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“Stangata” su Mimmo Lucano: 13 anni e 2 mesi all’ex sindaco di Riace. "Inaudito, aspettavo l'assoluzione"

La decisione è clamorosa, non tanto per il merito, quanto per le proporzioni con cui punisce l’uomo diventato simbolo dell’accoglienza in Calabria.

Claudio Cordovadi Claudio Cordova   

13 anni e 2 mesi di reclusione. Quasi il doppio rispetto a quanto richiesto dalla stessa Procura che aveva chiesto 7 anni e 11 mesi. E’ una condanna durissima, una vera e propria stangata, quella che arriva sulla testa dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano sugli illeciti nella gestione dei migranti. La decisione del Tribunale di Locri è clamorosa, non tanto per il merito, quanto per le proporzioni con cui punisce l’uomo diventato simbolo dell’accoglienza in Calabria.

"Questa è una vicenda inaudita. Sarò macchiato per sempre per colpe che non ho commesso. Mi aspettavo un'assoluzione". Così Domenico Lucano, ex sindaco di Riace, ha reagito alla sentenza. "Grazie, comunque, lo stesso - ha aggiunto Lucano - ai miei avvocati per il lavoro che hanno svolto. Io, tra l'altro, non avrei avuto modo di pagare altri legali, non avendo disponibilita' economica". 

Il Tribunale di Locri presieduto da Fulvio Accurso ha pronunciato il dispositivo di sentenza poco prima di mezzogiorno. A nulla sono valse, nelle ultime udienze, le accorate arringhe difensive degli avvocati di Milano, l'avvocato Andrea Daqua, ma, soprattutto, l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. I due legali avevano parlato di “dati congetturali”.

Alla fine per Lucano arriva la durissima sentenza nell’ambito del processo “Xenia”. Il suo arresto, nel 2018, aveva destato grande scalpore e grandi polemiche politiche. Secondo le indagini condotte dalla Procura di Locri, retta da Luigi D’Alessio, Lucano avrebbe anche organizzato matrimoni “di comodo” tra gli abitanti del suo comune e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano.

Per i pm Michele Permunian e Marzia Corrao, quello dei matrimoni fittizi sarebbe solo uno degli espedienti, tanto semplici quanto efficaci, che Lucano avrebbe messo in atto insieme alla compagna, per aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia. Queste le accuse che la Procura contestava a Lucano: associazione a delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d'asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per presunti illeciti nella gestione del sistema di accoglienza dei migranti.

Sarebbero particolarmente allarmanti – secondo gli inquirenti - non solo la lunga serie di irregolarità amministrative e di illeciti penalmente rilevanti che avrebbero costellato la realizzazione del “Modello Riace”, ma anche e soprattutto l’estrema naturalezza con la quale Lucano e la sua compagna avrebbero trasgredito norme civili, amministrative e penali.

L’indagine è stata avviata dalla Procura di Locri sulla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico. Un’inchiesta che si è protratta per diversi mesi, non senza polemiche: a causa dell’indagine della magistratura, infatti, la RAI decise anche di bloccare la fiction girata a Riace, in cui Beppe Fiorello avrebbe dovuto interpretare proprio Lucano.

Crolla così, almeno in primo grado, il “Modello Riace”, divenuto famoso nel mondo. Nel 2016 Lucano era stato inserito dalla rivista americana "Fortune" tra i più grandi leader mondiali per quel "miracolo" di accoglienza noto col nome di "modello Riace". Era il punto più alto della storia di Lucano e di Riace, borgo della Locride fino a quel momento famoso per il ritrovamento delle due statue di bronzo, custodite nel Museo di Reggio Calabria.

Poi, però, le indagini. Il sistema d'accoglienza messo in piedi dal sindaco, infatti, è stato oggetto di due relazioni prefettizie, nel dicembre 2016 e nel gennaio 2017. La prima riferisce di anomalie, e fa scattare l'indagine della magistratura. La seconda loda il modello d'integrazione, che avrebbe di fatto salvato il morente borgo, grazie a una contaminazione di culture e al recupero dei vecchi mestieri artigianali.

Una “stangata”, anche perché Lucano è candidato alla carica di consigliere regionale a sostegno del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che ambisce a diventare Presidente della Giunta Regionale. E la sentenza arriva a tre giorni dal voto.

L’indagine della Procura di Locri e della Guardia di Finanza si è avvalsa di numerose intercettazioni telefoniche: “Se lei va alla Questura di Siderno se parla di documenti ... io la carta d'identità gliela faccio ... io sono un fuorilegge, sono un fuorilegge, perché per fare la carta d'identità io dovrei avere un permesso di soggiorno in corso di validità ... in più lei deve dimostrare che abita a Riace, che ha una dimora a Riace, allora io dico così, non mando neanche i vigili, mi assumo io la responsabilità e gli dico va bene, sono responsabile dei vigili ... la carta d'identità tre fotografie, all'ufficio anagrafe, la iscriviamo subito…” diceva Lucano in una conversazione captata. O anche: “…allora, io fino ad ora la carta d'identità l'ho fatta così, li faccio immediatamente, perché sono responsabile dell'ufficio anagrafe e stato civile, come sindaco. L'impiegato che c'era prima è andato in pensione, sotto i 3.000 abitanti l'ho assunta io questa delega, quindi ho doppia valenza diciamo, sia come sindaco e soprattutto come responsabile dell'ufficio ... proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge però non è che le serve molto che ha la carta d'identità”.

L’indagine su Lucano, alla fine del 2018, creò una grande onda di solidarietà. Migliaia di persone si riversarono a Riace, sotto l’abitazione dell’allora sindaco finito ai domiciliari. E per venerdì è annunciata una manifestazione di sostegno proprio a Riace. E potrebbe essere una nuova marea, vista la condanna durissima incassata dall’ex sindaco.

 

Claudio Cordovadi Claudio Cordova   
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