Caso Pifferi, pm De Tommasi: "Possibile il coinvolgimento di altre due psicologhe". Intanto a Milano sciopero e astensione dei penalisti milanesi
In corso accertamenti su altre due professioniste che allargherebbero il filone d'inchiesta: "Test eseguito in carcere è inattendibile e inappropriato". Lo sciopero, a cui ha aderito anche l'Ordine degli avvocati milanesi, mira a protestare contro i metodi dell'inchiesta parallela aperta a carico dell'avvocatessa Alessia Pontenani, che difende la Pifferi
Il filone di inchiesta parallelo al caso di Alessia Pifferi, che vede indagate due psicologhe del carcere e il difensore Alessia Pontenani per falso e favoreggiamento, sembra sul punto di allargarsi. Sono infatti in corso accertamenti su altre due professioniste che, come ha sottolineato in aula anche lo stesso pm Francesco De Tommasi, avrebbero messo mano ai test somministrati all'imputata e alla successiva relazione con la quale le veniva diagnosticato un grave deficit cognitivo. Nello specifico, una delle due psicologhe indagate avrebbe firmato il documento finale insieme alla collega pur non essendo presente alla somministrazione dei test, mentre una terza avrebbe partecipato all'incontro senza firmare. Vi sarebbe poi una quarta professionista, esterna al carcere San Vittore, che avrebbe invece revisionato il documento finale, apportando modifiche e correzioni.
Come ha evidenziato lo psichiatra Elvezio Pirfo, incaricato dalla Corte d'Assise di eseguire la perizia che ha messo in luce come Pifferi sia capace di intendere e volere, il test psicodiagnostico eseguito in carcere "non è attendibile". Nei giorni scorsi il pm ha chiesto una proroga delle indagini in quanto sono necessari "ulteriori accertamenti" per "delineare la rete criminale nel cui ambito si collocano i fatti". Ricordiamo che Alessia Pifferi è a processo per l'omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana di 18 mesi, lasciata a casa da sola per sei giorni nel luglio del 2022 e morta così di stenti.
Sciopero dei penalisti milanesi: "Violato il diritto di difesa e il principio del giusto processo"
Intanto oggi a Milano i rappresentanti della Camera penale hanno posto in essere uno sciopero, presentando così un momento di confronto nella maxi aula d'Assise d'appello, tra avvocati e magistrati in occasione dell'astensione proprio in concomitanza con l'udienza odierna del processo ad Alessia Pifferi. Uno sciopero, quello indetto dalla Camera Penale, al quale ha aderito anche l'Ordine degli avvocati milanesi, e che è stato posto con queste parole: "Nessuno è padrone esclusivo del processo e delle sue regole, il processo è di tutti e le barricate non servono a niente, siamo tutti parte di un meccanismo che se non funziona fa un danno enorme: il processo deve essere giusto". Il motivo sta nel protestare contro i metodi dell'inchiesta parallela aperta dal pm Francesco De Tommasi a carico dell'avvocatessa Alessia Pontenani.
All'incontro sono stati presenti ad ascoltare anche una decina di pm milanesi, oltre a Leonardo Lesti, presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati di Milano, al presidente del Tribunale, Fabio Roia, al presidente della Corte d'Appello, Giuseppe Ondei e alla presidente della Sorveglianza, Giovanna Di Rosa. Invitato ha scelto di non partecipare il procuratore Marcello Viola che, però, come spiegato dalla presidente della Camera Penale, Valentina Alberta, "ci ha manifestato per iscritto la volontà di risolvere problematiche concrete e prendiamo sul serio la sua disponibilità a lavorare per scopi comuni". Gli avvocati milanesi, in sostanza, ritengono che la nuova inchiesta aperta a processo in corso, con tanto di perquisizioni, abbia violato il diritto di difesa e il principio del giusto processo e sia stata una "ingerenza" da parte del pm nel dibattimento. "La Camera penale ha reagito - ha spiegato l'avvocato Francesco Sbisà - non perché è indagato un difensore, anche se fossero state indagate le sole psicologhe, proprio per l'oggetto dell'accusa, la tempistica e la metodica, saremmo comunque intervenuti".
Il fatto che ci siano "qua dei magistrati ad ascoltare - ha spiegato Valentina Alberta - per noi è molto importante, è il presupposto di un dialogo sincero, leale e corretto". All'incontro non era invece presente la procuratrice generale, Francesca Nanni. "È in ferie - ha detto Alberta - ma ci ha scritto spiegando che auspica per il futuro occasioni di confronto sul tema delle iscrizioni per reati commessi in corso di procedimento". La presidente della Camera penale ha chiarito ancora che "avremmo auspicato la presenza e la volontà di capire, in questo confronto" da parte di Viola, ma "capiamo perfettamente la difficoltà creata dalle nostre parole", ossia dai duri comunicati emessi come 'reazione' nei giorni scorsi dagli avvocati.
La Camera Penale ha spiegato di non voler entrare oggi nel merito delle accuse dell'inchiesta parallela, ma Sbisà ha evidenziato che "nel testo della perizia" psichiatrica depositata nei giorni scorsi, che ha dichiarato Pifferi capace di intendere e volere, "si dice che c'è stata una spettacolarizzazione e che però non ha influito, ma se già il perito si è sentito in dovere di scriverlo vuole dire che l'effetto c'è stato". La pm Rosaria Stagnaro ha rinunciato a seguire ancora il processo, perché ha fatto presente a Viola di non essere stata informata dal collega De Tommasi e di non condividerne la linea. Nanni, intanto, ha chiesto una relazione a Viola sulla gestione della nuova indagine.
De Tommasi: "Pifferi consigliata e imbeccata da altri"
"Se la finalità è quella di insistere sulla validità di quella nota relazione, io preannuncio che fornirò nero su bianco la prova che l'imputata ha reso, nei colloqui col perito, delle dichiarazioni precostituite e imbeccate da altri". Così il pm di Milano, Francesco De Tommasi, intervenendo in aula nel processo a carico di Alessia Pifferi per opporsi alla richiesta della difesa di ottenere un rinvio del processo. "Vi fornirò la prova che il presunto abuso sessuale subito quando era minore" e di cui ha parlato durante i colloqui col perito, "è assolutamente falso e che questo racconto è frutto di un suggerimento preciso che è stato dato all'imputata". In effetti è d'accordo su questo punto anche lo psichiatra Elvezio Pirfo: "Come si evince dai colloqui, Pifferi utilizza spesso espressioni psicologiche. Questo vuol dire anche che c'è una capacità di apprendimento. Le parole usate dalle psicologhe nel corso dei colloqui vengono comprese, apprese e riutilizzate. Non sono in grado di dire se ci sia stata suggestione, ma sicuramente apprendimento". Nel corso dei colloqui, la donna "si è presentata particolarmente curata rispetto all'ambiente detentivo, anche se la partecipazione affettiva è sempre parsa non congrua". Lo psichiatra ha infatti riscontrato una "distanza emotiva e affettiva dalle cose raccontate". Intanto il controesame di Pirfo è stato fissato per il prossimo 15 marzo.
'Solo' "mancanza di empatia"
Le ultime udienze, per la discussione, sono state fissate invece per il 13 maggio e il 10 giugno. Per il perito è da "escludere l'esistenza di disturbi deliranti, schizofrenie o disturbi di tipo maniacale. Non ci sono sintomi depressivi tali che facciano ipotizzare disturbi dell'umore depressivo maggiore" né "sintomi dissociativi tipo flashback o memoria frammentata". Sono invece emerse "mancanza di capacità empatica e dipendenza dall'altro", due elementi che però non arrivano "a configurare disturbi di personalità".
Paralizzato il lavoro di psicologi e psicologhe nelle carceri
L'inchiesta "ha paralizzato il lavoro nelle carceri" dal punto di vista dell'"assistenza psicologica" ai detenuti. Lo ha denunciato, nel corso del confronto nella maxi aula d'Assise d'appello indetto dalla Camera penale milanese questa mattina, l'avvocatessa Antonella Calcaterra, esperta in diritti penitenziario ed esecuzione penale. "Tutto ciò avviene - ha proseguito Calcaterra - in un momento in cui il sovraffollamento nelle carceri è sempre più drammatico e c'è dunque la necessità di interventi di assistenza e soprattutto di quelli previsti per tutti quei casi di isolamento dei detenuti".
Madre Pifferi: "Ho perso una figlia e una nipote"
"Ho perso 'solo' una figlia e una nipote. Vedete voi cosa posso pensare". Così la madre di Alessia Pifferi, oggi presente all'udienza, rispondendo fuori dall'aula ai giornalisti che le hanno chiesto un commento. "Noi con il rispetto di tutte le argomentazioni che possiamo portare davanti alla Corte - ha detto l'avvocato di parte civile, Emanuele De Mitri, al termine dell'udienza - vogliamo che emerga questo aspetto. Alessia Pifferi ha fatto del male alla famiglia in un reato gravissimo e continua a far del male alla famiglia mentendo e inventando circostanze mai esistite".