[Il reportage] Il corteo antimafia nelle vie del clan Spada. È l’inizio della fine per Ostia criminale
La sindaca Raggi dopo tanti mesi di scelte sbagliate e di errori istituzionali per la prima volta ha fatto una scelta giusta, saggia, venendo ad Ostia. Anche perché questo territorio vive il disagio e il malessere delle periferie. Avverte la solitudine e l’abbandono. E in questo clima crescono le presenze criminali.

Silenzio. Deserto. Sabato primo pomeriggio. Dalla Colombo ad Ostia Lido quattro chilometri tra palazzoni di cemento e file ininterrotte di auto parcheggiate. Gli stabilimenti dello scandalo sono chiusi. Non è più stagione. Ma come è possibile che in un paese di mare non si veda il mare? Un gruppetto di ragazzetti neri cammina inquadrati a mo’ di testuggine. Da lontano i lampeggianti delle forze di polizia. Finalmente la stazione ferroviaria. I primi striscioni contro le mafie, cartelli con scritte fatte con i pennarelli colorati. Presenza discreta di forze di polizia.
Tra la folla, prima che parta il corteo arriva lei, la sindaca Virginia Raggi. Capisci che è lei da quell’ammasso di telecamere e macchine fotografiche che la circondano e che si sono trasformate in un muro impenetrabile. La politica non c’è. Ha perso una grande occasione. Ma viene da dire per fortuna che non c’è, perché falserebbe la bellezza di questa manifestazione. La trasformerebbe in una corrida. E se c’è qualcuno che detta dal cellulare dichiarazioni infuocate, vuol dire che non solo non è in sintonia con il corteo, con il significato di questo corteo, ma con la realtà.

È un pezzo di popolo di una città di quasi novantamila abitanti che ha deciso di mobilitarsi, di scendere in piazza contro la normalità di Ostia. Contro L’indifferenza e la solitudine del “decimo municipio” devastato dalla presenza di vecchie e nuove mafie, di usurai e taglieggiatori, riciclatori e spacciatori. Un “fasciomafioso” della famiglia Spada, famiglia di sinti che oggi comanda ad Ostia. È muto il corteo. Rare presenze di personalità della sinistra. Si vedono D’Attorre, Fassina e Montino. L’unico Pd venuto al corteo da sindaco di Fiumicino.
Sbaglierebbe il Pd se accusasse i Cinque Stelle di strumentalizzare Ostia in occasione del ballottaggio. Il corteo da questo punto di vista non consente strumentalizzazioni ed equivoci. È bello perché spontaneo. Ci sono ragazze che di fronte alla fiumana di persone manifestano la loro delusione perché speravano che sarebbero stati molti di più.
E forse la sindaca Raggi dopo tanti mesi di scelte sbagliate e di errori istituzionali per la prima volta ha fatto una scelta giusta, saggia, venendo ad Ostia.
Anche perché questo territorio vive il disagio e il malessere delle perieferie. Avverte la solitudine e l’abbandono. E in questo clima crescono le presenze criminali. Era il 22ottobre del 1972 quando un corteo di operai metalmeccanici arrivati da tutto il Paese, dal Nord come dal Centro ruppe l’isolamento di una città delusa, incattivita, disperata: Reggio Calabria.
Fu da quella manifestazione che cambiò il destino di Reggio e della Calabria. Per la strategia eversiva della destra fascista, di Avanguardia nazionale, del principe nero Junio Valerio Borghese e della Ndrangheta, quella manifestazione rappresentò l’inizio della fine. Oggi il corteo imponente che ha attraversato Ostia deve essere l’inizio della fine di una Ostia dominata dalle mafie.