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Capo ultrà Lucci: 'Ai domiciliari parlai con dirigenti Milan'

di Ansa   
Capo ultrà Lucci: 'Ai domiciliari parlai con dirigenti Milan'

(ANSA) - MILANO, 14 APR - "Ho avuto rapporti mentre ero ai domiciliari anche con i dirigenti attuali del Milan e ci sono le chat sul mio telefono". E' uno dei passaggi, riportati nelle trascrizioni depositate, dell'esame nell'aula bunker di Milano, a porte chiuse, di Luca Lucci, l'ex leader della curva Sud milanista, detto 'il toro', in carcere da settembre e uno dei principali imputati del maxi processo dopo il maxi blitz sulle curve di San Siro per associazione a delinquere. Come emerso dopo l'udienza del 27 marzo, Lucci nell'interrogatorio davanti alla gup Rossana Mongiardo, che proseguirà domani, rispondendo alle domande del legale Alessandro Diddi, ha cercato sin dall'inizio di respingere le accuse di essere a capo di un gruppo ultrà che commetteva violenze, tra cui un tentato omicidio, e faceva affari. "Il Milan come fa a mettersi parte lesa, perché il Milan sa benissimo di anni di rapporti con tutto il direttivo, con me", ha detto Lucci, come si legge nel verbale, dopo che il club rossonero, così come l'Inter e la Lega Serie A, è stato ammesso come parte civile per il riconoscimento degli eventuali danni. "Io ho avuto rapporti con tutti i presidenti del Milan - si legge nelle trascrizioni - io andavo a casa di Berlusconi, non so quante volte, ho parlato di calcio con Berlusconi, ho parlato di calcio mercato (.

..) ho avuto rapporti con tutti". E ciò, ha insistito Lucci, in passato ai domiciliari per fatti di droga che gli vengono contestati pure ora in altre indagini, "per una ragione di gestione della curva e di evitare problemi all'interno dello stadio". E ancora: "Andavo a casa del dottor Berlusconi, per quanto era di idee politiche totalmente distinte dalle mie (...) e le posso assicurare che con poche persone ho parlato di calcio in maniera intelligente come con il dottor Berlusconi". In anni più bui per il Milan, però, c'è quella "voglia di contestare andando contro tutto e tutti" e in quel momento, stando alla versione di Lucci, "subentra un ruolo intelligente di un responsabile" della curva, che "deve avere quel rapporto di comunicazione con il Milan e con i tifosi". "Io vado allo stadio da quando avevo 14 anni, adesso devo farne 44, quindi 30 anni, una vita dedicata al Milan", è stato l'esordio di Lucci, con un'ordinanza a carico anche per il tentato omicidio dell'ultrà rossonero Enzo Anghinelli nel 2019 per una guerra all'interno della Sud. E dopo la ricostruzione, secondo la sua versione, della scalata al vertice della curva, il capo ultrà ha sostenuto che lui non ha mai guadagnato "dall'attività della curva". Per un periodo "della mia vita", ha aggiunto, "ho spacciato droga, però quello è un altro discorso e mi prenderò totalmente tutte le mie responsabilità". E ancora: "gestire una curva non è così semplice". In passato, ha spiegato ancora, "la sicurezza a Milanello la faceva la curva del Milan (...) quando i giocatori facevano tardi a Milano nelle discoteche (...) si riportavano dentro a Milanello (...) quindi i segreti che sa la curva sul Milan...". Ha parlato anche di un "rapporto con le forze dell'ordine che è quotidiano (...) e nelle partite calde ci si organizza insieme a loro (...) con la Digos c'ho un rapporto di amore e odio". E poi ha detto che "la curva Sud non fa bagarinaggio" sui biglietti delle partite e ha descritto gli incassi fatti col merchandising come "magliette, sciarpe, cappellini, felpe". E che una delle coreografie che costò di più fu una fatta per Berlusconi. Lucci più volte, mentre lo interrogava il difensore davanti alla gup, ha chiesto che fosse il pm Paolo Storari a fare le domande. "Magari me la fa più perfetta - ha detto - non vedevo l'ora di parlare con Lei, è sei mesi che l'aspetto (...) era il mio pm numero uno a Milano, mi ha distrutto in una maniera...". Domani anche il pm potrà fare domande a Lucci. (ANSA). .

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