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[Il retroscena] Così è stato preso Di Lauro: ecco perché la sua cattura apre scenari inquietanti

Il quarto figlio del boss "Ciruzzo o’ milionario" è stato catturato in un appartamento a Chiaiano, a un paio di chilometri da Secondigliano. C'è il sospetto che sia un capo clan operativo. E potrebbe aver goduto di una rete estesa di complicità sul territorio

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   

Pensavano che stesse all’estero. Forse a Dubai, per non dire Spagna. Dopo 14 anni, da quel 7 dicembre del 2004 quando fece perdere le sue tracce, un giorno all’improvviso ecco che si è materializzato il fantasma di Marco Di Lauro, quarto figlio della Dinasty di Paolo di Lauro, “Ciruzzo o’ milionario”, il boss di Scampia e Secondigliano, che all’epoca era il più grande supermercato delle droghe del Mezzogiorno. L'hanno ammanettato in un appartamento anonimo di Chiaiano, alla periferia di Napoli e a un paio di chilometri da Secondigliano, Scampia. In quell’appartamento viveva con la compagna e due gatti. Sembra che avesse i soldi giusto per la spesa della settimana. Mangiava un piatto di pasta asciutta quando sono entrati i poliziotti, e non ha opposto resistenza.

Poco importa se la sua cattura sia stata favorita da una “soffiata”, un ex sorvegliato speciale arrestato in mattinata per femminicidio, quello che conta è che alla fine Marco Di Lauro ora è in carcere. Emozionante è stato vedere sfrecciare nel cuore di Napoli il corteo di auto civetta e del corpo di appartenenza delle forze di polizia, con le sirene e i fari accesi che accompagnava il trasferimento del latitante negli uffici della Questura, in via Medina. Che belle le immagini di gioia e gli abbracci tra gli uomini e le donne delle forze di polizia. Immagini che ricordano gli arresti delle belve dei Corleonesi, come la cattura di Giovanni Brusca o Bernardo Provenzano. Per Napoli, ieri, è stato un giorno di festa. Marco Di Lauro era il secondo latitante più pericoloso per il Viminale, dopo Matteo Messina Denaro e altri due, il palermitano Motisi e il sardo Cubeddu che però, se ancora vivi, sono da decenni “pensionati”. Almeno ieri, il bilancio della lotta alle mafie si è chiuso in positivo.

Ma non c’è molto altro da festeggiare. Perché se la sua cattura è una buona notizia di per sé, molti interrogativi su Marco Di Lauro aprono scenari inquietanti. È ancora presto per analisi compiute ma in sostanza colpisce che il latitante - che deve scontare in carcere dieci anni per associazione camorristica e traffico di droga - sia stato catturato in un appartamento a Chiaiano, a un paio di chilometri da Secondigliano, la periferia Nord di Napoli, regno dei Di Lauro.

Ne consegue intanto il sospetto che Di Lauro sia un capo clan operativo. E potrebbe aver goduto di una rete estesa di complicità sul territorio. Il rampollo dei Di Lauro potrebbe guidare la riorganizzazione del clan con i suoi traffici di droga. E poi quello che colpisce davvero è che la Napoli criminale è tutt’altro che allo sbando. Le nuove leve gangsteristiche - modello La paranza dei bambini - stanno crescendo e sono pronte a sostenere gli esami per entrare in quella camorra così come l’abbiamo conosciuta nel secolo scorso.

Per fortuna in tempi in cui si sta perdendo una memoria collettiva, la “festa” degli uomini della polizia, dei carabinieri, della Finanza per la cattura del super latitante, ci ha ricordato quella stagione terribile della faida di Secondigliano. Tra il 2003 e il 2005 ci fu un tentativo di golpe cruento contro il clan Di Lauro da parte degli “scissionisti”. Con decine di morti ammazzati. C’era una ragazza, Gelsomina Verde, che si occupava di volontariato, che era fidanzata con un ragazzo del clan degli Scissionisti. I Di Lauro la fecero sequestrare per avere le indicazioni per prendere lo scissionista. Gelsomina fu torturata, uccisa e il corpo bruciato. Anni terribili, per Napoli. Oggi i clan si stanno riorganizzando, le nuove leve di bande violente di trafficanti di droga, di spacciatori stanno crescendo. L’arresto di ieri è solo una buona notizia.

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   

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