Attivista denuncia: "Costrette a togliere le mutande e fare squat in Questura". Il caso arriva in Parlamento
Una giovane attivista pacifista fermata davanti alla sede di Leonardo a Brescia insieme ad altri 22 manifestanti. Grimaldi alla Camera: "Di abusi dal 2001 ne abbiamo abbastanza". La Questura: "Trattati tutti con dignità"
"Ci hanno costrette a toglierci le mutande e fare degli squat". Una richiesta umiliante e degradante effettuata dai poliziotti in Questura: è la denuncia di una giovane attivista fermata e portata in caserma per l'identificazione nel corso di una manifestazione pacifista e antimilitarista davanti alla sede di Leonardo a Brescia. La protesta, poi interrotta dalle forze dell'ordine, è stata intavolata ieri dai militanti di Ultima Generazione, Extintion Rebellion e Palestina Libera. Una delle ragazze portate in Questura e trattenute per 7 ore ha pubblicato un video sulla pagina Instagram di Extinction Rebellion Italia, raccontando quanto accaduto: "Mi hanno chiesto di spogliarmi, di togliermi le mutande e di fare tre squat. Per dei controlli, a detta loro". La giovane ha poi spiegato che "questo trattamento" è stato "riservato solo a persone femminilizzate, non ai maschi".
Il caso, che già sta facendo discutere, è arrivato fino in Parlamento, dove il vicecapogruppo di Avs alla Camera, Marco Grimaldi, ha presentato un'interrogazione con cui chiede conto di quei presunti comportamenti. "Spieghino gli agenti della Questura di Brescia come mai hanno sottoposto a 7 ore di fermo persone che avevano fornito i documenti e quindi non dovevano essere trattenute in base all'articolo 349 del codice di procedura penale. Ma, soprattutto - ha continuato il deputato -, spieghino perché donne e ragazze sarebbero state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe. Di questi abusi, dopo il 2001, ne abbiamo abbastanza. Come ne abbiamo abbastanza delle denunce arbitrarie, che regolarmente cadono davanti al Pm e dei fogli di via elargiti a chiunque manifesti".
La protesta e la repressione: il caso arriva in Parlamento
La manifestazione si è svolta davanti ai cancelli della Leonardo Spa, società a controllo pubblico attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza. La prima in Europa per la produzione di armamenti e "contribuisce alla vendita di armi nell’ambito degli attuali scenari bellici, in particolare in Palestina", come ha ricordato lo stesso deputato. Gli attivisti chiedevano che Leonardo interrompesse "la complicità nel genocidio palestinese e nei crimini di guerra e contro l’umanità che si stanno consumando a Gaza".
Secondo quanto confermato dal deputato in aula, le 23 persone fermate sono state tutte denunciate per "radunata sediziosa", "accensioni ed esplosioni pericolose", "imbrattamento" e "concorso morale". Alcune di loro sono state denunciate inoltre per "manifestazione non preavvisata", a quanto pare dopo aver mediato con le forze dell’ordine per evitare tensioni, venendo perciò arbitrariamente definite "promotrici della manifestazione". Altri sono stati raggiunti da un foglio di via, misura di prevenzione prevista dal Codice antimafia. Ma tutto questo, compreso il fermo in Questura per 7 ore, è avvenuto, ha spiegato ancora Grimaldi, "nonostante tutti i manifestanti avessero fornito in loco i loro documenti".
La Risposta della Questura: "Rispetto per i diritti"
La Questura di Brescia, dal canto suo, si schermisce con un comunicato nel quale respinge ogni accusa. "La Questura ha svolto le proprie attività di indagine e d'ufficio secondo le modalità consone del rispetto dei diritti e delle dignità delle persone", si legge nella nota. "Non si risponde alle provocazioni emerse da un un video e da un comunicato diffuso alla stampa in cui si descrivono atteggiamenti che non appartengono alla Questura di Brescia e ai suoi operatori di polizia", dice ancora. "Le modalità con cui si svolgono le perquisizioni sono quelle consone alle attività istituzionali di polizia, dunque questi uffici non sono tenuti a rispondere di alcunché - è scritto ancora -. Il rispetto dei diritti delle persone è sempre stato mantenuto in qualunque momento. Tutto quanto è stato fatto è raccolto da precisi verbali redatti dagli uffici. La linea di questa questura - è la conclusione - è che sul tema quindi non si risponde".