Il mercato sommerso del Bonus cultura, nei social il "vendo e compro". I 18enni lo spendono soprattutto in libri e musica

Vale 500 euro lo si può ottenere attraverso la 18App. Ma esistono comunità virtuali dove i giovani possono monetizzarlo, ecco come funzionano

Il mercato sommerso del Bonus cultura, nei social il 'vendo e compro'. I 18enni lo spendono soprattutto in libri e musica

Cinema, musica, libri e musei: 500 euro da spendere in "cultura", voluti dal governo Renzi e destinati a tutti i diciottenni, indipendentemente da Isee ed estrazione sociale. Un bonus da consumare in attività di vario genere tra cui corsi di formazione, lingue, teatro, danza e così via a spaziare nel variegato mondo della conoscenza. Nell'idea di chi lo ha pensato, la spinta dei giovani verso la cultura e, per contro, un finanziamento indiretto al mondo delle arti e della cultura anch'esso in grave crisi di risorse. Ha funzionato, non ha funzionato? Forse il bilancio dopo soli due anni è ancora prematuro. Ma fatto sta che, voluto dal governo Renzi per il 2016, confermato da Gentiloni il beneficio è stato rilanciato dall'esecutivo guidato da Conte, attraverso la finanziaria.

Il nuovo stanziamento prevede che il bonus si possa godere entro il 31 dicembre 2019, attraverso la "18App", l'applicazione scaricabile attraverso la home page del sito www.18app.italia.it. Un sistema che rende facile e veloce la fruizione del bonus, ma che dall'altra continua a far discutere per non avere anticorpi per il "traffico parallelo" che si è creato intorno al beneficio. Vere e proprie comunità sono nate sui social, inizialmente con il compito di condividere informazioni per l'accesso al servizio, ma utili anche per monetizzare il proprio bonus. C'è chi lo vende e c'è chi lo compra, con relativo sconto (in genere del 50 per cento) sul valore totale dei beni ancora acquistabili nel totale o in parte.

Il vendo e compro sui bonus cultura

Il Fatto quotidiano documenta l'esistenza di gruppi e comunità creati su Facebook per acquisire l'iscrizione digitale e, all'occorrenza per piazzare il "credito culturale". Ecco che fioccano le offerte speciali di vendita: basta mettere l'annuncio, il relativo prezzo, lo sconto e il metodo di pagamento. Gettonatissime sono le carte prepagate. Dopo il primo contatto "in chiaro" la transazione passa nel segreto delle chat, dove avviene la vera contrattazione. Ma, scrive il giornale romano, la prova della transazione andata a buon fine arriva grazie alle recensioni postate nei gruppi. Ragazzi che certificano l'attendibilità di chi vende o di chi compra. Un feedbeck è fondamentale per la reputazione dei "trafficanti" di bonus cultura, esattamente come capita in tutte le piattaforme di condivisione.

Sulla scia di queste attività capita che i gruppi vengano chiusi dagli amministratori. E' chiaro che però con altrettanta facilità ne nascano altri, frequentati da neo 18enni o magari da "intermediari" esperti intenzionati a monetizzare quanto prima, in tutto o in parte, il loro beneficio. 

Come viene speso il bonus

I dati dicono però che, in media, non più del 60 per cento circa degli aventi diritto fa richiesta di usufruire del bonus, come accaduto nel 2016 e 2017. Motivo per cui lo stanziamento previsto per il nati nel 2001 che nel 2019 compiranno 18 anni e che usufruiranno del bonus nel 2020 è diminuito rispetto agli anni precedenti, passando da 290 a 240 milioni di euro. 

Come i giovani spendono il bonus cultura? Sono indicativi in numeri relativi allo scorso esercizio diffusi dal ministro dell'Istruzione. Nel 2018 i neo maggiorenni erano 417 mila. Di questi circa il 61 per cento ha goduto del bonus per una spesa complessiva di 192 milioni di euro. In quali spazi culturali investono i diciottenni lo dicono le stesse statistiche ministeriali che dicono che poco più di 132 milioni di euro sono stati spesi in libri, mentre alla musica, seconda categoria in classifica, ha visto un investimento di 21 milioni  di euro, poco più dei concerti e del cinema che totalizza circa 15 milioni di euro. Come è noto però il grande schermo subisce una crisi generalizzata dovuta all'esplosione di Netflix e delle altre piattaforme di streaming on demand. La formazione totalizza quasi due milioni, mentre il teatro è scelto per 1 756 752 euro. Gli ultimi della classifica sono i museisu cui i giovani spensono appena 632 mila euro circa. 

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