Il “nuovo” Covid si presenta con un ulteriore problema: attenzione ma non terrorismo mediatico
Dalle testimonianze di chi è risultato positivo si capisce che gli effetti delle nuove varianti sono pesanti
I racconti degli amici a casa con il Covid sono molto più impressionanti delle ultime volte. Prima testimonianza: “Non è una passeggiata, stavolta prende davvero male, la tosse non si ferma e servono sedativi sempre più forti. Sono a pezzi, non riesco ad alzarmi dal letto”. Seconda testimonianza: “Sto male, come mai in vita mia. I dolori mi prendono tutto il corpo, la tosse non mi abbandona, sono quasi senza voce”. Terza testimonianza: “Sono a casa con il Covid pesante e come me mia moglie. Non riusciamo nemmeno a fare le minime cose di casa”. E, intendiamoci, i tre amici sono tutti quarantenni-cinquantenni, non ultraottantenni abituati agli acciacchi quotidiani. Anche belli alti, più alti che belli, vabbè, generalmente forti e in buona salute.
L'ulteriore problema del Covid
Ecco, il Covid in questi giorni è esattamente questa cosa, se possibile con un ulteriore problema, quello del contemporaneo picco di influenze stagionali, e soprattutto contraddistinte da una gastroenterite fortissima, spesso non immediatamente distinguibile dal Covid.
Quindi abbiamo iniziato a leggere parole che ci hanno accompagnato per tutto il 2020, il 2021 e anche in parte del 2022: “obbligo di mascherine”, “picco di contagi previsto a Natale”, addirittura nomi che avevamo dimenticato come quello di Anthony Fauci, l’immunologo consulente di Trump che poi si scontrò con l’allora presidente degli Stati Uniti, che qualche settimana fa ha lanciato un appello sull'”importanza dell'usare le mascherine quando il virus inizia a diffondersi in velocità".
E, ancora, i nomi delle nuove varianti, Pirola ed Eris, che hanno iniziato a diffondersi. E i numeri, terribili: “Si temono 15mila morti”.
No al terrorosmo mediatico
Ora, come sempre, il miglior modo per affrontare il problema è cercare di risolverlo, anziché fare una sorta di terrorismo mediatico sulla vicenda. E, come sempre, proviamo a raccontarlo partendo dalla Liguria, una piccola regione, ma molto significativa perché è la più anziana d’Italia e quindi la più soggetta a rischi di malattie per ultrasettantenni ed oltre.
Partiamo quindi da qui e dal sovraffollamento dei Pronto soccorso, soprattutto nei tre della città di Genova, negli ospedali San Martino, Galliera e Villa Scassi. Il primo testimone è il direttore generale di Alisa, una sorta di superAsl che coordina la sanità della regione, Filippo Ansaldi, una sorta di ircocervo a metà fra la figura del medico e quello dello statistico: “Come evidenziato dai sistemi di sorveglianza nazionale e regionale – spiega Ansaldi – da alcune settimane si è registrato un incremento di casi di influenza e simil influenzali, con conseguente aumento degli accessi nei pronto soccorso”.
Ad aggravare la situazione è il fatto che il contratto dei medici di medicina generale prevede un giorno di ferie nei prefestivi e in questo week-end c’erano già tre giorni consecutivi, venerdì, sabato e domenica, quattro a Milano per la festività di Sant’Ambrogio. Insomma, in Liguria si è cercato di ovviare a questo con l’apertura di nuovi ambulatori “Flu Point” per i casi meno gravi, per cui l’accesso al pronto soccorso è chiaramente eccessivo.
E il Covid?
Anche in questo caso si è corsi ai ripari, con il potenziamento della campagna vaccinale, finora deficitaria. E a spiegarlo è l’assessore regionale alla Sanità della giunta di Giovanni Toti Angelo Gratarola, che nella vita non è un politico, ma un medico, che è stato primario del Pronto Soccorso al Policlinico San Martino, il più grande ospedale d’Europa, una città nella città. E successivamente Gratarola è stato responsabile del dipartimento regionale di emergenza-urgenza della Liguria, la struttura che unisce tutti i Pronto soccorso e i reparti di terapia intensiva degli ospedali di tutta la regione.
“Nelle ultime settimane - spiega Angelo Gratarola - si è verificato un incremento di positivi ricoverati negli ospedali, anche se la pressione ospedaliera resta sotto controllo. Contestualmente è aumentato l’afflusso nelle sedi vaccinali, anche se siamo al di sotto di quella che è l’adesione auspicata alle campagne. Per tutte queste ragioni è opportuno favorire i cittadini che vogliono mettersi in sicurezza dal Covid e dalle forme più gravi, con iniziative come gli open-day e gli accessi senza prenotazione”.
Ansaldi, da statistico, compulsa i fogli con il logo di Alisa con tutti i numeri e spiega: “Siamo entrati nella fase più delicata per quanto riguarda i virus respiratori che, nei mesi più freddi come dicembre e gennaio, circolano maggiormente. Questo può comportare un aumento della pressione negli ospedali e nei pronto soccorso per Covid, influenza e altri virus. Oggi i numeri ci dicono che sono circa 30 ogni giorno i nuovi Sars-Cov2 positivi ricoverati. Sono cresciuti nelle ultime settimane, ma siamo ben lontani dalle fasi più critiche della pandemia. Il ruolo dei vaccini è stato fondamentale. E continua ad esserlo, soprattutto per anziani e fragili che possono anche sfruttare le occasioni come open day e accessi diretti che le Asl stanno mettendo in campo”. Il quadro epidemiologico ligure delle sindromi influenzali è coerente con la situazione nazionale, con un aumento del numero di casi. Nella 48esima settimana del 2023, infatti, l’incidenza nazionale è pari a 10,7 casi per mille assistiti con un aumento del 15 per cento rispetto alla settimana precedente.
La spiegazione dei numeri
Ma come nascono questi numeri? A tale aumento concorrono diversi virus respiratori e non solo quelli del Covid, ma anche dell’influenza, che mostrano un trend in aumento. Il virus influenzale prevalente è in queste prime settimane il sottotipo A(H1N1)pdm09: il vaccino anti influenzale in somministrazione, che si può iniettare contestualmente al richiamo per il Covid, contrasta anche questa forma. Aumenta l’incidenza in tutte le fasce di età, ma risultano maggiormente colpiti i bambini sotto i cinque anni.
Sempre il Policlinico San Martino è l’ospedale dove il primario di malattie infettive è Matteo Bassetti e oggi sono ripresi i ricoveri per Covid, tutti con lo stesso identikit: "Over 80/85 che hanno fatto solo il primo ciclo vaccinale con le tre dosi e poi si sono fermati senza nessun richiamo nel 2022 e nel 2023. È passato il messaggio che il primo ciclo vaccinale delle tre dosi fosse sufficiente".
Ed è proprio questo il target degli open day per i vaccini: “L'iniziativa - spiega Giacomo Zappa, Direttore del settore Igiene e Sanità pubblica della Asl3, quella del territorio genovese - è rivolta in particolare alle fasce anziane della cittadinanza non ancora immunizzate ed offre proprio alle persone anziane una modalità di accesso alternativo rispetto alle prenotazioni ordinarie”.
Over 70 e fragili, torniamo sempre lì.