Concita De Gregorio e la poltrona in Rai, c'è lei per il dopo Bignardi
Intanto tra Renzi e Campo dall'Orto torna il sereno. E si prepara la rivoluzione delle news

Al consiglio di amministrazione di domani si parlerà di bilancio, nomine o tetto agli stipendi pubblici. Ma il vero tema che sta a cuore al direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto è il piano per l'informazione. Il prossimo 20 aprile è convocato un incontro con l'Usigrai ( il sindacato dei giornalisti radio televisivi ) è per quella data Campo farà sapere come intende gestire il nodo strategico dell'informazione e dei "contenuti " per i contenitori di info-intrattenimento delle reti. Sembra quasi certo che Milena Gabanelli, ex volto di Report attualmente vicedirettore Rai riesca a conquistare la direzione del web che dovrebbe diventare specifica testata scollegata da Rainews.
Altra novità clamorosa potrebbe essere il coinvolgimento nel nuovo piano di uno dei consiglieri di amministrazione più adatti al ruolo ossia l'ex segretario della federazione nazionale della stampa Franco Siddi, giornalista assai capace, disponibile a mediare, molto protettivo nei confronti del dg. Ecco appunto che fine farà il capo azienda di viale Mazzini? Molti sostengono che, vinto il congresso, Matteo Renzi si libererà di lui cedendo a quanti in questi mesi ne hanno chiesta la testa. In realtà, secondo quanto Tiscali.it apprende in ambienti vicini al Pd, Campo arriverà a scadenza fisiologica del mandato perché, dopo un colloquio chiarificatorio, i suoi rapporti con l'ex premier sono tornati sereni. Chi dovrebbe lasciare l'azienda in anticipo sulla fine del contratto triennale ē invece la direttrice di Rai 3 Daria Bignardi che potrebbe essere sostituita da Concita de Gregorio, ex direttore di una bellissima edizione dell'Unita (ricordate lo spot con la minigonna?) oggi alla guida di un programma di successo proprio sulla terza rete dedicata alla politica locale "Fuoriroma". Chi più della brava Concita ha i numeri per dirigere una rete così complessa e - a tratti - fragile come Rai 3?
Antonio Campo Dall’Orto aveva fatto grandi promesse di rinnovamento quando si insediò due anni fa. Ma da allora si sono viste ben poche novità tra quelle promesse dal direttore generale della Rai. È prevalso l’immobilismo. In sostanza è rimasto inalterato il vecchio schema di gioco basato su Tg1, Tg2, Tg3 e su Rai Uno, Rai Due e Rai Tre, la tripartizione dell’era Dc, Psi, Pci. La riorganizzazione dell’informazione è rimasta al palo, non si è fatto niente dopo i tentativi, affidati a Carlo Verdelli, e falliti prima ancora del varo.Sui giornali si sono letti i conti esatti del 2016: 1.793 milioni di euro contro i 1.537 incassati nel 2015 da viale Mazzini, quando il canone era ancora pagato su base volontaria. Ben 256 milioni di euro in più. Però gli introiti supplementari non sono riusciti ad evitare l’anno scorso alla Rai un deficit di 25,6 milioni. Gli scontenti sono tanti: oltre agli evasori, che finalmente hanno compiuto il loro dovere, c’è la maggioranza degli “abbonati obbligati” che lamentano la scarsa qualità dei programmi, dei telegiornali e dei giornali radio.
Ora, però, sembra essere arrivato il momento giusto. La Rai ha convocato l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti radio-televisivi) per parlare del piano industriale per l’informazione. L’incontro è fissato per il 20 aprile. L’attesa è grande, ma c’è il riserbo più stretto sul progetto. Non si sa come Campo Dall’Orto immagina i nuovi giornali televisivi, radiofonici e web.
Viale Mazzini prepara piano segreto sull'informazione ma non filtra un’indiscrezione sul progetto. Negli ultimi tempi Campo Dall’Orto si è mosso con grande prudenza. Si è limitato a dire: la Rai deve offrire «contenuti e modalità di fruizione adeguate ai tempi che viviamo». Ha indicato l’obiettivo di trasformare l’azienda «in una moderna ed efficiente media company».
L’Usigrai si aspetta la valorizzazione delle professionalità interne, l’ammodernamento tecnologico dei sistemi di produzione, il potenziamento delle iniziative soprattutto di servizio pubblico, il motivo per il quale i cittadini pagano il canone. Del resto i numeri parlano da soli: dal canone la Rai incassa 1.793 milioni di euro contro i circa 800 milioni provenienti dalla pubblicità e da altre voci minori. Il rapporto tra canone e pubblicità è di oltre 2 a 1 in favore del primo. Anche la preponderanza finanziaria del canone sulla pubblicità deve avere una ricaduta sui contenuti dei programmi e dell’informazione.
Campo Dall’Orto deve aver preso atto del problema, così ha annunciato per la fine di aprile una nuova tv dei ragazzi, immaginata con criteri di servizio pubblico. Luca Milano sarà il direttore. Che fine farà Massimo Liofredi?