[Il punto] Ponte di Genova, sequestrati computer e smartphone dei vertici di Autostrade
Al centro dell’interesse l’appalto di 20 milioni, mai assegnato dopo aver bandito la gara lo scorso aprile, per la sistemazione dei tiranti del ponte Morandi
Persino nella lontana Namibia gli italiani venivano fermati dai locali: italiano, cosa è successo Genova? Non riuscivano a capire come in uno dei Paesi più moderni al mondo potessero accadere disgrazie simili. Difficile spiegare a questa gente che le cose accadono perché le élite che amministrano i nostri Enti (e il potere) sono più abituate a delegare che governare. Adesso si indaga, più in là verranno i tempi dei processi e delle sentenze (e forse delle assoluzioni per prescrizione). Gli inquirenti sono comunque al lavoro: hanno sequestrato telefonini e pc ai vertici Autostrade, hanno gli avvisi di garanzia sul tavolo e in mano una relazione tecnica del 2017 che avvertiva (ma è stata letta?) di un crollo imminente di una parte del ‘Morandi’. Anche l’Anac di Cantone è sul piede di guerra. Basterà tutto questo per fare giustizia? Il mondo ci guarda: ci stiamo giocando l’ultimo scampolo di una credibilità.
Il verbale della riunione dell'1 febbraio 2018
La Guardia di finanza è all’opera, il 20 agosto era già dentro gli uffici del provveditorato delle Opere pubbliche di Genova. Qui avrebbero acquisito, fra le tante carte questa è la più preziosa, anche il verbale della riunione dell'1 febbraio 2018 con cui il Provveditorato alle opere pubbliche di Genova rilasciò il parere obbligatorio sul progetto di ristrutturazione di ponte Morandi presentato da Autostrade. Per l’Espresso, fin da febbraio 2018 la gravità della corrosione dei tiranti alle pile 9 (quella crollata) e 10 del ponte autostradale Morandi era nota al Ministero delle Infrastrutture e a Società Autostrade. Il parere su quell'intervento è firmato da Roberto Ferrazza e Antonio Brencich, nominati presidente e membro esperto della Commissione d'indagine del Governo. Il settimanale ha evidenziato come "almeno 7 tecnici, 5 dello Stato e 2 dell'azienda di gestione, sapevano che la corrosione alle pile 9 e 10 aveva provocato una riduzione fino al 20% dei cavi metallici interni agli stralli, i tiranti di calcestruzzo che sostenevano il sistema bilanciato della struttura". E che nel progetto di rinforzo presentato da Autostrade erano stati rilevati "alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo". Insomma, pur sapendo non si è fatto nulla.
Gdf sequestrata computer e smartphone
La Gdf non si è fermata alle prime constatazioni, i loro esperti hanno rovistato nelle sedi di Roma, Firenze e Genova di Autostrade sequestrando i computer e gli smartphone del presidente Marco Cerchiai, dell’amministratore delegato Giovanni Castellucci, del direttore del Tronco genovese della società di Stefano Marigliani e di un’altra decina di alti dirigenti. L’obiettivo: si vuole capire perché e chi non ha tenuto conto della relazione tecnica del 2017 di cui parlano l’Espresso e la Stampa. “Al centro dell’interesse l’appalto di 20 milioni, mai assegnato dopo aver bandito la gara lo scorso aprile, per la sistemazione dei tiranti del ponte Morandi”, spiega l’inviato del Corriere Andrea Pasqualetto. La causa del crollo, secondo i primi accertamenti, potrebbe essere stato determinato proprio dalla rottura di uno di questi tiranti. Dal canto loro, i Pm vogliono capire perché il ‘Morandi’, nonostante i ripetuti allarmi, non è stato messo in sicurezza.
L’autorità Nazionale Anticorruzione (Anac)
Gli inquirenti devono fare in fretta (occorre raccogliere prove irripetibili), perché quel che resta del manufatto deve essere demolito ed è necessario, oltre ad avere prove contro, dare agli inquisiti la possibilità di contradditorio. L’autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) sta facendo la sua parte. Il presidente, Raffaele Cantone, ha scritto ad Autostrade per l'Italia chiedendo atti e informazioni. In particolare, gli atti relativi all'appalto per la manutenzione di ponte Morandi e le tabelle aggiornate sugli investimenti e i lavori programmati, visto che gli ultimi dati disponibili, relativi al 2016, indicano una quota di mancati interventi pari al 73% rispetto al quanto previsto. La mossa dell'Autorità rientra nell'ambito di un'istruttoria avviata sull'attuazione degli interventi previsti dalla concessione autostradale.
La reazione di Autostrade
Ma Autostrade precisa: pronti a collaborare con l'Anac, tuttavia quella percentuale "non deriva da scelte compiute dalla società, è l'effetto dei notevoli ritardi da parte delle istituzioni competenti". Il fronte più caldo è quello del viadotto. L'Authority, infatti, ha chiesto ad Autostrade per l'Italia l'invio degli atti predisposti e necessari per la manutenzione del viadotto approvati dal Cda - e quindi progetto, capitolati tecnici, bando. Inoltre vuole avere copia di eventuali pareri richiesti al concedente, ossia il Ministero delle Infrastrutture. Gli accertamenti relativi al viadotto, all'appalto, a possibili ritardi rientrano in una cornice più ampia e lo ha detto lo stesso Cantone in un'intervista: il tema della "disparità tra investimenti programmati e realizzati".