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La vita ai tempi del Coronavirus: la quotidianità del virus è fatta anche di tante piccole cose

Il Covid-19 sta “rivoluzionando” le nostre priorità quotidiane e mettendoci di fronte alla solitudine, alla necessità di condividere e alla realtà che “siamo tutti nella stessa barca”

Laura Apratidi Laura Aprati   
La vita ai tempi del Coronavirus: la quotidianità del virus è fatta anche di tante piccole cose

I bollettini serali della Protezione Civile ci parlano di numeri. Seguiamo con attenzione e ansia l’andamento dei positivi, dei guariti, dei deceduti e cosa succede negli ospedali che lavorano a ritmi frenetici da oltre tre settimane.
Ma la quotidianità del virus è fatta di tante cose che sono dietro la front line dei reparti di terapia intensiva, dei pronto soccorso, delle tumulazioni.

I servizi delle ASL

Prima di tutto ci sono le ASL con i SISP -Servizi di Igiene e Sicurezza Ambienti- che raccolgono le telefonate dei cittadini, seguono i positivi in quarantena domiciliare e i loro parenti. Cercano così di mappare il contaggio tracciando chi è stato vicino a chi. I numeri degli operatori sono aumentati in quasi tutti i SISP così da poter offrire la copertura giornaliera.

La quarantena domiciliari

E poi ci sono le persone in quarantena domiciliare come Luisa che vive in appartamento di poco superiore ai 40 mq. con una mamma anziana, affetta da pluripatologie, e una sorella obesa e diabietica. Due soggetti ad alto rischio. Lei non è positiva al Covid-19 ma è stata in contatto stretto con una collega positiva ed è in ansia per questa situazione “non ho nemmeno un terrazzo dove rifugiarmi. Siamo chiuse tra queste 4 mura e io cerco di isolarmi ma abbiamo un bagno solo! E se loro diventano positive cosa succede?”. Il problema di Luisa è però il problema di tante persone isolate in casa. C’è chi è fortunato, ha una casa grande e può rifugiarsi in una stanza e non essere un pericolo per la famiglia. Ma per i tanti che non hanno questa possibilità qual è la prospettiva?

Gli anziani in ospedale

E poi ci sono loro gli anziani, colpiti in maniera prevalente dal virus e soprattutto con la maggiore percentuale di decessi. Un infermiere di Lodi ha parlato della solitudine di queste persone che non possono avere contatti con nessuno se non il personale medico o infermieristico. E che sono morti soli! In alcuni ospedali si stanno attrezzando con i tablet per collegamenti skype, almeno per chi è in sub intensiva, con le proprie famiglie.Un piccolo sollievo in giornate piene di tensione e con la speranza di poterne uscire al più presto.
Ieri grazie ad una catena di amicizia un signore anziano ha registrato un video messaggio per i suoi figli, ben sapendo che la sua fine è vicina. Il Covid-19 non è quindi solo front line ma la quotidianità delle piccole cose, dei gesti, delle parole di un’umanità colpita da qualcosa di inaspettato a cui non eravamo pronti e che sta “rivoluzionando” le nostre priorità quotidiane e mettendoci di fronte alla solitudine, alla necessità di condividere e alla realtà che “siamo tutti nella stessa barca” senza distinzioni di età, razza, religione, sesso. E nessuno è immune.

Laura Apratidi Laura Aprati   
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