container": due materassi e una mensola dove venivano appoggiati gli psicofarmaci. È proprio qui che Desirée è la tesi della Procura è stata violentata a turno da Yusif Salia, Mamadou Gara, detto Paco, Brian Minteh e Chima Alinno. Ed è proprio qui che Muriel una delle testimoni chiave l'aveva trovata nuda e l'aveva rivestita, prima di aiutare il branco a spostarla nella "stanza del crack".