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Droga, biglietti e manovalanza: quando le Curve diventano criminali

Il patto di non belligeranza che dura da oltre 40 anni tra gli ultras del Milan e dell'Inter si è trasformato secondo i giudici in un accordo "per massimizzare i profitti illeciti"

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Ultras milanisti (Ansa)
Ultras milanisti (Ansa)

Un patto di non belligeranza che dura da oltre 40 anni tra gli ultras del Milan e dell'Inter, siglato all'indomani del "Mundalito 1983", ma che oggi è diventato, secondo gli inquirenti, un patto che ha legami con la criminalità organizzata. La maxi operazione di polizia e guardia di finanza, coordinata dalla Dda della Procura di Milano, è l'ennesimo e importante tassello di un mosaico in cui le curve, in questo caso quelle meneghine, e tutto quello che gira intorno a loro, vengono disegnate come terreno fertile per gli affari delle cosche. Tra i 19 ultras arrestati ci sono nomi conosciuti negli stadi di tutta Italia. Soprattutto in quelli dove il binomio mafia-ultras ha fatto già capolino, almeno dentro i faldoni dei magistrati.

A Torino l'inchiesta 'Alto Piemonte' aveva evidenziato il tentativo delle cosca Pesce-Bellocco di Rosarno di mettere le mani sul bagarinaggio dei biglietti della Juventus, che, a un gruppo ultras, possono fruttare oltre 30mila euro a partita. Per riuscire in questo intento erano pronti a far nascere all'Allianz Stadium un nuovo gruppo. Invece nell'inchiesta 'Last Banner', che ha portato alla prima e storica condanna per associazione a delinquere nei confronti dei leader di una curva, quella juventina, l'aggravante mafiosa non è mai stata contestata. Ma nell'aprile scorso la Corte d'Appello di Torino aveva aumentato le pene per cinque capi ultrà, colpevoli secondo l'accusa, di aver esercitato pressioni nei confronti della società durante la stagione 2018-19, per ottenere e non perdere benefici e privilegi. Anche con l'estorsione.

I magistrati romani, che avevano lavorato all'inchiesta 'Grande raccordo criminale' invece avevano raccontato di come sotto l'ala protettrice del clan napoletano Senese era cresciuto Fabrizio Piscitelli, per tutti "Diabolik", fondatore e leader degli Irriducibili Lazio. Almeno fino a quando non venne assassinato da un killer su una panchina del Parco degli Acquedotti a Roma, il 7 agosto del 2019.

L'inchiesta a Milano nasce ben prima dell'omicidio di Antonio Bellocco, assassinato agli inizi di settembre dal fratello dei Boys SAN Andrea Beretta, che era stato ferito con un colpo di pistola dall'amico, che alle spalle aveva precedenti per associazione di stampo mafioso. Quest'ultimo era legato allo 'Zio', all'anagrafe Vittorio Boiocchi, storico leader della Nord, ucciso con cinque colpi di rivoltella sotto casa sua, due anni fa. I magistrati avevano iniziato poco prima a indagare sulla connessione tra tifoserie e criminalità. Rossoneri e nerazzurri non si picchiano dal quel 1983, quando venne siglato il patto, perché, dissero all'epoca i capi curva, tra sprangate, molotov e spari il livello di scontro era diventato così alto che il morto ci poteva scappare da un momento all'altro.

Ora, che i morti ci sono, il procuratore capo Marcello Viola afferma che "i vertici delle due tifoserie avevano un rapporto di non belligeranza per massimizzare i profitti illeciti". Biglietti, parcheggi, merchandising e vendita di bibite all'interno dello stadio. Tra gli arrestati, sponda rossonera, ci sono anche i fratelli Lucci, Francesco e Luca, quest'ultimo già accusato di narcotraffico. Da quando venne arrestato per droga in balconata sventola la bandiera a lui dedicata, con il volto di Joker.

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