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Fake news, un virus letale che ha affilato le armi ed ha attaccato la nostra società anche in tempo di Covid

Una società di comunicazione esperta in web reputation e litigation pr, ha realizzato una campagna promozionale per invitare i cittadini ad un uso consapevole degli strumenti informativi e delle loro potenzialità comunicative

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In epoca di Covid-19 oltre all'emergenza sanitaria, un altro virus altrettanto letale ha affilato le armi ed ha attaccato la nostra società globale: le fake news. Un meccanismo perverso che sta infettando le nostre vite sociali e digitali, sfruttando l'effetto pandemia per moltiplicare la diffusione di falsi allarmi in un vortice di notizie prive fonti, nate molto spesso dal sentito dire o, peggio, da una volontà diabolica di far circolare racconti che nulla hanno a che fare con la realtà. Sulle fake news sono intervenuti spesso, ma con scarsa incidenza le istituzioni preposte, chiamate ad esprimersi sulla democrazia digitale o sull'altro tema complesso legato alla privacy sui social. Un team di professionisti sembra ora orientato a tracciare una linea di definizione per contrastare il fenomeno. La Siro Consulting, società di comunicazione esperta in web reputation e litigation pr, ha realizzato una campagna promozionale #condividiresponsabilmente per invitare i cittadini ad un uso consapevole degli strumenti informativi e delle loro potenzialità comunicative. Una svolta.

Qual è il significato della campagna?

Non è difficile fare un paragone tra il fenomeno delle fake news e una pandemia. I contenuti fake sono, infatti, virali per definizione in quanto fanno leva su sentimenti forti come l’odio, la paura o le teorie complottistiche in genere. Le notizie false si diffondono tra gli utenti del web perché siamo poco propensi a proteggerci ed anzi a volte siamo irresponsabilmente parte della loro diffusione. Consideriamo inoltre che la nostra immagine digitale è strettamente associata a ciò che commentiamo o condividiamo ed è quindi molto semplice rovinare la nostra reputazione se le informazioni che divulghiamo risultano false o addirittura pericolose. Riteniamo che ognuno di noi può fermare le fake news con un atteggiamento di indagine e approfondimento che tuteli non solo la propria reputazione ma anche la diffusione di una corretta informazione sul web.

Condividi responsabilmente è anche un invito a considerare poco affidabile tutte le fonti anonime o non rintracciabili, nel senso di avere esattamente la responsabilità di ciò che si scrive senza utilizzare l’anonimato come una sorta di protezione che invece deve essere affidata alle leggi ed alle istituzioni.

Perché le fake news sono pericolose?

In questi anni abbiamo visto l’esplosione del fenomeno delle fake news, non più limitato a fatto socio-politico o discutibile strumento di guadagno tramite clickbaiting, ma vera e propria minaccia per gli equilibri di una società sempre più digitalizzata. I numeri sono quelli raccontati nel nostro primo video e sono per certi versi impressionanti, basti pensare che 6 italiani su 10 credono alle fake news. Se in tanti hanno calcolato il danno economico e sociale già causato dalle fake news, ancora più importante sarebbe valutare le conseguenze che potrebbero avere in futuro le assurde campagne contro le vaccinazioni, devastanti per la salute non solo delle persone ma dell’intero Sistema Sanitario Nazionale che in fondo si basa sul concetto di prevenzione. 

Facebook e Google adottano sistemi di censura per contrastare il fenomeno, perché questo non va bene?

Perché abbiamo la fortuna di vivere in un Paese che garantisce la libertà di espressione. Non ha alcun senso che sia un soggetto privato come Facebook o Google a stabilire ciò che è possibile scrivere e divulgare su quelli che a tutti gli effetti sono diventati strumenti di informazione pubblica. L’unico che può avere il diritto di stabilire se ciò che ho scritto è censurabile è un giudice. Pensiamo piuttosto che sia il momento di sensibilizzare tutti noi all’approfondimento e alla verifica delle fonti, affinché non sia qualcun altro a scegliere per noi qual è l’informazione corretta e quella non corretta.

Qualche suggerimento pratico per contrastare questo fenomeno?

Come dicevo prima, è necessario informarsi ma a volte bastano pochi secondi per identificare quelle che sono caratteristiche standard di una fake news. Innanzi tutto la fonte deve essere attendibile e riconducibile ad un autore qualificato. Inoltre attenzione alla leva emotiva. Articoli sensazionalistici o che incitano all’odio o alla paura sono spesso fasulli. Il processo di approfondimento richiede in realtà pochi minuti e permette comunque di elaborare almeno più versioni di un argomento ed essere in grado di comprenderne gli aspetti fondamentali.

Perché l’avete chiamata “rivoluzione”? 

Abbiamo preso in prestito le parole dall’amico cantautore Antonio Carluccio, che nel suo singolo Revolution ha giustamente definito una rivoluzione quella di smettere di commentare e condividere in maniera compulsiva. Scopo delle fake news, infatti, è spesso proprio quello di creare una menzogna che possa far comodo alle persone, che sia una plausibile giustificazione o una confortevole distrazione dai problemi reali. I saggi di Orwell vengono spesso citati come esempio dei meccanismi totalitari di controllo del pensiero, e spesso fraintesi e utilizzati per appoggiare teorie complottistiche. Ma in realtà il messaggio per noi è chiaro. Tutti noi possiamo fermare le fake news e qualsiasi meccanismo negativo ad esse associato, basta informarsi, basta cercare la verità per compiere un atto rivoluzionario. 

Il tema fake news chiama in causa  un senso di comunità che nel digitale sembra essersi smarrito

Per combattere le fake news è importante spostare la responsabilità sulle singole persone, facendo capire loro che rilanciare e contribuire alla viralità di una notizia falsa è ugualmente dannoso e pericoloso che produrla.

Il Covid-19 ha mostrato anche tutte le debolezze dei media, che si sono distinti nella corsa al virus o al vaccino più adatto a vendere copie

Il mondo dei media, dai comunicatori istituzionali a tutti gli stakeholder della comunicazione, ha bisogno di una grande riflessione che può e deve nascere proprio da quello a cui abbiamo assistito in questi mesi di sovraesposizione mediatica. Il tema della credibilità della stampa, digitale o cartacea, come fonte di informazione responsabile e consapevole da offrire ai lettori-cittadini deve tornare centrale affinché si possa davvero mettere con le spalle al muro fenomeni come le fake news che si nutrono proprio della scarsa credibilità raccolta dai media, che anche per raccontare questa emergenza sanitaria, hanno preferito puntare su titoli urlati che hanno avuto l'effetto di alimentare panico e confusione piuttosto che aiutare i cittadini ad avere una consapevolezza della gravità della pandemia.

Il team è composto da professionisti della comunicazione: Simona Petrozzi, Web Reputation e Brand Identity Specialist, Caterina Flick, Avvocato penalista specializzata in digitale e privacy, Daniele Muscarella, Ingegnere informatico, Daniele Piccinin, giornalista professionista esperto in comunicazione politica e istituzionale.

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