I terremotati usati come cavie per sperimentare i farmaci per i cerotti "curativi"

In un dépliant destinato agli sfollati una Fondazione li invita a provarli per trovare conforto: "Fermano i dolori e alleggeriscono i pesi dell'animo". Scoppia la polemica

Una immagine del terremoto nell'Italia Centrale
Una immagine del terremoto nell'Italia Centrale
TiscaliNews

Se i terremotati si sentono giù, non c’è problema. La soluzione arriva dall’iniziativa di un ingegnere nucleare iraniano (come dice di sé l’interessato) a capo di una Fondazione che ha sede in Belgio. Come spiega un dépliant diffuso appositamente, sabato e domenica prossima “verranno distribuiti dei cerotti che “creano campi gravitazionali e fermano i dolori”, inoltre “alleggeriscono i pesi dell’animo”. Le polemiche - come spiega Repubblica - nascono dal fatto che la Protezione Civile avrebbe fatto da cassa di risonanza a tale iniziativa.

L’ingegnere iraniano, come asserirebbe in tre suoi libri, avrebbe al suo attivo anche altre invenzioni come l’energia senza carburante. Basta leggere sempre il quotidiano romano. E “con i cerotti” di cui si discorre avrebbe “curato malati di Sla e cancro.  

Gli sfollati ancora senza casa delle zone toccate dal sisma nel Centro Italia potranno dunque provarli, sempre stando a quanto annunciato, in due alberghi sulla Costiera Adriatica: il Relax di San Benedetto del Tronto e il Village Holiday di Porto Sant’Elpidio.

Gli 11mila sfollati ospiti di 250 alberghi e residence, potranno verificare i benefici dei cerotti che, a sentire certi adepti - riporta il quotidiano romano – “contengono un gas allo stato liquido” e danno conforto. Ovviamente il dépliant spiega come “sia tutto gratuito”, cosa confermata - stando sempre a Repubblica - da Giovanna Lapadula, referente italiana della Fondazione.

L’iniziativa, tuttavia, non sarebbe stata gradita da molti dei terremotati che dopo aver letto il dépliant non avrebbero nascosto il loro dissenso. “Ora siamo diventati cavie degli esperimenti di para-fondazioni?”, avrebbe esclamato più d’uno. Come racconta Corrado Zunino sul giornale, il singolare dépliant sarebbe circolato per esempio al Belo Horizonte di Porto Sant’Elpidio col vassoio per il pasto degli sfollati.

Sarebbe stato il “responsabile dell’Ufficio rapporti istituzionali della Protezione Civile a inviare una mail alle 250 strutture convenzionate allegando il dépliant della Fondazione Keshe (questo il nome della fondazione dell'ingegnere iraniano). Con una precisazione in calce: “Ci è stato richiesto di favorire la massima diffusione di questa iniziativa presso gli ospiti della struttura”. Una disponibilità che sarebbe stata molto apprezzata dagli interessati che su Facebook avrebbero scritto: “Il dottor Alessandrini (il responsabile Ufficio rapporti istituzionali della Protezione Civile, ndr) ha assunto la responsabilità di attaccare i manifesti in tutti gli alberghi e campeggi”.

La Protezione Civile ha però fatto marcia indietro in serata, parlando di “un brutto errore". "Credevamo che la Fondazione fosse stata accreditata dalla Regione”, ha fatto sapere.

Le due mail

Allo stato attuale la ricostruzione fatta dalla Protezione Civile non avrebbe accertato eventuali responsabilità. S'è trattato - fanno sapere fonti vicine al Direttore - di una banale "svista". La Protezione Civile comunque - come riporta Repubblica.it - "avrebbe scritto due mail: una alla Khese foundation per informarla che provveda autonomamente alla sua iniziativa. Una seconda alle strutture alberghiere - e attraverso di loro agli sfollati - per precisare quanto accaduto. E per le "scuse". Ecco il testo: "Visto il tipo privato dell'iniziativa che non può considerarsi tra quelle interne al sistema di Protezione Civile, si deve considerare l'appuntamento annullato all'interno delle strutture e ci scusiamo per l'equivoco sperando di non aver creato eccessivi inconvenienti".