[Il commento] "E adesso dove andiamo?": il racconto di Raffaele tra il caos e le urla della discoteca impazzita
Un padre e sua figlia di 10 anni dentro la Lanterna Azzurra, tra il buio, il caos e le urla. E quelle giovani vite schiacciate che ne ricordano troppe altre

Quel muretto che crolla schiacciato dalla folla e dalla sua paura non è solo l’immagine della strage. C’è, dentro quella ressa di ragazzini che urla, scappa, spinge, chiacchiera, parla al cellulare e scatta i video della tragedia, tutta l’insensata crudeltà della morte sospinta dal panico. Muoiono proprio quelli che si sono messi in disparte per lasciar passare quel fuggi fuggi, appoggiandosi al parapetto ricoperto d’edera, di fianco a quella calca cieca che si sta riversando all’esterno della discoteca. Sono passati 56 minuti dopo mezzanotte alla Lanterna Azzurra di Madonna del Piano a Corinaldo, Ancona. Sta per cominciare il concerto di Sfera Ebbasta, trapper molto popolare tra i giovanissimi. «Un gran cretino lancia una bomboletta spray al peperoncino in mezzo alla sala con più di 1500, duemila persone. Scene di panico». Esplode il terrore, la gente si accalca strepitando verso l’uscita. Raffaele Lerino aveva portato sua figlia di 10 anni al concerto. Alle 3 di notte ha postato un video sulla sua pagina facebook. Si vede la pista riempita dai ragazzi, qualcuno che balla, volti che sorridono, ombre e barbagli nella luce soffusa, e la musica alta di sottofondo. «Si aspettava Sfera Ebbasta. Ingresso alle 22, concerto alle 23, ma era quasi l’una e non si era ancora visto nessuno». Poi all’improvviso la scena cambia. Anche la musica sparisce nel caos.
Chi scappa, chi sviene
Quando il ragazzo (anche se le agenzie e le tv parlano erroneamente di una ragazza: in realtà, come ha raccontato un altro testimone, «si è trattato di un giovane che nel corso di una rissa ha usato il peperoncino per aggredire il rivale») ha lanciato lo spray urticante, Raffaele ha pensato innanzitutto a metter in salvo la figlia piccola. Ma in quella folle ressa non riesce neanche a capire bene quello che sta succedendo. «Qualche ragazzo scappa, si calpestano tra di loro, qualcuno sviene perché allergico, o preso dal panico, o perché ubriaco. In venti secondi la pista si svuota. Io non lo so ma dove cazzo andiamo!».
Accartocciati uno sull'altro
Un sedicenne ricoverato in ospedale per le ferite riportate nella gran calca, racconta che «quando abbiamo sentito un odore acre che ci impediva quasi di respirare, siamo corsi tutti verso una delle uscite, ma i buttafuori ci dicevano di rientrare». In realtà dalle immagini rilanciate su youtube, si vedono centinaia di ragazzi già fuori dalla discoteca. E un altro giovane che era lì con la fidanzata ed è riuscito a buttarsi fuori assieme a lei racconta che «s’era creata questa ressa per uno spray al peperoncino, dicevano i buttafuori. Io non so. Per fortuna sono uscito dalla porta principale e quando sono andato a vedere, ho visto tutte queste persone a terra e c’era una scalinata, e sulla parte destra un parapetto, con tutta la folla che spingeva. Io sono andato su a vedere, una scena terribile, tre metri di persone accartocciate una sull’altra che gridavano aiuto aiuto! una situazione disastrosa, qualcosa di incredibile». I buttafuori alla fine sono solo serviti, come sempre, ad aumentare un po’ il casino, ma non hanno ricacciato indietro la folla. Eppure, ancora adesso sulla pagina Facebook della Lanterna Azzurra, un mucchio di ragazzi scampati alla tragedia continua a scrivere chiedendo come mai le uscite fossero sbarrate. In ogni caso, sotto a quel muretto coperto d’edera restano sei morti: tre ragazze (due quattordicenni di Senigallia, una di Fano del 2003), due ragazzi (uno di Ancona di 16 anni, e uno di Fano, di 15) e una mamma, 39 anni, che aveva accompagnato la figlia al concerto. Almeno cento i feriti: 14 gravi, di cui sette gravissimi. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini nelle prime ore del mattino aveva scritto un tweet in cui prometteva di consegnare alla legge «i responsabili che per cattiveria, stupidità o avidità hanno trasformato una serata di festa in una tragedia».
Le folle impazzite: dall'Heysel a piazza San Carlo
La dinamica di questa strage riporta alla memoria altri due gravi incidenti molto simili: quello dell’Heysel, nella finale della dei Coppa dei Campioni del 1985, quando morirono 39 tifosi juventini sotto la spinta degli hooligans e quello di piazza San Carlo a Torino, per un’altra finale di Champions League della Juventus. Ma questa volta, se le prime indicazioni delle indagini saranno confermate, le responsabilità sembrano più delineate. Da una parte il ragazzo che ha usato follemente lo spray al peperoncino, e dall’altra i gestori del locale che avrebbero venduto molti più biglietti di quelli consentiti per riempire il locale. E’ lo stesso ministro Salvini a farlo presente: «Sulle responsabilità pare che sia accertato che ci fossero stati molti più ingressi di quelli permessi per legge, che sarebbero 871». Mentre, come hanno raccontato alcuni testimoni, dentro al locale ce n’erano quasi il doppio.