[L’inchiesta] Alla fiera dei bambini partoriti per coppie omosessuali. A Bruxelles, cataloghi di donne e pacchetti completi. Centomila dollari per un figlio e tanti dubbi etici
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Si chiama “Men having babies” e il titolo dice già molto. Possono due uomini che si amano avere bambini? Secondo la natura no. Non possono. Possono due donne che si amano mettere al mondo figli? Non possono. La natura ha una sua legge: per fare un bimbo ci vogliono un maschio e una femmina. Ma c’è chi può indurre il “miracolo”. La natura dice no, l’organizzazione dice sì. In questo caso, la struttura è americana. Una vera e propria rete che organizza tutto e consente a coppie di uomini, soprattutto, di accedere al sogno che la natura gli vieta. Un figlio tutto loro, diciamo così.
Un sogno per i ricchi
La fiera del sogno si svolge da ormai quattro anni in Belgio, a Bruxelles. Si è appena conclusa l’ultima edizione, negli sfarzosi saloni dell’Hotel Hilton. Perché, ovviamente, il sogno è per i ricchi. Bisogna sborsare molti soldi, infatti. Non meno di centomila dollari. Lo scorso week end sono arrivate a Bruxelles centinaia di coppie di maschi alla ricerca della soluzione giusta per loro.
I cataloghi
E di fiera vera e propria si tratta. Nelle sale dell’Hotel girano cataloghi patinati e sopra di essi campeggiano le foto delle donne che mettono loro stesse a disposizione. Si chiamano madri surrogate. In sostanza si rendono pronte alla fecondazione, alla gestazione, al parto. E poi si separano subito dal neonato per darlo alla coppia che, per motivi naturali, quel figlio non può averlo. A volte il seme è di uno dei due maschi. Altre volte è di un donatore esterno.
Per i maschi
Perché la fiera si rivolga principalmente a coppie omosessuali di maschi, e non di femmine, o coppie etero che non possono, è chiaro. Una coppia lesbica non ha bisogno di una madre donatrice. Può farlo una delle due. Semmai si necessita del seme di un donatore. Ma alla fiera di Bruxelles c’è anche questa opportunità: più semplice, ovviamente, più accessibile. Ma c’è. Come c’è anche una opportunità per le coppie etero con una sterilità totale. Il vero cuore dell’organizzazione batte, però, per i maschi, che – almeno in questo caso – hanno bisogno di una femmina.
La sfida
Men having babies si propone per risolvere davvero ogni problema organizzativo. Ci sono pacchetti completi – secondo quanto riportato dal settimanale cattolico Tempi, che dedica al fatto un reportage durissimo -: tutela legale, contratti, strutture dedicate, paesi dove partorire o dove svolgere la gestazione, voli, hotel, perfino accompagnamento psicologico, e tutte le garanzie che la partoriente si scordi davvero di essere mamma e molli la presa, non accampi pretese successive. Il tutto dentro una cornice dove le questioni etiche si mescolano a quelle legali, dove non si capisce mai del tutto il confine tra il mercimonio e il dono, tra l’uso del corpo e la libera scelta, tra l’amore e la sfida ai limiti dell’uomo.
Il senso della vita
È un tema controverso, quello della gestazione per altri. A volte, con una punta di disprezzo, definita “utero in affitto”. O, peggio ancora, mercato dei bambini. E i contrasti non sono sul diritto di due uomini, o due donne, ad amarsi tra loro. Ci mancherebbe. Chi indica in questo il tema, lo fa per buttare la palla in tribuna. La questione, invece, è altra e riguarda i diritti e i doveri, riguarda i limiti, riguarda il senso stesso della vita.
Dove c’è amore
Con la gestazione per altri, siamo oltre anche il tema delle adozioni per le coppie omosessuali. Chi può negare che un bambino senza famiglia stia meglio con una coppia di persone che lo amano, a prescindere dagli orientamenti sessuali, che in un istituto? Nessuno. Si cresce bene nell’amore. Nell’amore di chiunque: di un single, di una coppia etero, di una coppia omo. Perfino della vecchia zia single. Dove c’è amore, un bambino sta bene. Ma anche questo non è il tema.
Schiavitù?
La gestazione per altri interroga aree più alte. Intanto, se è davvero un diritto della donna, quello di utilizzare la propria capacità riproduttiva per partorire figli da distribuire a chi gli pare. Un tema etico, che riguarda il senso del limite che ciascuno di noi dovrebbe sentire nel rapporto con la propria natura, il proprio gesto, il proprio senso nel mondo. Se poi questo atto avviene dietro compenso, il tema etico raddoppia, anzi triplica. Si può vendere il proprio figlio? E chi lo vende è davvero libero? O non si tratta di una forma moderna di schiavitù?
Il confine
Nessuno discute, quindi, del fatto che un bambino nato da una gestazione per altri possa trovare nella coppia omosessuale amore, accudimento e accoglienza, anche se tutti un giorno si chiedono da dove sono venuti, e a quel bambino bisognerà spiegare bene chi era la mamma, chi era il papà, e con quale meccanismo la sua esistenza si è formata. Quello di cui davvero si discute, con la gestazione per altri, è dove mettere il confine tra quello che possiamo fare e quello che non possiamo fare, nella sfida alla natura. Un po’ come gli Ogm nell’agricoltura. Possiamo ritenerci autorizzati a fare tutto quello che tecnologia e scienza ci consentono di fare?
Tutto è consentito
Su questi temi si interroga giustamente la comunità internazionale. E in occidente prevale ancora il senso del limite, per fortuna, che non è bigotto ma sbigottito. Attonito rispetto a questa idea dell’uomo a cui tutto è consentito, perfino la rottura del limite naturale. Due maschi che si amano possono mettere al mondo un figlio? No, la natura glielo impedisce. Chi se ne frega, troviamo il modo. Non lo fanno forse anche le coppie etero che sono sterili? Non ricorrono alla fecondazione artificiale? Tutto è consentito, quindi.
Dono o mercato?
Sul dove fermarsi, ragiona la filosofia più che la scienza. Si chiama bioetica e la ricerca di un equilibrio ha una sua sofferenza interna. Non sono ammessi sbeffeggiamenti. Non va sbeffeggiato il desiderio di un figlio dentro un amore omosessuale, che si può capire. Ma non vanno neppure dileggiati i dubbi di chi si chiede fin dove ci si può spingere. Nel 2015 il Parlamento europeo hacondannato la Gestazione per altri considerandola una forma di sfruttamento delle donne. Molti Paesi la vietano, considerandola una tratta, una forma di mercimonio. Altri la consentono, senza porsi dubbi. Altri ancora cercano una difficile via mediana: autorizzare il dono e vietare il mercato.
Il rispetto
È un tema terribilmente difficile, quindi. A cui una pomposa fiera in un lussuoso hotel belga non fa bene. Nel vedere quelle scene, quei cataloghi, quelle donne sulle pagine che offrono i servizi, quelle cifre altisonanti, quella sorta di pacchetto completo per uomini ricchi non facilita la riflessione attenta e profonda che si chiede quando le questioni toccano le radici dell’esistenza. Un sì, un no, un forse: qualunque cosa ma con rispetto, non con l’arroganza dei soldi, del patinato, del delirio di onnipotenza.