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Individuato il “vero” paziente zero dell’influenza stagionale

Si tratta di un uomo colpito dalla polmonite da influenza A (H1N1) e ricoverato nel reparto del San Martino di Genova diretto da Matteo Bassetti

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Individuato il “vero” paziente zero dell’influenza stagionale

La scorsa settimana, proprio qui su Tiscalinews avevamo raccontato il primo caso di influenza stagionale individuato nel nostro Paese: “E' già in circolazione in Italia il virus stagionale di tipo A dell'influenza. Il primo caso è stato identificato all'Università di Parma, che ne dà notizia, su un paziente pediatrico. Si tratta di un lattante di quattro mesi, ricoverato in clinica pediatrica per febbre e inappetenza con un quadro clinico di bronchite asmatica”.

Intendiamoci, non è una gara al primato, ma un aiuto scientifico serio alla cura della prossima influenza della stagione autunno-inverno 2023-2024. Ma, chiaramente, la forma registrata sul lattante è completamente diversa e va curata in modo totalmente differente da quella degli adulti.

E quindi, probabilmente, il “vero” paziente zero è quello individuato a Genova al Policlinico San Martino nel reparto di Matteo Bassetti, direttore della clinica universitaria di Malattie Infettive, che spiega: “Un signore di 76 anni con un quadro di polmonite è stato ricoverato il 29 settembre presso il nostro reparto con diagnosi di polmonite da influenza A (H1N1) ed è ancora ricoverato. Si tratta del primo caso di influenza 2023 negli adulti, dopo il bambino di Parma”.

Ma è la conseguenza che ne trae Bassetti è quella che ci fa pensare a un ceppo particolarmente aggressivo per quest’anno: “Il fatto che l’influenza sia già arrivata a settembre – spiega l’infettivologo - e con queste condizioni climatiche fa pensare ad una stagione influenzale come quella del 2022, che tenderà ad anticipare, con picchi di casi già a novembre-dicembre. Una buona ragione per vaccinarsi in questo mese ottobre”.

Per la cronaca, lo scorso anno il primo caso si registrò a fine ottobre, praticamente un mese dopo.

E la splendida stagione in corso, l’ottobrata più bella mai vista, fa presumere una brusca escursione termica fra ottobre e novembre, circostanza perfetta per favorire forme influenzali.

E, commentando gli interventi social del direttore della clinica universitaria di Malattie Infettive e di San Martino, anche altri medici testimoniano la particolare aggressività dell’influenza versione 23-24. Racconta Gino Maestrini, medico di medicina generale: “Ho già visto i primi casi di influenza nel mese di settembre”. E Valentina Gianferrari testimonia: “Anche da noi in malattie infettive a Reggio Emilia abbiamo un caso”.

Già lo scorso anno l’influenza stagionale fu particolarmente aggressiva, favorita anche dal fatto che era – di fatto – il primo inverno senza mascherine e con un ritorno alla socialità con una minor predisposizione alla creazione di anticorpi, come era invece ovviamente negli anni pre Covid.

Contro l’influenza stagionale, esattamente come contro il Covid, la cura migliore, soprattutto per le categorie a rischio, è la vaccinazione. Che può essere anche congiunta, anche se ovviamente la campagna vaccinale per l’influenza non è iniziata.

Le indicazioni in merito sono contenute nella circolare intitolata “Indicazioni e raccomandazioni per la campagna di vaccinazione autunnale/invernale 2023/2024 anti Covid-19”, firmata dal direttore Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia che ha recepito moltissime indicazioni elaborate nei mesi scorsi dalla task force di Regione Liguria voluta dal governatore Giovanni Toti e che ha in Matteo Bassetti la guida scientifica sul tema. 

Quindi, recita la circolare di Vaia: “È possibile la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri vaccini, con particolare riferimento al vaccino antinfluenzale”. E tutte le altre indicazioni su chi, come e quando si deve vaccinare contro il Covid che vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi su Tiscalinews. 

Perché, in qualche modo, come stiamo raccontando da mesi insieme a Matteo Bassetti, l’eccesso di concentrazione sul Covid, nel momento in cui davvero il virus è diventato poco più di un raffreddore, toglie l’attenzione su altre forme infettive, a partire per l’appunto dalla “normale” influenza che però può rivelarsi molto più pericolosa. 

E poi ci sono tutte le malattie trasmesse da zanzare, compresa la febbre dengue e la malattia dei pappataci, con il Toscana Virus, come quello isolato proprio nella clinica universitaria di Malattie Infettive del Policlinico San Martino. 

 E, dopo San Martino, nelle scorse settimane, anche un altro ospedale genovese, il Galliera ha registrato un caro di positività al vaiolo delle scimmie, che colpisce soprattutto coloro che vanno a fare viaggi in zone a rischio.

L’ospedale genovese è una sorta di joint venture fra sistema sanitario pubblico e Curia di Genova, visto che il presidente del consiglio di amministrazione è il vescovo di Genova. Una governance che si ritrova anche al Gaslini.

Insomma, il comunicato di Roberta Pedrelli Bottino, portavoce dell’ospedale Galliera recitava: “Attualmente è ricoverato presso il nostro ospedale un paziente affetto da vaiolo delle scimmie o infezione da Monkeypox. Si tratta di un uomo giovane, non residente in Liguria, che è giunto al nostro Pronto Soccorso il 13 settembre per febbre elevata accompagnata da un’eruzione cutanea atipica. Il paziente è stato poi ricoverato il giorno successivo in Malattie Infettive nel sospetto di un’infezione virale acuta. Tra le possibili cause delle manifestazioni cliniche del paziente vi era anche l’infezione da Monkeypox. L’iter diagnostico ha pertanto incluso l’esecuzione del tampone per la ricerca di tale virus. E, al termine delle analisi, il Laboratorio dell’Istituto di Igiene dell’Università di Genova ci ha segnalato la positività del tampone per la ricerca di Monkeypox. Il paziente è tuttora degente nel nostro Ospedale e le sue condizioni sono in graduale miglioramento”.

Ovviamente, il caso è stato notificato alle competenti autorità in materia di sanità pubblica, cioè la Asl di Genova, che è la numero 3 nel conto delle cinque di Regione Liguria, e Alisa che è l’agenzia sanitaria regionale, a cui affluiscono tutte le informazioni relative alla sanità sul territorio, una sorta di superAsl che si occupa anche di statistiche e analisi dei dati, “ed è  stato altresì attivato il sistema di sorveglianza della Medicina Preventiva dell’ospedali per gli operatori coinvolti nella gestione del paziente”, in modo ovviamente che i sanitari non si contagiassero a loro volta con il vaiolo delle scimmie.

Insomma, il punto centrale è sempre lo stesso: è giusto e sacrosanto fare attenzione al Covid, soprattutto per gli ultraottantenni e gli ultrafragili, anche perché la circolazione del virus è ripresa molto velocemente, ma i virus, là fuori, sono anche altri. E aggressivi.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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