I tecnici ministeriali che approvarono i lavori ai tiranti: “Autostrade non ci ha trasmesso tutte le carte sul rischio crollo del Morandi”
Almeno dal 28 febbraio scorso il Ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato alle opere pubbliche di Genova e la Direzione manutenzioni della società Autostrade sapevano che il ponte Morandi aveva problemi di sicurezza
Gli inquirenti vogliono capire chi sapeva dello stato di ammaloramento del ‘Morandi’, cosa è stato fatto e cosa no e perché, eventualmente, non si è provveduto con misure anche temporanee per tutelare da rischi. E in questo contesto la lettera scritta dal direttore manutenzione di Autostrade svela una realtà inedita: finora, infatti, come sottolinea L'Espresso, si sapeva che gli uffici coinvolti fossero al corrente soltanto del degrado della struttura, a cominciare dai tiranti consumati dalla corrosione del venti per cento, "ma nessun documento dimostrava che ingegneri e funzionari fossero consapevoli del pericolo, che ogni giorno e ogni notte decine di migliaia di automobilisti e camionisti stavano correndo".
Ora, da quel che si è potuto evincere, i tecnici che sono stati interrogati al Provveditorato alle opere pubbliche di Liguria e Piemonte - diramazione regionale del ministero delle Infrastrutture - per capire se sapevano qualcosa dello stato del viadotto hanno detto (quasi tutti) in maniera brutale che “Autostrade – si legge nel Corriere - non ci ha trasmesso tutte le carte potenzialmente allarmanti sulla stabilità del viadotto. Per esempio: non è mai stato inoltrato, e nemmeno allegato al progetto esecutivo per il rinforzo dei tiranti stessi, cui dovevamo dare via libera a febbraio, lo studio condotto in passato da Riccardo Morandi, che definiva imprevedibile la corrosione del pilone poi collassato e invitava a monitorarlo in maniera eccezionale».
Eppure almeno dal 28 febbraio scorso il Ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato alle opere pubbliche di Genova e la Direzione manutenzioni della società Autostrade sapevano che il ponte Morandi aveva problemi di sicurezza. Lo dimostra una lettera - scoperta dall'Espresso - con cui il direttore delle manutenzioni di Autostrade, Michele Donferri Mitelli, sollecitava la Direzione generale per la vigilanza del Mit e il Provveditorato ad approvare in fretta il progetto esecutivo di rinforzo del ponte. E questo, si legge nella missiva, per garantire "l'incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera".
Il documento in questione, precisa Autostrade, non era "una 'lettera d'allarme' che metteva in guardia sulla 'non sicurezza' del viadotto", ma solo una "comunicazione ordinaria" con cui si sollecitava l'approvazione del progetto di miglioramento del ponte. La lettera fa parte della gran mole di documenti sequestrata dalla procura di Genova che indaga sulla tragedia del 14 agosto, costata la vita a 43 persone: la Guardia di Finanza ha prelevato atti al Mit, in particolare proprio alla Direzione generale per la vigilanza, alla Spea Engineering (la società del gruppo Atlantia che per Autostrade cura tra l'altro il servizio di sorveglianza e manutenzione delle infrastrutture) e al Provveditorato delle opere pubbliche di Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta. Nelle sedi di Roma, Milano, Genova e Firenze le Fiamme Gialle hanno acquisito documenti, verbali di riunioni e tutto ciò che riguarda in particolare l'iter autorizzativo del progetto di 'retrofitting' del ponte per capire se ci sono state negligenze e omissioni da parte dei vari soggetti: Autostrade da un lato, e le strutture di vigilanza e controllo, cioè ministero e provveditorato, dall'altro.
Al punto da ritenere "necessario - come si legge nella lettera - l'incremento di sicurezza" del ponte. Non si sa, scrive L'Espresso, chi abbia ricevuto personalmente la lettera (la seconda di cinque scritte al ministero tra il 6 febbraio e il 13 aprile 2018), poiché come destinatario è indicato soltanto l'ufficio. È noto che la Direzione generale del Mit per la vigilanza sulle concessionarie autostradali è diretta da Vincenzo Cinelli, nominato il 14 agosto 2017 su proposta del ministro Graziano Delrio e confermato dall'attuale ministro Danilo Toninelli, che a proposito dei sequestri di oggi ha detto di essere "felice che si faccia chiarezza su quanto successo in passato". Mentre il capo del Provveditorato di Genova è l'architetto Roberto Ferrazza, scelto dallo stesso Toninelli come presidente della commissione d'inchiesta del ministero e poi sostituito per "motivi di opportunità". Tra le carte acquisite anche la relazione che negli anni '80 lo stesso ingegnere Riccardo Morandi stilò per Autostrade in cui aveva sottolineato corrosioni più sul lato mare che su quello monti. Una degradazione, scriveva Morandi, "più rapida di quello che ci si potesse aspettare".
Molti dei documenti sequestrati dalla Guardia di finanza di Genova per input dei magistrati che indagano sul crollo del viadotto Morandi sono stati prelevati alla Spea Engineering, società del gruppo Atlantia, holding che ne detiene il 60% delle quote mentre il restante pacchetto azionario è diviso tra Autostrade per l'Italia e Aeroporti di Roma. Per Autostrade, Spea Engineering cura tra l'altro "anche il servizio di sorveglianza e manutenzione delle infrastrutture con il monitoraggio delle opere, pianificazione, progettazione e direzione dei lavori di manutenzione strutturale - si legge nel sito della società - nonché tutte le attività per l'aggiornamento, l'adattamento, la riparazione e il consolidamento delle infrastrutture stradali in esercizio, quali ponti, viadotti, gallerie, cavalcavia e opere idrauliche".
Probabilmente proprio per questo nella riunione del Comitato tecnico amministrativo del Provveditorato alle opere pubbliche di Piemonte-Liguria e Val d'Aosta del 1 febbraio 2018, dove veniva valutato il progetto di manutenzione di Autostrade, sedeva anche un ingegnere in rappresentanza della Spea. La società aveva redatto un capitolato specifico su tutte le manutenzioni in ambito autostradale: la Guardia di finanza sta accertando la corrispondenza tra capitolato e le opere eseguite e da eseguire. Secondo quanto appreso, la Guardia di finanza avrebbe così acquisito materiale documentale relativo alla modalità di progettazione dell’intervento di retrofitting sul viadotto Morandi che avrebbe dovuto cominciare nell'autunno 2018. L'acquisizione è avvenuta sia nella sede operativa di Milano e al centro elaborazione dati di Firenze.