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La bella vita dell'ammiraglio De Giorgi: a bordo marinai "camerieri", champagne e concorsi di bellezza

Ecco la foto e il dossier che mette sotto accusa l'alto ufficiale. Ma lui si difende: "Tutte falsità, vogliono infangarmi. Sono un fedele servitore dello Stato"

Paolo Salvatore Orrùdi Paolo Salvatore Orrù   

Il capo di Stato Maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi, indagato per abuso d'ufficio nell'ambito del cosiddetto "filone siciliano" dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata, si fa servire, Tiscali lo documenta in questa foto, da marinai in livrea bianca un sorso di spumante (o champagne?) tenuto in fresco “in riposto ufficiali”. Non è dato, comunque, sapere se nei vassoi ci sono anche le mandorle “da tostare al momento dal cuoco di servizio”. Di sicuro, se la sua visita si protrarrà sino alle 17:00, l’ora canonica del thè verde, si legge nel dossier, non dovranno mancare neppure “bruschette e pizzette calde da servire in Quadrato Ufficiali".

Il discorso di Ammiraglio De Giorgi

Se le accuse fossero confermate, i comportamenti contestati all’Ammiraglio De Giorgi non avrebbero nulla in comune con il suo discorso d’insediamento a Capo di Stato Maggiore della Marina effettuato il 28 gennaio del 2013: “Se noi ammiragli sapremo dare l’esempio di moralità e dedizione, se avremo il coraggio di affrontare il cambiamento, anteponendo il bene della marina ai nostri interessi individuali, se riusciremo a conservare coesione degli uomini e delle donne della forza armata, la durezza nel combattere la corruzione, l’indolenza e l’ignavia, senza perdere la dolcezza con i più deboli, se non cercheremo le cariche per acquisire prestigio personale ”, disse.  Parole importanti, ma a queste De Giorgi non avrebbe fatto seguire i fatti.  Dal 2000, negli ambienti della Marina e non solo si è mormorato di un uso improprio che l’Ammiraglio avrebbe fatto - quando era capo reparto aeromobili dal 1999 al 2005 - degli aerei P180 (4 sono in dotazione alla Marina Militare) a fini privati. 

“Marinai d’Italia indignati e preoccupati”

In un documento di 9 pagine stilato nel 2013 da alcuni “Marinai d’Italia indignati e preoccupati” e inviato alla giornalista Milena Gabanelli, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al presidente del consiglio Enrico Letta, al ministro della difesa Mario Mauro e per conoscenza ai procuratori militari Antonino Intelisano, Antonio Sabino, Marco De Paolis, Massimo Nunziata, Lucio Molinari e Henry John Woodcock,  si citano i “molteplici trasporti da Roma a Milano per incontrare clandestinamente amici e donne …”. Anche nei P180, come nelle navi, era valida la regola aurea di portare a bordo champagne e mandorle tostate.  Già nel 1998, nell’ambito della campagna d’istruzione degli allievi dell’Accademia Navale, durante la sosta della nave in Brasile, hanno spiegato gli estensori della denuncia, aveva disposto che a bordo fossero invitate alcune ragazze per eleggere “Miss Vittorio Veneto”. Gli autori, fra tante altre cose, hanno anche segnalato l’utilizzo “improprio” dei mezzi messi a disposizione dallo Stato alla marina. “Nell’incarico di Capo della Flotta teneva sempre pronto a sua disposizione un elicottero che utilizzava come suo taxi personale.  

Il coinvolgimento di De Giorgi nel caso marò

Sempre nel dossier, si ipotizza anche un coinvolgimento di De Giorgi nel caso dei due marò italiani trattenuti in India. L’ammiraglio dopo dieci giorni dall’evento sostituì l’Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, gestendo tutte una serie di conseguenze negative che si stavano verificando man mano che la posizione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in India andava aggravandosi. In sostanza, De Giorgi avrebbe coperto, “ripulendo” carte relative al coinvolgimento di Binelli sulla “errata” consegna dei due graduati alle autorità di New Delhi. Nel documento - si sostiene - che furono proprio dai vertici della Marina a dare il via libera all’entrata nel porto indiano dell’Enrica Lexie.

De Giorgi: dossier infondato

L'ammiraglio sostiene che “i fatti riportati sui giornali e nei servizi televisivi, attribuiti alla mia persona, sono del tutto infondati e ledono l'onore ed il decoro del sottoscritto", ha dichiarato, in merito "al dossier di provenienza anonima pubblicato senza verifica delle fonti da parte di alcuni media". "Sentito il mio avvocato - ha proseguito De Giorgi in un comunicato della Marina Militare - non ho potuto esimermi, per la mia posizione pubblica, dal querelare gli autori. La cosa personalmente mi amareggia, per il mio ben noto rispetto verso gli organi di stampa e verso la libertà di informazione. Auspico altresì che l'autorità giudiziaria possa individuare i calunniatori". 

Prende le distanze dal dossier anche la Marina

Prende le distanze dal dossier anche la Marina. "I fatti contenuti nel dossier anonimo comparso sugli organi di stampa, forse dettati dall'autore per tutelarsi dal reato di calunnia, sono totalmente inesistenti". Il dossier sarebbe stato recapitato alla procura di Potenza (dove De Giorgi è indagato: sarà sentito venerdì prossimo), alla procura militare, al Governo e ad altri destinatari. Questo dossier anonimo, "che riferisce fatti in maniera strumentale, dimostra una volontà di screditare l’immagine della persona del Capo di Stato Maggiore della Marina. Al riguardo il professor Nocita, legale dell’Ammiraglio, presenterà un esposto, con l’auspicio che venga individuato dall’autorità giudiziaria il propalatore delle notizie", si legge in una nota di precisazione in un comunicato stampa della Marina Militare pubblicato il 12 aprile del 2016. Per capire che cosa c'è di vero in questo dossier occorre attendere l'esito delle indagini.

Paolo Salvatore Orrùdi Paolo Salvatore Orrù   
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