Il centralinista assunto per valutare il rischio sismico degli ospedali
La Procura di Ascoli indaga e chiede il rinvio a giudizio per vertici della direzione regionale sanitaria in merito all'assunzione del fratello di un esponente locale del Pd
La Regione Marche ha affidato la valutazione del rischio sismico di otto ospedali del territorio - comprese quelle appena coinvolte nel terremoto - ad un centralinista dei vigili del fuoco. Un’assunzione senza concorso, senza selezione. Anzi, rispondendo ad una richiesta del diretto interessato. Lo sostiene la procura di Ascoli che ha aperto un’inchiesta e chiesto il rinvio a giudizio per 4 persone dei vertici della direzione regionale sanitaria ma non per il centralinista, per il quale sta procedendo la Corte dei Conti. L’incarico - per un valore complessivo di oltre 100 mila euro per 4 anni - non avrebbe poi prodotto alcun risultato, almeno nel primo biennio di attività.
Ma c’è di più: la persona in questione è il fratello di una esponente locale del Pd (candidata alle passate elezioni regionali ma non eletta), nonché dipendente della segreteria dell’assessore regionale alla sanità. E oltre al danno c’è anche la beffa: il procedimento penale in questione cadrà presto in prescrizione.
Il progetto “Valutazione Rischio Sismico” finanziato dal ministero della Salute prevedeva la possibilità di assunzione a tempo determinato di “personale tecnico qualificato” per la effettuazione di “rilievi, prove su materiali ed analisi complesse” occorrenti per valutare la vulnerabilità sismica dei nosocomi.
Scrive la procura di Ascoli nelle carte dell’inchiesta: “Con un palese ed evidente trattamento di favore veniva assunto A.S. presso la azienda sanitaria regionale delle Marche su sua semplice richiesta e al di fuori di una qualsiasi procedura comparativa”. “Veniva contrattualizzato - è scritto nelle carte giudiziarie - per lo svolgimento di compiti specifici altamente qualificati e tecnicamente specializzati un soggetto del tutto privo di una corrispondente qualificazione professionale mentre parallelamente la stessa unità sanitaria locale svolgeva bandi di gara per reperire figure professionali esterne (realmente) qualificate relativamente al rischio sismico; possedeva personale e strutture tecniche per svolgere attività quantomeno preparatorie e collaterali alla valutazione del rischio sismico”.
Il suo compito sulla carta? “Realizzazione di attività finalizzate alle verifiche tecniche inerenti la vulnerabilità sismica delle strutture ospedaliere, recupero e/o ricerca del progetto strutturale e dei dati utilizzati per il calcolo-fasi dei lavori comprensive delle valutazioni dei D.L. e del certificato di collaudo; approvazione degli Enti competenti; individuazione di eventuali modifiche strutturali successive alla costruzione e relative autorizzazioni; predisposizione di elaborati grafici di dettaglio dell’edificio, compresi i dettagli esecutivi e delle tipologie costruttive degli elementi strutturali; mappatura certificazioni VV.F. edifici sanitari di proprietà ASUR; sopralluoghi con valutazione dello stato attuale di rischio incendio sulle strutture sanitarie; indicazione di massima degli interventi da effettuare …”. Eccetera, eccetera.
Scrive il magistrato Umberto Monti che ha portato avanti le indagini: “Pur nella evidenza della completa assenza di qualsiasi attività anche di mera interlocuzione svolta da A. S. durante il primo biennio di incarico (non risulta nel periodo alcuna esecuzione di rilievi e controlli finalizzati alla riduzione dei rischi sismici riferibile anche indirettamente all’incaricato, né alcuna attività anche meramente preparatoria riferibile allo stesso; non risulta alcuna relazione, alcuna verifica, alcun sopralluogo, alcun incarico, alcuna mera lettera a firma dell’A. S.; non risulta sostanzialmente nessuna attività svolta dallo stesso) con determina firmata ancora dal Direttore Generale veniva rinnovato il medesimo incarico per altri due anni per le stesse finalità e per gli stessi compiti già previsti e con le medesime vantaggiose modalità previste nel contratto: assenza di badge, assenza di fogli di presenza da firmare, assenza di qualsiasi controllo sull’orario di lavoro, nessun obbligo di presenza in ufficio, sostanziale assenza di qualsiasi controllo sulla attività svolta e sui risultati della stessa”. E quanto è costato alle casse pubbliche tutto questo? 103.195,05 euro.