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[Intervista esclusiva] “Io, Di Maio e Salvini. Questo è un governo violento. Ma chi ha votato Cinque Stelle appartiene al nostro popolo”. La Camusso a tutto campo

Dialogo con la segreteria generale della Cgil, Susanna Camusso. Dalle luci e dalle ombre del decreto dignità, alla politica razzista del ministro dell’Interno. “La flax tax colpo mortale per i più deboli”. “La sinistra? Non c’è. Il Pd insegue le politiche dell’avversario"

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, editorialista   
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Luigi di Maio, Susanna Camusso e Matteo Salvini

Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, quella inaugurata dal governo Salvini-Di Maio sembra un’arida stagione dei diritti negati. La posizione del ministro dell’Interno Salvini sulla questione immigrazione, le proposte del ministro del lavoro Di Maio sulla reintroduzione dei voucher in agricoltura, sono segnali di una pessima svolta sul tema dei diritti. Quale è la posizione della Cgil e più in generale del movimento sindacale?
«Siamo preoccupati per il clima che si sta formando nel Paese. Mentre dati e statistiche ci consegnano un’Italia in seria difficoltà che avrebbe bisogno di interventi seri per rilanciare l’occupazione e ridurre le diseguaglianze crescenti, il governo sembra concentrato più sui respingimenti che sui reali problemi di chi lavora. Nelle parole e nei gesti del governo c’è una violenza che rischia di alimentare l’odio sociale. Le contrapposizioni verso i migranti e le coppie omosessuali, le posizioni no vax di una parte di questo esecutivo sono pericolose, rischiano di mettere in discussione diritti importanti, frutto di anni di lotte, conquiste di civiltà. Anche la reintroduzione dei voucher è un chiaro segnale alle imprese : siete libere di sfruttare. Ma i problemi del nostro Paese non si risolvono davvero contrapponendo tra loro i cittadini e sfruttando i lavoratori. Queste dinamiche, semmai, li amplificano».


Come valutate il decreto dignità?
«Per cominciare togliamo la parola dignità. Non c’è nulla di dignitoso nel mettere i voucher in agricoltura e nel turismo. In quei settori era già possibile stipulare contratti di lavoro brevissimi anche di un solo giorno ma con diritti e tutele. Più in generale, è un provvedimento contraddittorio. Anche se è apprezzabile l’obiettivo ambizioso di “dare un colpo mortale al precariato”, lo svolgimento si è invece risolto in una serie di interventi deboli e poco efficaci».


Anche nel dibattito post elettorale la Cgil ha sostenuto una posizione di apertura nei confronti dei Cinque Stelle, per impedire l’abbraccio mortale dei grillini con la Lega di Matteo Salvini. Nell’analisi del voto lei ha riconosciuto che settori operai hanno votato per i Cinque Stelle. Ma come si può, oggi, ricostruire un percorso che porti al dialogo tra sinistra sociale e quel che resta della sinistra politica e Cinque Stelle?
«Con il voto una parte del Paese ha detto che si dovevano cambiare le politiche sociali e sul lavoro portate avanti dagli ultimi governi: dalla legge Fornero all’abolizione dell’articolo 18 , al Jobs act che ha prodotto precariato, all’abolizione degli ammortizzatori sociali i cui effetti vedremo a breve. Quello che la sinistra sembra non avere colto è che il mondo del lavoro ha una domanda di rappresentanza politica che oggi non trova risposte. Anzi, la principale forza di sinistra insiste nella difesa tout court delle leggi bocciate dal suo elettorato di riferimento e, non contenta, la critica alle proposte di questo governo la svolge da destra invece che da sinistra. Non è mio compito dare suggerimenti, ma ho l’impressione che se compisse un’analisi approfondita, forse, arriverebbe alla conclusione che l’approvazione della Carta dei diritti universali del lavoro, la proposta di legge per un nuovo diritto del lavoro sulla quale la Cgil ha raccolto oltre oltre un milione e mezzo di firme, potrebbe essere un obbiettivo su cui ricostruire un pensiero e un’azione comune delle forze della sinistra».


Oggi che la frittata è fatta, quello in carica è secondo molti osservatori un governo con venature razziste, antisolidale, contro i migranti e per spaccare l’Europa. Sulla politica economica il confronto governo-sindacati su cosa deve avvenire?
«L’Istat ci conferma ormai da mesi che il lavoro è sempre più precario e che crescono le diseguaglianze e la povertà di ampi strati della popolazione. Per noi è da qui che si deve partire, certo non dalla Flat tax che riduce le imposte ai redditi alti o dall’ennesimo condono. Per noi resta centrale ridurre le diseguaglianze e far ripartire il lavoro, senza trascurare il Mezzogiorno. Servono investimenti, lotta all’evasione, una vera riforma fiscale che ridia progressività al sistema e un’idea chiara di dove si vuole portare il Paese».


Sull’Ilva di Taranto, i Cinque Stelle non sono più sparati su posizioni di chiusura dell’acciaieria per motivi ambientali. Tra l’altro c’è un ministro dell’Ambiente, il generale Costa, molto apprezzato anche da settori della sinistra ecologista e non solo.
«Sull'Ilva bisogna fare una cosa semplice: concludere la discussione sulla salvaguardia dell'occupazione, sul processo di ambientalizzazione, sulle condizioni dei lavoratori, e andare avanti. La trattativa è bloccata su un tema nodale che si chiama salvaguardia dell'occupazione e delle condizioni dei lavoratori, e credo che quella discussione vada ripresa dando garanzie all'occupazione, alle condizioni dei lavoratori, e facendo finalmente partire il Piano di investimenti: sia quello che riguarda l’acceieria, sia quello che riguarda il rapporto con la città».


Sinistra politica e sinistra sociale sono fortemente in crisi. E le pulsioni della pancia del Paese sono terrificanti. Fanno paura. Segretario Camusso c’è ancora spazio per ricostruire un progetto di fuoriuscita a sinistra dalla crisi?
«Anni di provvedimenti che hanno destrutturato le regole del lavoro rendendolo debole, precario, povero; l’avere lasciato che migliaia di giovani, gran parte dei quali con alti livelli di istruzione, dovessero andare all’estero per costruirsi un futuro; l’avere accettato che si facesse cassa sui pensionati. Una riflessione seria su questi errori già sarebbe un buon inizio. Si deve ripartire da lì per ricostruire un’idea di sinistra, dare rappresentanza alle istanze del mondo del lavoro, riattivare l’ascensore sociale. Per il sindacato, certamente in ritardo su alcune questioni, l’imperativo è riunificare il mondo del lavoro. Così come ritrovare le ragioni della solidarietà dentro il lavoro e nella società e riavviare, con forza, il processo unitario. Ma serve anche che la sinistra che ha governato riconosca gli errori commessi e li superi. Invece ancora oggi autorevoli esponenti del Pd rivendicano il proprio operato, anzi in alcuni casi perseguono obiettivi sbagliati, rifiutati da tutti I sindacati indistintamente come la proposta di salario minimo orario per legge presentata pochi giorni fa dal Pd alla Camera».

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, editorialista   
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