[Esclusiva] Il cardinale accusato di pedofilia e stupro, scartato da papa Ratzinger e promosso da Francesco

Come è potuto accadere che George Pell diventasse una figura di punta delle riforme del Papa? La nomina è stata indicata da altri cardinali vicini al Pontefice

[Esclusiva] Il cardinale accusato di pedofilia e stupro, scartato da papa Ratzinger e promosso da Francesco
di Giuseppe Caporale

Come è potuto accadere che il cardinale George Pell diventasse una figura di punta delle riforme di Francesco dal momento che in Australia erano in corso procedimenti giudiziari per accertare sue responsabilità nell’ambito degli scandali sulla pedofilia?  Questo interrogativo è rimasto sempre sotto traccia in Vaticano e fuori senza poter mai avere una spiegazione esauriente e convincente.

Ora che il prossimo 18 luglio si aprirà in Australia il processo che andrà a sentenza riconoscendo l’innocenza del porporato o condannandolo, la vicenda è giunta a una svolta determinante.

Per quanto il cardinale sostenga che dopo il processo tornerà a Roma, il congedo chiesto e ottenuto dal Papa per avere tempo necessario alla difesa, cambia il quadro. Vale anche nei suoi confronti la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. E poi occorre riconoscergli la costante scelta di difendersi nel processo e non dal processo come è accaduto invece in passato recente per figure politiche di primo piano. Pell ha sempre sostenuto la sua innocenza nei due filoni dell’inchiesta: la prima che ha puntato ad accertare sue responsabilità come vescovo che non è intervenuto a punire sacerdoti colpevoli di abuso, ma di averli solo spostati di posto e ora, la seconda, l’accusa di essere stato lui stesso, giovane sacerdote, persona che ha abusato nei confronti di tre ragazzi. Roba di 50 anni fa, ma questi reati non si estinguono specialmente da quando la questione della pedofilia non sembra più considerata una piaga diffusa in tutto il mondo maschile, ma attribuita quasi esclusivamente ai preti e ai vescovi della Chiesa cattolica. Tanto che si va diffondendo nell’ambito cattolico il timore che attraverso l’accusa generalizzata di pedofilia che richiede anni per dimostrare la propria innocenza si voglia, in realtà, nuocere alla chiesa cattolica e alla credibilità del suo messaggio. In sostanza considerare la pedofilia come strumento ottimale e insperato di lotta antireligiosa per fiaccare la chiesa cattolica considerata potente.

Se non si vuol scadere nella lotta ideologica precostituita sarà opportuno attendere la sentenza del tribunale australiano per una valutazione obiettiva della vicenda. Ora si può discutere più semplicemente sull’opportunità di affidare a Pell un incarico tanto prestigioso ed esposto a livello internazionale in presenza di accuse del genere tanto pesanti.

Negli ultimi anni del pontificato di Benedetto sembrava quasi imminente la decisione di nominare Pell a prefetto del dicastero dei vescovi, ma la decisione tardava a venire. Il ritardo –per quanto se ne sa – era dovuto alle voci di sue presunte responsabilità nell’ambito della pedofilia che cominciavano a divenire voci insistenti e il Papa voleva vederci chiaro. La sua nomina restò pertanto una possibilità mai concretata. Del resto era nota l’intransigenza di Ratzinger sulla questione della pedofilia. Ora si elogia Francesco per altrettanta energia, ma si dimentica il merito di Benedetto di aver tracciato la strategia della tolleranza zero. Pell all’epoca era anche uno dei 14 componenti del Consiglio di cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede.

Un altro ramo di intervento radicale avviato da Benedetto e dal suo segretario di Stato Bertone: risanamento e trasparenza totale delle finanze della Santa Sede. E questo Consiglio doveva sostenere la maturazione di una riforma radicale, graduale ma certa nei temp. Pertanto, quando Benedetto a sorpresa annunciò la sua rinuncia al pontificato lo shock fu tale che per riprendere un percorso riformatore ha richiesto tempo. La situazione era oggettivamente delicata. E il nuovo Papa si è trovato a guidare la nave in una rotta i cui particolari andava scoprendo gradualmente. Nel frattempo bisognava mettere le varie istituzioni nella condizione di funzionare ed era normale buon senso fidarsi dei consigli di gente esperta nei vari ambiti. La nomina di Pell  non è stata perciò una nomina voluta e maturata inizialmente da Francesco, ma a lui suggerita come scelta di competenza da altri. Nel tempo il Papa gesuita ha cominciato a ritoccare le varie caselle del potere curiale.

E anche nel caso di Pell ha cercato di capire. Il porporato ha sempre energicamente difeso la propria innocenza e dichiarato la sua convinzione di poter dimostrarla davanti ai giudici. Sono diverse le voci di persone che lo hanno studiato negli ultimi mesi notando la sua posatezza quando doveva parlare della sua vicenda. Ora le circostanze sono tali che il Papa senza difficoltà, ma con molta comprensione ha accolto la richiesta di Pell di congedarsi dal Vaticano per potersi difendere. La dichiarazione della Santa Sede in proposito è molto chiara ed esaustiva; non nasconde i fatti e le intenzioni: si afferma che il posto di Pell resta vacante fin quando non si provvederà diversamente. Il Papa ora ha la disponibilità piena a decidere come riterrà più opportuno. Tanto più che Pell ha superato i 75 anni. Ma è anche noto che la prassi di presentare le dimissioni non significa che saranno meccanicamente accettate. A Francesco piacciono i cardinali che non si comportano da gerontocrati e si muovono, invece, come nonni che sognano bei sogni da offrire ai giovani e alla Chiesa. Lui ritiene bei sogni quelli di Pell?