Una centrale di dossier anche a Roma, aperta inchiesta. L'incontro con gli 007 israeliani: "Ci offrono un milione di euro"
Il "principale punto di forza di questa organizzazione criminale", scrive il pm della Dda milanese Francesco De Tommasi, "è la rete relazionale di altissimo livello di cui beneficiano i due principali partecipi", Pazzali e Gallo. Nella sede di Equalize dati riservati di Eni. Dossier anche su Marcell Jacobs e il suo staff
La Procura di Roma indaga per accesso abusivo di un sistema informatico, violazioni relative alla privacy e esercizio abusivo della professione in un procedimento a carico di un gruppo che avrebbe svolto attività di dossieraggio e raccolta illecita di dati. Il procedimento, al momento senza indagati, viaggia in parallelo con quello avviato a Milano con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia. In base a quanto si apprende l'attività di indagine nella Capitale, affidata alla Polizia Postale, è scattata nella primavera scorsa, come anticipato dal sito Today.it. Il gruppo, denominato 'Squadra Fiore', sarebbe composto anche ad ex appartenenti alle forze di polizia che operava in un appartamento nella zona nord-est di Roma e lavorerebbe anche per committenti esteri.
L'incontro con gli 007 israeliani
Nel febbraio 2023 Vincenzo De Marzio, ex carabiniere indagato nell'inchiesta sui dossieraggi illegali, avrebbe avuto un incontro, assieme a Nunzio Calamucci, l'hacker ora ai domiciliari, con "due uomini non identificati che rappresenterebbero un'articolazione dell'intelligence dello Stato di Israele". Lo scrivono i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese in una maxi informativa, nella quale, tra le altre cose, si ricostruisce "la presenza di soggetti legati all'Intelligence israeliana presso gli uffici di via Pattari", sede della Equalize di Enrico Pazzali e amministrata dall'ex poliziotto Carmine Gallo.
I carabinieri sono riusciti a documentare con pedinamenti e fotografie quell'incontro che, si legge in una maxi informativa da quasi 4mila pagine su vari fronti dell'inchiesta, ha dato riscontro a quanto detto da Calamucci e Gallo "circa i rapporti tra il gruppo di via Pattari ed i servizi d'intelligence italiani e stranieri". Sono inoltre "sorti dubbi", scrivono gli investigatori, "circa l'appartenenza passata di Gallo a settori d'intelligence di qualche tipo del nostro Paese". La prima volta che l'ex carabiniere De Marzio "viene notato negli uffici di via Pattari" è l'8 febbraio del 2023 "quando si presenterà accompagnato da due uomini non identificati che rappresenterebbero un'articolazione dell'intelligence dello Stato di Israele".
L'intercettazione: "Israeliani ci offrono un milione"
Nunzio Calamucci, intercettato mentre parla, il giorno prima dell'incontro con due persone legate ai servizi segreti israeliani, con Massimiliano Camponovo gli dice: "ci hanno fatto una proposta". In un'informativa i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese scrivono che l'hacker "conferma e spiega come abbiano già fruttato al gruppo 40mila euro" e che "ora in gioco vi è una commessa da un milione di euro". Dice: "mi han proposto un lavoretto da un milione!". E più avanti: "metà dei dati li hanno dati al Vaticano, l'altra metà gli servono per combattere Wagner!". E ancora: "Hanno tutti i documenti originali del Qatar Gate".
La cintura istituzionale
Il "principale punto di forza di questa organizzazione criminale", scrive il pm della Dda milanese Francesco De Tommasi, "è la rete relazionale di altissimo livello di cui beneficiano i due principali partecipi", Pazzali e Gallo, che "intrattengono contatti e rapporti confidenziali con persone appartenenti ai più elevati ranghi delle istituzioni pubbliche, persone, occorre osservare, estranee ai fatti e all'oscuro delle dinamiche criminose interne all'Equalize srl e 'lontane anni luce' dalla cultura dell'illegalità che anima i componenti del sodalizio". Infatti, si legge ancora, "il credito di cui gli indagati godono in diversi ambiti istituzionali, verso soggetti che rivestono ruoli pubblici di rilievo, finisce per creare una 'cortina fumogena' in cui il gruppo in qualche modo si mimetizza e si scherma, allontanando da sé il rischio di controlli e indagini invasive in grado", come poi invece avvenuto, "di svelare i retroscena criminali di quella che, solo in apparenza, appare come una lecita attività di consulenza e investigazione".
Allo stesso tempo, scrive ancora la Dda, guidata da Marcello Viola e Alessandra Dolci, "la 'cintura' istituzionale che inconsapevolmente scorre attorno all'organizzazione genera negli appartenenti a quest'ultima una forte sensazione d'impunità, che finisce per pervadere anche quella parte di utenti che a loro si rivolge ben sapendo che le modalità di acquisizione dei dati richiesti sono del tutto illecite". Tanto che il network di cyber-spie "si preoccupa di fornire" ai clienti "indicazioni su come utilizzare le informazioni senza che emerga la provenienza delittuosa delle stesse".
Le cyber-spie avevano atti riservati di Eni
Sono stati individuati "atti riservati di Eni Spa" negli uffici a Milano, dove ha sede Equalize, la società di investigazione al centro dell'indagine della Dda e della Dna su una presunta rete di cyber-spie e che ha portato ai domiciliari il suo ad, l'ex ispettore di polizia, Carmine Gallo, e sotto inchiesta anche il proprietario, Enrico Pazzali, presidente di Fondazione fiera che si è autosospeso. Come si legge nelle carte, nei locali della società, oltre a "un vero e proprio 'archivio di Polizia' ci sono "numerosi" atti su Paolo Simeone "noto youtuber e contractor italiano" ma anche "atti riservati" del gruppo petrolifero.
Dossier anche su Marcell Jacobs e il suo staff
Spunta anche un dossier ed intercettazioni illecite a carico dell'atleta Marcell Jacobs e del suo staff nell'inchiesta della Dda di Milano su un gruppo di cyber-spie che avrebbe rubato informazioni alle banche dati strategiche nazionali. Come si legge negli atti, il dossieraggio nei confronti dell'atleta italiano, del suo manager e del suo allenatore, sarebbe stata "commissionato" da Carmine Gallo, l'ex super poliziotto ai domiciliari, a due degli hacker con cui collaborava a "sua volta richiesto da un avvocato padovano allo stato in corso d'identificazione". La proposta dei due era inoculare un 'trojan' sui telefoni.